Dissipatio HG di Guido Morselli: citazioni

da | 8 Feb 2023

Dissipatio HG alias Dissipatio H.G. alias Dissipatio H. G. alias Dissipatio Humani Generis (d'ora in avanti userò solo la prima versione, non per pigrizia ma per mancanza di solerzia) è un romanzo distopico e post apocalittico dello scrittore italiano Guido Morselli pubblicato postumo nel 1977. Guido Morselli si è suicidato poco dopo il termine della stesura di Dissipatio HG, il 31 luglio 1973, dandosi la morte con una pistola che lui stesso definì nei suoi diari la ragazza dall’occhio nero.

Dissipatio HD di Guido Morselli

La trama in breve di Dissipatio HG

Il romanzo segue la storia di un uomo che ha deciso di togliersi la vita nella notte immediatamente precedente il suo quarantesimo compleanno, dopo aver rilevato un netto svantaggio dei benefici nei confronti delle cose negative della vita, e probabilmente sentendosi marginale in una società che non lo comprende. Durante questa notte, però, dopo essersi trovato faccia a faccia con la morte, il protagonista di Dissipatio HG decide di non portare a termine il suo proposito e ritorna sui suoi passi.

Man mano il tempo trascorre, prende forma nella sua mente l'impressione di esser tornato in un mondo in cui egli è l'unico testimone... l'intera umanità è scomparsa senza lasciar traccia, come se fosse evaporata. Per verificare quest'idea e cercare altri sopravvissuti, il protagonista vaga esplorando un mondo in cui è completamente solo, provando a comprendere che cosa sia accaduto, nel sempre più arduo tentativo di mantenere la sua sanità mentale, in una lotta contro la sua tendenza verso l'idea del suicidio.

Dissipatio HG è composto da riflessioni continue e asfissianti - tipiche di chi è rimasto solo con ben poco in agenda da fare - sotto forma di lunghi monologhi del protagonista, che esplorano i suoi pensieri e le sue riflessioni sulla vita, la morte, la solitudine e la sopravvivenza, il suicidio e l'esistenza in un mondo privo di umanità.

Dissipatio HG: quarta di copertina

La copertina di Dissipatio HG
Ultimo romanzo di Morselli, di pochi mesi precedente la sua tragica scomparsa, Dissipatio HG (dove HG sta per Humani Generis) è anche il suo libro più personale e segreto, l’unico dove questo maestro del mimetismo ha scelto di porsi direttamente sulla scena. E lo ha fatto in modo così illuminante ed emblematico da far pensare a una confessione che valga da consapevole gesto di congedo. Il protagonista di Dissipatio HG, uomo lucidissimo, ironico, ipocondriaco, e soprattutto fobantropo, attirato da un feroce solipsismo, decide di annegarsi in uno strano laghetto in fondo a una caverna, in montagna. Ma all’ultimo momento cambia idea e torna indietro. Il genere umano, proprio in quel breve intervallo, è scomparso, volatilizzato. Per il resto, tutto è rimasto intatto. Così, paradossalmente, l’umanità è ora rappresentata da un singolo che era sul punto di abbandonarla e che, comunque, non si sente adatto a rappresentare alcunché; neppure, a tratti, se stesso.

Citazioni da Dissipatio HG

Posizione 23-25

Un lungo panico, in principio. E poi, ma tramontata subito, incredulità, e poi di nuovo paura. Adesso l’adattamento. Rassegnazione? Direi proprio accettazione. Con intervalli di proterva ilarità, e di feroce sollievo.

Posizione 46-47

Io non amo Crisopoli, anzi non la posso soffrire. In lei ho scorto il mio antitipo, l’affermazione trionfale di tutto ciò che io rifiuto, l’ho eletta a centro della mia detestazione del mondo; un caput-mundi al negativo.

Posizione 51-52

Un evento (inimmaginabile) anche qui ha sorpreso la gente nel sonno: la sospensione notturna della vita collettiva semplicemente si è prolungata, indefinitamente prolungata.

