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Il governo francese ha stabilito che a partire dal 7 ottobre tutti gli ordini di libri acquistati online sulle varie piattaforme digitali al di sotto di 35 euro dovranno includere una spesa minima di spedizione di 3€. Tuttavia, per gli ordini di libri pari o superiori a 35€, la spesa minima di spedizione sarà di 0,01€.
Questa è la notizia, che mi sembra sia passata un po' troppo in sordina... ma per fortuna ci sono io a metterla in risaldo sotto l'occhio dell'opinione pubblica mondiale dei lettori del mio sito. Via con le danze!
L’obiettivo è incoraggiare gli acquisti in libreria
Questo era abbastanza ovvio, ciò nonostante mi sono sentito in dovere di specificarlo bello in grande... perché - purtroppo - non parliamo di un mercato che traina l'economia del Paese (e in Italia da noi è sicuramente messo peggio) ma di qualcosa che però ha una grande effetto sul mondo culturale, sul modo di pensare, sulla scoperta del diverso, del lontano, sul mondo dell'immaginifico... qualcosa forse di poco concreto ma con una grande influenza sulla sensibilità di un popolo.
Potremmo discutere a lungo sul'efficacia di questa mossa; da un lato è possibile che una spesa di spedizione minima possa rendere i prezzi dei libri online meno competitivi e favorire l'acquisto di libri in negozio, però non possiamo scordare che molte persone scelgono di acquistare libri online per altri fattori: la comodità, il vasto catalogo, la preferenza degli ebook, l'appartenenza a un gruppo di discussione online, la possibilità di accedere a recensioni, consigli, confronti, opere correlate ecc.
Mentre le piccole librerie indipendenti hanno il vantaggio della specializzazione per determinate nicchie, che può soddisfare meglio i clienti affezionati, offrono un'esperienza di acquisto personalizzata e più intima, più completa e orientata alla fidelizzazione del cliente.
Chi può dire quale sia meglio? L'ideale non sarebbe che questi due modelli convivessero così da permettere al lettore di scegliere fra più opzioni? Inoltre non voglio approfondire qua l'argomento, ma non è che le grandi catene di librerie siano tanto meglio degli shop online... al posto dei librai hanno commessi, e invece di un catalogo hanno i bestseller!
Ma è davvero un buon metodo?
Con buono non intendo solo efficace, ma anche equo. Sulla seconda ho già la risposta, ed è no: perché favorire un attore piuttosto che un altro? Non è una gran mossa da fautori del libero mercato, riguardo la prima invece ho solo una generale riserva su queste strategie da embargo che mai mi sono piaciute - anche se nel breve termine danno sicuramente risultati evidenti.
- Vogliamo davvero tutelare le librerie indipendenti, la libertà di scelta e di espressione artistica? Sì!
- Vogliamo che le opere culturali non siano vendute un tanto al chilo ma che vengano valorizzate al di là della loro essenza fisica come prodotto? Sì!
- Vogliamo che i grandi distributori siano al servizio di questo settore e non il contrario? Ancora sì per la terza volta!
Beh, ma allora abbiamo già tutto quello che serve per ottenerlo senza questa pagliacciata delle spese di spedizione!
Le leggi vanno anche fatte rispettare
Far pagare le tasse ai colossi dell'editoria online nei paesi in cui generano profitti - oltre a essere eticamente corretto - riequilibrerebbe le forze in gioco, mettendo le librerie fisiche nelle conndizioni di competere ad armi pari.
Alcune notizie di riferimento:
- Amazon accusata di aver evaso tasse per 130 milioni - 28 aprile 2017
- Amazon, niente tasse nel 2020 nonostante 44 miliardi di ricavi in Europa - 5 maggio 2021
- Amazon non paga tasse su oltre 50 miliardi di vendite in Europa: ecco perché - 17 aprile 2023
Il grande ostacolo è costituito dal fatto che questi colossi hanno abbastanza potere economico e politico per influenzare il processo decisionale, rendendo difficile l'applicazione di questo sistema, per di più con lo spauracchio dell'aumento dei loro prezzi per compensare queste tasse, che penalizzerebbe solo i consumatori.
Di fatto, però, avere pochi grandi rivenditori è già una penalizzazione, sia per chi produce che per chi acquista!
