The Surrogates (2009) di Robert Venditti e Brett Weldele

da | 21 Mar 2022

Credo di non aver mai scritto di fumetti distopici, quindi perché indugiare oltre?

The Surrogates di Robert Venditti e Brett Weldele è appunto un fumetto distopico, ambientato in un futuro non troppo distante dov'è consuetudine che le persone si muovano nel mondo reale per mezzo di androidi antropomorfi indistinguibili dagli esseri umani (chiamati surrogati) che, comandati a distanza attraverso una non meglio specificata rete di connessione neurale, trasmettono tutte le percezioni sensoriali dell'ambiente in cui si muovono.

I surrogati possono essere versioni migliorate degli individui cui sono connessi - più giovani, belli, forti eccetera - oppure identità completamente nuove che nulla o quasi condividono con il loro umano.

Quasi tutti gli umani fanno uso dei surrogati, tranne una piccolissima parte che li rifiuta radicalmente, e ne condanna l'uso per motivazioni religiose.

Disegno autografato dell'autore di The Surrogates

Ho scoperto The Surrogates durante un firmacopie di Venditti e Weldele a Lucca Comics nel 2009, il fumetto era appena uscito; non ci metterei la mano sul fuoco ma poteva addirittura essere un'anteprima esclusiva per quella fiera. Tuttavia ciò non mi ha impedito di impiegarci 13 anni per scriverne un articolo.

The Surrogates Presentato a Lucca Comics 2009

The Surrogates, pubblicato da Rizzoli Lizard

L'anno è il 2054 (OK, lo ricordavo che era un futuro prossimo). La fusione di realtà virtuale e cibernetica ha inaugurato l'era dei personal surrogates, avanzatissimi robot grazie ai quali gli esseri umani riescono a interagire gli uni con gli altri senza mai lasciare la propria casa.

È una vita perfetta, quella con i surrogati: grazie ai robot, un qualsiasi anziano obeso può girare per le strade nei panni di un bellissimo ragazzo o addirittura, se lo preferisce, in quelli di una donna.

L'assenza di contatti reali tra le persone ha perfino azzerato i rischi di malattia, tanto che fumare non è più dannoso perché agli esseri umani, che comandano a distanza i propri avatar tridimensionali, tocca solo l'appagamento della nicotina e non anche l'effetto dannoso del tabacco (questa cosa nel fumetto non è mai esplicitata).

Affinché tutto questo continui, però, i detective Harvey Greer e Pete Ford dovranno scovare e annientare un pericoloso terrorista, intenzionato a riportare l'umanità a un tempo in cui la vita veniva vissuta in prima persona, e non attraverso le macchine.

Rizzoli Lizard

Lo stile grafico di The Surrogates

Prima di dare un'occhiata all'elemento distopico di The Surrogates è doveroso soffermarsi sul suo stile grafico davvero originale.

Il lavoro di Brett Weldele è composto da una sequenza di cinque fasi:

  1. Vengono realizzati i primi schizzi, tracciati i bordi delle vignette e gli spazi per i dialoghi, quindi ripassati.
  2. I disegni a matita vengono scansionati, elaborati al computer e inchiostrati digitalmente.
  3. Vengoo aggiunti i toni di grigio e si modellano luci e ombre.
  4. I disegni acquisiscono colore con alcuni filtri digitali: brucia, scherma, sovrapponi ecc. Contestualmente si inseriscono digitalmente alcuni sfondi.
  5. La tavola viene ripulita e si aggiunge il lettering

Mi piace molto inoltre che alcune vignette selezionate siano poco più che uno schizzo, un effetto scenografico che cattura l'attenzione!

The Surrogates pag 141

Ho già detto che The Surrogates è un fumetto distopico, vero?

Come già è successo per per alcuni romanzi distopici, vale anche per i fumetti distopici la stessa verifica di appartenenza al genere. Ovvero: perché diciamo che un'opera è distopica? Facile: un'opera appartiene al mondo delle distopie se i temi che tratta sono quelli tipici del genere. Vediamo insieme alcuni esempi.

L’alienazione

Nella distopia classica il principale antagonista è uno stato totalitario che punta a reprimere gli individualismi e ogni voce fori dal coro. In The Surrogates - e in altre opere che strizzano l'occhio al cyberpunk - la minaccia cui l'individuo è sottoposto è appunto l'alienazione, il distacco dal mondo reale e la perdita dei contatti con gli altri a favore di una dimensione sintetica più semplice e comoda.

L'alienazione in The Surrogates

Il culto

In The Surrogates, il culto - ovvero un'organizzazione che cerca di sovvertire lo status quo - è una setta religiosa che considera i surrogati abominevoli, e professa un ritorno alla vita di prima che i surrogati fossero introdotti.

Come ogni religione che si rispetti, l'aspetto mistico è solo la facciata esteriore per ottenere potere politico.

Il culto in The Surrogates

Il distacco dalla natura

Nemmeno a dirlo: se passi la tua vita seduto su una poltrona chiuso in casa, il distacco dalla natura è automatico. I surrogati potranno pure produrre un feedback sull'ambiente che ti circonda, ma esserci davvero è un'altra cosa!

Il distacco dalla natura in The Surrogates

Il mondo dei replicanti

The Surrogates Presentazione Film

Prima di chiudere, ecco due parole sul film tratto da The Surrogates - pubblicizzato sulla fascetta del mio volume del fumetto - che con impensabile fantasia hanno chiamato Il mondo dei replicanti (ho già detto che non si tratta di replicanti, ma evidentemente non potevano leggere questo articolo prima che lo scrivessi).

Non si tratta di un'opera imperdibile, merita di sicuro una visione perché è comunque gradevole, ma il livello quello è. Molto piacevole visivamente, ma rispetto al fumetto hanno fatto qualche cambiamento di troppo: i cattivi li hanno fatti più cattivi, i buoni li hanno fatti più cattivi, i via di mezzo li hanno fatti più cattivi, e per compensare hanno aggiunto un bel lieto fine all'ammerigana.

Il potere della distopia

The Surrogates Secondo Inserto
The Surrogates Primo Inserto

The Surrogates ci propone una variante ultratecnologica del fenomeno che in quegli anni stava nascendo e oggi è ben consolidato: i primi social network hanno attecchito in Italia proprio attorno al 2008, e oggi assistiamo alla nascita del Metaverso.

Metaverso tra l'altro è un termine nato nel mondo cyberpunk, e indica un ambiente virtuale condiviso tramite la rete, dove si è rappresentati in attraverso un avatar 3D.

Una distopia letteraria che ispira una distopia reale? Forse. In ogni caso, come spesso accade, la distopia ha anticipato un possibile scenario indesiderabile, quello in cui le persone vivono una doppia vita, creando un personaggio online spesso interpretando un ruolo che non appartiene loro, e vi si nascondono, e qualcuno addirittura ci si perde.

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