Posizione 53-54

se io seguito a figurarmeli fuggiti, in realtà loro non sono fuggiti, come la gente di Pompei. Né sono stati ridotti in cenere, come quelli di Hiroshima.

Posizione 107-108

Prendo per il più erto, il mio: quello che da quattro anni m’introduce al mio privilegio, vivere fuori e sopra, vivere solo.

Posizione 126-126

Fuori, sul selciato, la pioggia batteva sonoramente, ma io non dovevo fare rumore. Dovevo, come gli Altri, essere morto.

Posizione 152-152

viene accolto con benevolenza dalla sociologia, ossia ignorato

Posizione 155-156

Ogni tre mesi mi costringete all’attesa del verdetto: «c’è o non c’è». A che scopo, visto che se «c’è», è l’agonia lenta e sicura, consapevole, e senza rimedio?

Posizione 179-180

Quanto alla data che avevo fissata, fra il I e il 2 giugno, c’era una ragione specifica. Sono nato un 2 giugno a mezzogiorno, volevo evitare di compiere quarant’anni.

Posizione 185-189

mi sono messo per il sentiero che costeggia i nostri prati e poi si insinua fra le ombre degli abeti. Una spirale all’ingiù (mi dicevo, camminando). Finora (mi dicevo) hai disceso nella tua vita pareti in pendio, adesso risulta che le pareti in ultimo si fanno verticali. La tua vita termina a imbuto. – Una riflessione più accademica che banale, in quel momento. Ma ero cavo e asciutto come una pomice, e mi compiacevo all’immagine dell’imbuto dove precipitava per me la parabola esistenziale.

Posizione 197-204

Io dovevo calarmi, superare in apnea, pochi istanti, il sifone, e lasciarmi cadere. Ritto o a capofitto, a scelta. Nel lago. Tre o quattro minuti dopo, annegarvi. Seduto sull’orlo del pozzo, i piedi penzoloni nel buio, mi sono concesso un sorso di cognac. Ne avevo con me una mezza bottiglia. Alle 0 e 15 una scivolatina sul sedere, sarei stato dentro; un paio di bracciate per risalire il sifone, e il salto definitivo. Ma alle 0 e 30 del mio orologio da polso, ero ancora lì. Meditante. Meditavo su questo, che il cognac spagnolo non ha niente da invidiare al prodotto francese. Perché? Perché, logico, il distillato dei vini a alto grado zuccherino, prerogativa dei paesi del Sud, non può non essere superiore. Gli stessi ‘Premiers Bois’ francesi, sono vitigni che crescono sotto un sole avaro. E ciò neutralizza il vantaggio dell’invecchiamento nei fusti troppo famosi della Charente. Sono venute le 0 e 40 e io avevo deciso: la gloria dei cognac francesi è effetto di una suggestione collettiva, benché secolare. O, tout court, uno dei tanti falsi miracoli della réclame.

Posizione 231-232

Non mi convince la tesi che ogni esprimere anche il più privato supponga un comunicare.

Posizione 281-282

La posta. Catena al piede, emblema categorico della routine. Garanzia della indefettibile presenza del mondo.

Posizione 292-293

Io sono ormai l’Umanità, io sono la Società (U e S maiuscole). Potrei, senza enfasi, parlare in terza persona: «l’Uomo ha detto così, ha fatto così…».

Posizione 362-368

Vado di là a prendere una bracciata di legna per la stufa e ci trovo una delle vacche di Giovanni. Animal bibliophagum: stava mangiandosi la mia Psicologia del Conscio. I volumi in brochure e con la copertina verde, una trentina di copie che l’editore mi mandò da distribuire agli amici, erano in un palchetto. Lei li brucava di buona voglia, una poltiglia verdastra sgocciolante dal labbrone peloso sul pavimento sparso di pagine a mazzi. Ho riso. Quel riso aveva le stigmate dell’isteria, ma mi scaricava. Il terrore-congestione, si è sciolto in una specie di tenerezza riconoscente. Carezzavo la bestia, che si nutriva fuor di metafora del mio pensiero fatto verbo e rilegato in cartone. Lo avrei ricuperato l’indomani (se mi riusciva di mungerla), finalmente rimunerativo.