Tu che ne pensi?
Ma dai, la Francia introduce una tassa sui libri online? Speriamo che non si diffonda l’idea che si debba pagare per l’accesso alla conoscenza altrimenti rischiamo di dover tassare anche i post sui social network! Scherzi a parte spero che non ostacoli l’accesso ai libri e alla cultura!
Se è solo per questo, esistono le biblioteche dove prendere libri in prestito senza pagare nulla!
Sono un cliente Amazon. Lo ammetto. Tante volte non trovo il prodotto che cerco, oppure devo fare un sacco di giri, sprecare benzina, inquinare il mondo. Invece così la benzina la usano loro, e mi portano quello che voglio dove voglio. Ok, sono una brutta persona, mino le microattività, ma offro lavoro a magazzinieri e recapitatori Amazon. Dite che è una scusa? Si lo ammetto.. ma la pigrizia mi attanaglia.. mi sa ci scriverò un post: “Ammazza Amazon!”
Amazon usa i furgoni elettrici!
Mo’ ho capito tutte quelle prolunghe sotto casa!!!
Ammazzazon! L’unica cosa che ancora gli store online non possono vendere è la competenza… ma se è per questo nemmeno le librerie nei supermercati o la maggior parte dei commessi delle grandi catene!
E che ne devo pensare: mi è bastato leggere che l’iniziativa è francese per spiegarmi tutto! 🙂 Ci mancava pure la tassazione sull’acquisto on line: chi ama andare in libreria va a prescindere da tutto, dalla difficoltà di raggiungerla, dal rischio di non trovare ciò che cerca, così come chi trova comodo l’acquisto on line ha solo trovato un modo alternativo per rifornirsi di libri. Perché non lasciarli convivere entrambi? Un po’ come quando si parlava della differenza tra ebook e libro cartaceo: lo scopo è leggere? Che importanza ha lo strumento con cui si raggiunge l’obiettivo?
Mica per niente hanno tagliato la testa al re!
Ciao Marina, concordo con te sulla questione della tassa sui libri online. È vero che molte persone acquistano libri online per motivi di comodità e non per evitare di pagare le tasse. Inoltre, come hai sottolineato, dovremmo lasciare che le persone scelgano liberamente dove acquistare i loro libri, se preferiscono andare in libreria o comprare online. Tuttavia, è importante notare che la tassa sui libri online non è stata introdotta solo per raccogliere maggiori entrate fiscali, ma anche per cercare di livellare il campo tra i venditori online e quelli fisici, che sono soggetti a diverse tasse e imposte. In ogni caso, penso che la decisione finale dovrebbe tener conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti e non solo di quelli delle grandi aziende che vendono online.
Ce la stanno mettendo tutta per fare incazzare la gente
Questa decisione di introdurre una tassa sulle vendite di libri online del 3% rappresenta un tentativo di riequilibrare la concorrenza tra le librerie fisiche e quelle online. La tassa potrebbe tutelare le librerie tradizionali, che spesso subiscono una forte concorrenza dai giganti del commercio online, e incentivare i consumatori a fare acquisti presso i negozi fisici. Cerchiamo di guardare più in là però: l’esperienza ci suggerisce che questa tassa comporti anche un aumento dei prezzi dei libri online, a discapito di noi lettori che preferiamo questo canale di acquisto!
Naturalmente è possibile… anche se il prezzo di copertina dei libri lo decide l’editore e non i negozi. CMQ sono 3€, non il 3%!
Tenterò una sintesi.
