Stamattina, durante il mio tour nella blogosfera cyberspaziale, ero interessato al tema del racconto senza idee. Alla ricerca di spunti, ho commentato l’articolo
Come si scrive un contenuto? Un esempio pratico del buon Skande. Capita a fagiuolo, mi son detto! Riprendendo questo estratto…
Ti manca l’idea? È normale, non sei abituato a osservare la tua quotidianità, quindi te la fornisco io: hai fatto colazione questa mattina? Scriviamo di questo argomento che ai più apparirebbe banale.
Riccardo Scandellari
… ho aggiunto il mio commento, fra nostalgia e commedia brillante:
Buon suggerimento, mi sembra un metodo efficace.
Ma se invece la mancanza di idee fosse un modo che ha l’universo di dirmi che è meglio lasciar perdere?
Stamattina la colazione è stata Buondì e succo di frutta (back to the 80s 😀 )
Andrea Cabassi
Poi ho proseguito le mie faccende e non ci ho più pensato, fino a quando – poco fa – ho notato questa risposta al mio commento:
Su una colazione del genere si innesca un effetto IKEA che levati! Non disperdere tutto questo ben di Dio
Riccardo Scandellari
Il primo pensiero è stato
ehi, è vero!, il secondo è stato
devo subito scrivere un articolo su questa cosa e il terzo… il terzo non c’è stato: eccomi subito qua a scrivere!
Nel mondo reale l’Effetto IKEA si manifesta come una sequela di blasfemie e improperi a seguito di una martellata sul pollicione; nel mondo fatato del marketing, invece, è quello che scatena la preferenza di un prodotto fai da te rispetto a uno già pronto all’uso.
La spiegazione è più semplice di quanto sembri: per molti di noi costruire qualcosa con le proprie mani (o più semplicemente montare qualcosa di prefabbricato) è più appagante di comprarlo già fatto
Che poi è la ragione per cui da bambino io e tutti i miei amici amavamo follemente le Lego e ci facevano schifo i Playmobil (me ne avevano pure regalati una scatola ma dev’essere ancora lì intonsa).
Hanno fatto diversi studi su questo argomento, e la cosa è applicabile non solo a cose da montare ma anche cibi prelavorati, articoli configurabili o personalizzabili ecc.
Sto cercando di resistere a una trivella che lavora nel mio stomaco, e parlare di succo e paciugate da mangiare non mi aiuta. Per restare in tema posso dire che questo articolo si lega a doppio nodo con
Ispirazione, dove ho provato a interpretare che cosa fosse per me. Ora però il mio stomaco suggerisce al cervello una massima di zio Oscar, per inguaiarmi:
L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.
Oscar Wilde
Quante citazioni oggi! Ma che dicevo? Ah sì, aspettami lì che faccio una piccola pausa-merenda che sennò non so guarda.
Come si applica l’effetto IKEA a un articolo o racconto senza idee?
Diciamo che non c’è una sola strada, ma l’insegnamento che possiamo trarre da chi preferisce montare i mobili da solo per scelta e non perché povero è che siamo tutti in cerca di un’esperienza. È come andare in vacanza, ma senza il viaggio, senza la villeggiatura, senza il relax o l’avventura, senza l’aria aperta: solo tu, la brugola, le istruzioni senza scritte e lo scatolone usato come tappetino. Quello che vuoi non è una libreria, ma creare con le tue forze lo spazio che conterrà le tue storie preferite. Non vuoi una poltrona, ma appoggiare le tue chiappe su un cuscino che nemmeno tu sai come fa a restare unito a piedini e schienale. Come l’agenzia viaggi in Atto di Forza che invece di mandarti in vacanza ti innesta il ricordo di un altro e tu sei felice lo stesso (a meno di essere Arnold Schwarzenegger, in questo caso succede un casino e ti ritrovi su Marte con aliene a tre tette). Dunque, qual è il nocciolo della questione? Se l’hai trovato per favore scrivilo nei commen… ah no, è questo: da anni la mia colazione è invariabilmente stata tè e biscotti. Perché stamattina invece Buondì e succo? Perché questo tuffo con la memoria negli anni 80? Che cosa rappresentano questi due cibi? Merende d’infanzia, in estate, fra una sessione di gioco e l’altra? E quali erano questi giochi? Pallone, bicicletta, costruzioni, videogame, chiacchiere, ricerche, spedizioni, avventure… Perché era così bello creare, inventare, costruire, provare, sperimentare, fare nuove conoscenze, nuove amicizie, litigare, fare pace e diventare noi stessi tutto questo? Quali altre domande posso farmi per sviscerare l’argomento fino al nocciolo? E queste risposte che cosa sono se non l’articolo o il racconto senza idee che prende forma? Ma le merendine industriali non fanno male?
Le merendine industriali non fanno male?
Le merendine fanno male solo se non sei cresciuto negli anni ’80, in caso contrario – come per me – i tuoi anticorpi sono tutti Maestri della Divina Scuola di Hokuto, e vai liscio. E l’articolo è scritto.
Intanto dov’è che prendi ancora il Buondì? Una merendina della quale ho sempre salvato esclusivamente la pellicola zuccherosa sopra, considerando il resto alla stregua di un maritozzo appassito con la consistenza del truciolame di un’anta Ikea (ecco il collegamento esatto). Poi si..c’è l’effetto fantasmagorico che solo il sentir nominare IKEA produce in me. Sono un Ikea dipendente, non nel senso che ci lavoro ma in quello più ludopatico. Mia moglie ogni tanto mi ci porta ma pretende l’abbandono a casa di ogni mezzo di pagamento, mi lascia trenta euro e quello è il mio budget. Ultimamente compro le polpettine che adoro e la cremina da montare. Ho chiesto anche le polpettine da montare, ma mi hanno guardato storto, di quello storto col quale ti vengono su gli armadi Ikea che ti monti da solo e alla fine cedono, come una tentazione wildiana.
In verità mi sono capitate due confezione da avanzi di una festa di fine scuola, o qualcosa de genere, e confermo che la pasta è una specie di spugna secca appositamente progettata per strozzare chiunque tentasse di deglutirla.
Io all’IKEA ogni volta comprerei di tutto, ma non le cose da montare: i mille accessori inutili che quando ce li hai sotto al naso improvvisamente sembrano indispensabili per una vita degna d’essere vissuta.
Per quanto riguarda il cibo, invece, ti consiglio l’ottimo salmone affumicato!