Posizione 426-428

No, non sono comicamente Alceste le Misanthrope, sono, a intervalli, fobantropo, ho paura dell’uomo, come dei topi e delle zanzare, per il danno e il fastidio di cui è produttore inesausto. Questa non è l’unica, è una delle ragioni serie per cui tento di avere la solitudine; una solitudine (nei modesti limiti del possibile) genuina, ossia durevole e a ampio raggio.

Posizione 556-561

Non cercata, ho una prova che l’Evento non è una chimera, un’invenzione mia. In mezzo ai binari vedo sfilare una famiglia di camosci. Due femmine, un maschio, e i cuccioli. Scesi a valle dai monti. Mai accaduto a memoria d’uomo. Del resto ho notato qualche altro segno di buon auspicio: gli uccelli fanno un baccano indiavolato, si sono moltiplicati. Sono ricomparsi molto numerosi, con mio piacere perché li ho sempre apprezzati, in senso musicale, i notturni. Le strigi, i gufi, gli allocchi, e le civette, s’intende. L’istinto li avverte di una novità in cui certo non speravano; il grande Nemico si è ritirato. Non ci sono più fumi nell’aria, a terra non ci sono più puzzi e frastuoni. (O genti, volevate lottare contro l’inquinamento? Semplice: bastava eliminare la razza inquinante).

Posizione 569-572

La fine del mondo? Uno degli scherzi dell’antropocentrismo: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la fine stessa della Terra. La caduta dei cieli. Non esiste escatologia che non consideri la permanenza dell’uomo come essenziale alla permanenza delle cose. Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che possano finire dopo di noi.

Posizione 591-592

Solo gli ottimisti si illudevano che il reale fosse razionale,

Posizione 613-614

Quello che per ogni altro sarebbe l’oceano della negazione, un orrore totale, io ci galleggio sopra in una barchetta di carta. Costruita con poche, mediocri, qua e là ironiche, idee generali.

Posizione 637-639

Mi sono riveduto nella villa sul lago, dove, fra una primavera e un autunno, guarii insieme da due sottili malattie, la giovinezza (ero entrato il giorno che compivo ventinove anni), e una neurosi ossessiva.

Posizione 670-676

Era una sera sprecatamente bella, e camminavo con lei nella pineta dietro casa; mi disse che trovava strano che i nostri rapporti si mantenessero «così neutri». Cioè, platonici. Lei (aggiunse) stava bruciando dalla voglia di «essere mia». Usava la vecchia locuzione gergale, falsa già in senso fisiologico. Venti minuti dopo avevo regolarizzato la nostra posizione, e lei mi confidava con candore, sul posto, che il desiderio che aveva avuto era in realtà il bisogno di «mettermi da parte». Ci risi su, ma avevo torto, stavolta Henriette parlava bene e chiaro: l’aspirazione a possedere materialmente una cosa o una persona, nasconde, con qualche approssimazione, il nostro intento di liberarci di essa, di passare a altro. Quello che abbiamo posseduto, ce lo possiamo mettere dietro le spalle, confinarlo nel passato, nel già-fatto.

Posizione 788-790

Gli ordinatori elettronici continuano a funzionare, o quanto meno sono in grado di funzionare, ci siano o non ci siano gli operatori e gli utenti; così imperturbati che, volendo, potrei dialogare con essi, se ciò a sua volta non mi puzzasse di teoria (teoria cibernetica). O di science-fiction.

Posizione 793-793

L’idolatria della comunicazione era un vizio recente.

Posizione 794-794

la società, dopotutto, era semplicemente una cattiva abitudine.

Posizione 802-804

Non posso soffrire la nostra piccola metropoli, ecco tutto. Basta il suo nome, o emblema, a darmi noia. Un’ostilità di cui ho rinunciato da un pezzo a approfondire i motivi, renitente come sono a scrutarmi appena un dito sotto la pelle.