1) il problema sussiste: ogni libreria che chiude è una perdita di presidio culturale. Pensate alle vie del centro: è possibile comprare tutte le mutande che volete, ma se chiudesse la libreria nessuno venderebbe più libri; al più, pasticcini per cani
2) ogni libreria che chiude sono anche posti di lavoro vanificati dall’elettronica e dall’automazione, non facilmente sostituibili. Ciò pone il problema anche dal lato della realizzazione del diritto costituzionale al lavoro, e uno Stato indifferente al problema è illegale. Pensate alle catene di supermercati: con l’introduzione delle casse automatiche sono stati drasticamente tagliati i cassieri; inoltre, per cassieri si sussegue una catena ininterrotta di stage quasi non pagati, il ché è una evidente elusione delle norme sul contratto di lavoro; la conservazione dei posti di lavoro minacciati dall’informatizzazione è un obiettivo politico fin qui ignorato da qualsiasi partito, ma è sempre più urgente
3) ignoro se tassare gli acquisti online sia efficace per far tornare la gente in libreria, raramente i dazi hanno messo un freno alle tendenze commerciali; non mi viene in mente altro sistema, però; del resto, io non sono un politico. Comunque, con l’ignoranza dilagante ovunque le librerie andrebbero salvaguardate, tipo riserve nazionali
Non so se il provvedimento porterà più clienti in libreria oppure no, ma è abbastanza ovvio che il consumatore prima di decidere dove acquistare immagino ragioni sui pro e i contro di entrambe le possibilità. Se scelgo la libreria, a parità di prezzo finale, preferirei avere un servizio, ad esempio consigli e competenza da parte del libraio, che sull’e-commerce sicuramente non ho. A parità di servizio sono portato a scegliere il servizio più comodo, cioè l’online, perché mi evita di uscire, spendere soldi per il trasporto, sopportare la ztl e così via. Un po’ come quando vado in enoteca preferisco sceglierne una in cui il venditore mi sa abbinare un piatto che voglio cucinare a uno o più vini, altrimenti l’acquisto online è più comodo
È l’esatta fotografia della tendenza commerciale generale. Semplice e acuto
Sì, molti consumatori valutano i pro e i contro prima di decidere dove fare acquisti, il problema è che molte persone scelgono l’opzione online non solo per la comodità, ma anche per motivi di prezzo. Spesso, il prezzo di un libro online è inferiore a quello di una libreria fisica, anche se bisogna aggiungere il costo della spedizione. Il servizio di consulenza e competenza offerto da un libraio è senz’altro importante, ma questo servizio può essere offerto anche dalle piattaforme online tramite recensioni, forum di discussione e servizi di chat con esperti del settore… questo non significa che le librerie fisiche debbano essere abbandonate, anzi. Le librerie fisiche svolgono un ruolo importante nella promozione della cultura e della lettura, e questo ruolo deve essere valorizzato e sostenuto attraverso politiche pubbliche adeguate.
Sono d’accordo con te sul fatto che tassare gli acquisti online potrebbe non essere la soluzione ideale per far tornare la gente in libreria, ma c’è bisogno di un modo per incentivare le persone a sostenere le librerie locali e il commercio di vicinato in generale. Inoltre, come hai accennato, la salvaguardia delle librerie potrebbe essere considerata come una sorta di riserva culturale nazionale.
E’ un problema complesso e non esiste una soluzione facile, ecco perché è importante continuare a discutere e cercare soluzioni per salvaguardare questi importanti presidi culturali e garantire la tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti
Quella della “battaglia per la libreria dietro l’angolo” è una presa di posizione che vorrebbe tutelare un settore a prescindere dai suoi contenuti di qualità e necessità reali (fra l’altro ingorando tutti gli altri settori che potrebbero essere nella stessa identica situazione) e neppure è l’unico caso (ogni tanto chiedono la stessa cosa i camionisti, oppure i tassisti e così via, ognuno con le sue idee e recriminazioni). Ogni tanto ritorna fra gli interessati al tema, con argomentazioni varie e a tratti abbastanza opinabili. Anche perché, nella mia piccola esperienza di grande visitatore seriale di librerie fisiche, la soddisfazione non è affatto garantita dalla destinazione d’uso del negozio: ci sono i cialtroni e quelli bravi, ci sono quelle che offrono qualcosa a chi ama i libri ed è appassionato, e quelle che non offrono nulla più di un negozio on-line. Proprio il discorso dell’on-line che pare ild emone del secolo è un disocorso compelsso e non è certo putnando il dito sullo sconto di Amazon che lo si affrotna. In Francia, se la causa l’hanno sposata le istituzioni, per me è solo per tentare di reinfilare una fettina di mercato (che poi, fammi capire quanto in percentuale di euro?) sotto il cappello delle tasse locali. E no, la cultura non c’entra: cultura è leggerli i libri, poco importa come acquisiti, e di sicuro non ha a che fare con l’ubicazione a proprio vantaggio del domicilio fiscale di chi li vende.