Posizione 822-827

Il connotato del morto è l’impassibilità: ora l’ignoranza e (aggiunga) la dimenticanza o facilità a dimenticare, riducono noi vivi, per la quasi totalità delle esperienze (o relazioni) possibili, a una impassibilità analoga. Siamo morti a tutto ciò che non ci tocca o non c’interessa. Non dico a ciò che succede sulla Luna, ma a ciò che succede a coloro che stanno di casa dirimpetto a noi. Della miriade di eventi che si verificano ogni giorno nella nostra stessa sfera umana più prossima, ne conosciamo solo alcuni, qualche decina diciamo, e di solito indirettamente, attraverso un notiziario. Usiamo, e male, una lingua, delle 3.000 che si parlano nel mondo. Morire biologicamente, è il perfezionarsi di uno stato in cui ci troviamo già ora.

Posizione 858-858

Il pessimismo radicale sconfina nell’ottimismo.

Posizione 872-878

C’è una mia vecchia lettura, un testo di Giamblico che ho avuto sott’occhio non ricordo per che ricerca. Parlava della fine della specie e s’intitolava Dissipatio Humani Generis. Dissipazione non in senso morale. La versione che ricordo era in latino, e nella tarda latinità pare che dissipatio valesse ‘evaporazione’, ’nebulizzazione’, o qualcosa di ugualmente fisico, e Giamblico accennava nella sua descrizione appunto a un fatale fenomeno di questo tipo. Rispetto a altri profeti era meno catastrofico: niente diluvio, niente olocausto «solvens saeclum in favilla», assimilabile oggi a un’ecatombe atomica. Gli esseri umani cambiati per prodigio improvviso in uno spray o gas impercettibile (e inoffensivo, probabilmente inodoro), senza combustione intermedia. Il che, se non glorioso, perlomeno è decoroso.

Posizione 879-884

Ho dei trascorsi eruditi di cui, dopo un’astinenza di anni, non mi pento. Sino a Ezechiele (10 secoli circa dopo Mosè) nessun indizio, nello stesso Ebraismo, del concetto di una vita ultraterrena riservata dopo il soggiorno nel mondo agli umani. I giusti venivano premiati con la prosperità (terrena) e con la longevità; così di Abramo è detto che morì «sazio di anni». In seguito, il compenso ultraterreno divenne, come è noto, uno dei fondamentali ingredienti della ricetta religiosa per Ebrei, Cristiani, Mussulmani, e argomento prediletto della teologia e letteratura annessa.

Posizione 891-892

I pagani come tali possono sublimarsi, i peccatori no. Sarebbe interessante sapere a quale delle due categorie appartenga io. Supposto che non le cumuli tutt’e due.

Posizione 905-911

Nella camera del Mayr che ho visitato, c’era la solita scorta di tranquillanti, sul comodino. Me li sono messi in tasca. Ma non che soffra d’insonnia; mi hanno suggerito un’idea. Mi sento in dovere di riseminare (sì, riseminare) la specie, emblematicamente, col metodo di Deucalione. Il quale usò i sassolini che poi si trasformarono in esseri umani. Usando compresse di meprobamato, conto di propiziare una razza più calma, meno rissosa (di quella estinta). E le spargerò, ho pensato, sul campo di tennis del Bellevue dove ho visto giocare le partite di Coppa Davis, zona europea. Se nasceranno saranno bella gente, come i campioni del tennis, e connaturati al fair-play, come quelli. Le spargerò con parsimonia. È una razza che ha l’abitudine di moltiplicarsi esponenzialmente. Non si sa mai. Il rito si è svolto sotto la pioggia. Che del resto usava bagnare cerimoniali meno importanti.

Posizione 931-934

Io sopravvivo. Dunque sono stato prescelto, o sono stato escluso. Niente caso: volontà. Che spetta a me interpretare, questo sì. Concluderò che sono il prescelto, se suppongo che nella notte del 2 giugno l’umanità ha meritato di finire, e la «dissipatio» è stata un castigo. Concluderò che sono l’escluso se suppongo che è stata un mistero glorioso, assunzione all’empireo, angelicazione della Specie, eccetera.

Posizione 1018-1019

le probabilità che l’Evento sia reversibile calano col passare dei giorni. I ‘cari scomparsi’ diventano, sempre più verosimilmente, i ‘cari estinti’.

Posizione 1034-1035

«L’umanità non ha responsabilità, non ha colpe, subisce un destino: amiamo la morte.

Posizione 1049-1049

Ma di questo io rendo merito, soprattutto, al mio nominalismo.

Posizione 1055-1057

come storico registrerò che si è instaurata l’Anarchia con l’abbattimento del suo nemico primordiale, il principio di proprietà. E si è instaurata nello stesso tempo la Monarchia nel valore categorico del termine, tutto il potere a Uno solo. Anarchia e Monarchia coincidono, ora e in me.

Posizione 1114-1116

Sconfortante: la natura era bella e tremenda, ma in funzione a-sociale. Supponeva, negativamente, l’uomo. Io la volevo inviolata, però violabile. Mi sto domandando: per goderla c’era bisogno dei cartelli: «Vietato l’ingresso»?

Posizione 1145-1148

La mia paura non si definisce. È troppa.       E è troppo nuova. Nessuno sulla terra, in un mondo che le paure credeva di averle provate tutte, l’ha mai provata.

Posizione 1163-1163

Il trauma mi aveva ridotto allo stato, non del tutto negativo, di cosa.

Posizione 1182-1183

i morti non vedono se stessi, il loro stesso sangue che hanno versato.

Posizione 1228-1229

i morti hanno il dono di inesistere.

Posizione 1231-1232

Su questa terra non c’è l’eterno, non ci sono che attimi, per quanto incalcolabili.

Posizione 1247-1247

Ho un progetto, e con questo (lo sento) io sfato la morte,

Posizione 1266-1266

Si ripeterebbe il campionato del mondo di calcio per mettere alla prova «un» giocatore, fosse pure Pelé redivivo?

Posizione 1278-1278

Adamo non pensava di se stesso «sono tanto virile», perché non aveva termini di paragone.

Posizione 1353-1354

Carlos aveva il dono della cordialità formale, era uno di quelli che alimentavano l’annuo ricatto degli auguri.

Posizione 1466-1467

E tutta questa storia sarebbe la funebre trovata di un solipsista feroce, ma d’altra parte pusillo e poltrone, che respinge caparbiamente l’idea di morire.

Posizione 1469-1469

Stamattina a buio ero sveglio, da un sonno senza sogni. Sveglio e, poco dopo, deambulante, camminante, in istato di perfetto automatismo.

Posizione 1539-1541

a vent’anni mi interrogavo: sono, sarò, a livello umano? Ma era un pessimismo retorico. Con un margine di approssimazione, un ristretto fluttuare sopra e sotto, il livello umano medio lo avevo raggiunto e l’ho tenuto. Per esempio, mi sono dato spesso della bestia. Il che una bestia non usa.

Posizione 1607-1608

Se fossi morto, c’era un solo posto dove mi sarebbe piaciuto esser sepolto: ai Ross. Ingrassare le eriche e i ginepri così magri e deserti, che mi avevano accolto con favore, da ragazzo e dopo.

Posizione 1649-1650

Poi mi sono fatto la predica. Ti si chiede di riconciliarti, non lo capisci? Non condannavi i Ladroni e le Prostitute. Non condannare i Mercanti.

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Marina Guarneri
1 anno fa

“…che esplorano i suoi pensieri e le sue riflessioni sulla vita, la morte, la solitudine e la sopravvivenza, il suicidio e l’esistenza in un mondo privo di umanità.” Allegria, insomma!
Lo so che sto per sembrare insensibile, ma sai cosa mi rende interessante questo libro? Il fatto che il suo autore si sia suicidato.