Perché i dazi hanno sempre funzionato bene, per proteggere un mercato morente.
Personalmente ho sempre preferito acquistare nella libreria “sotto casa”, anche se dovevo aspettare più tempo per la consegna dei libri. Mi sembrava giusto “fare qualcosa” per uno di questi luoghi magici dove mi è sempre piaciuto entrare a sfogliare i testi e passare qualche decina di minuti in piena serenità. Se tutti compriamo su Amazon non possiamo poi lamentarci se le librerie chiudono. Ho scritto “mi sembrava” all’imperfetto perchè da qualche trimestre a questa parte sono passato prevalentemente al Kindle. Il profumo della carta è impagabile e la lettura migliore, ma proprio non mi stanno più libri in casa. Tutti gli scaffali sono strapieni, così mi sono dovuto adattare.
Per il profumo della carta basta avere un po’ di carta sottomano, e la lettura è migliore solo se il libro è di altissima qualità (cioè non è pubblicato in Italia), per il resto l’ebook reader è i massimo della comodità. Unica pecca: ha bisogno di energia per funzionare!
Apperò! Da noi forse passerebbe in sordina, ma per per quel che conosco i Francesi (ho diverse amiche a Parigi e zone limitrofe) la prenderanno seriamente, alla lettura ci tengono, molto più di noi. E viene in un periodo già caldo di manifestazioni in piazza…
In quanto all’efficacia: la maggior parte delle piattaforme hanno comunque spese di spedizione sotto i 25/30 euro di totale ordine, con costi di consegna in media sui 3 euro. Quindi potrebbe non avere un impatto così rilevante sul mercato del nuovo.
In quanto all’equità: vale anche per il mercato degli usati? Spero proprio di no, perché sarebbe totalmente ingiusto e minerebbe sul serio il “diritto” alla lettura alle fondamenta. Si dice sempre che leggere costa troppo, allora si rimanda alle biblioteche e al mercato dell’usato. Qui da noi abbiamo anche servizi postali regolamentati per legge (il Piego di libri) per favorire la cultura ad ogni livello economico. E l’usato è quello che maggiormente trova spazio nell’online, potendo arrivare ad una platea maggiore di clienti/venditori.
Personalmente, dopo aver avuto diversi disguidi con Amazon piuttosto tristi (strano, in famiglia siamo buoni clienti, specie per l’elettronica, e non era mai successo), sto pensando ad un “No Buy Year” proprio su Amazon e proprio per i libri. Ho una sola libreria vicina a casa, una piccola Mondadori e purtroppo sono limitati nello spazio, oltre che nei prezzi imposti. Se so di trovare e non ho problemi di budget, vado lì. Ma per l’80% dei miei acquisti vado online e nell’usato. Ultimamente le piattaforme italiane si appoggiano ai punti di ritiro Poste e PrimaEdicola (quindi tabaccherie, edicole e cartolerie), che possono sostituire in pieno i locker Amazon (la comodità per chi lavora fuori). Ergo, sto pensando di provarci per un anno e vedere come va. Intanto una decina di libri sono già passati di lì. 🙂
Che un popolo tenga alla lettura più degli italiani non mi risulta difficile da credere 😀
Dal punto di vista dell’efficacia è vero che i 3 euro sono ammortizzabili già con una spesa di due o tre libri, ma forse è più una mossa psicologica, per colpire il lato irrazionale dei lettori (forse non sanno che oltre a leggere sappiamo anche far di conto 😀 )
Per quanto riguarda l’usato credo che – almeno è così in Italia – sia un mercato completamente parallelo.
Io più che un no buy year mi sono imposto da tempo di non acquistare libri che so già che non leggerò nel giro di breve… e visto che posso scaricare gli ebook dalla biblioteca credo che risparmierò un sacco di quattrini 😀
In Francia la merce usata è soggetta a tasse solo venduta da aziende…questo perché le vendite tra privati non generano guadagni “tassabili”..se però un’azienda vende merce usata deve pagare una tassa sulle entrate generate. La Francia ha introdotto la tassa sui libri usati online per recuperare le perdite dei mancati guadagni degli editori, che dai libri usati non guadagnano nulla e di quel nulla non pagano nulla di tasse!!