Il primo dio – Emanuel Carnevali (citazioni)

da | 5 Mag 2015

Ho scoperto Il primo dio ascoltando un programma alla radio in cui venivano spese lodi per Emanuel Carnevali, questo sconosciuto scrittore italiano emigrato sedicenne negli Stati Uniti a cercar fortuna.
Fortuna non ne ha trovata ed è diventato poeta; Il primo dio è il romanzo autobiografico dall’infanzia al ritorno in Italia.
Mi ha affascinato in particolare scoprire che tutta la sua opera (quindi incluso Il primo dio), è stata scritta dapprima in inglese e poi tradotta in italiano, non conoscendo altri casi simili di autori italiani ho ricercato questo romanzo, e le seguenti sono le frasi che più mi hanno colpito dell’opera.

Citazioni da Il primo dio

Pagina 5 | Pos. 73-74

Per tenermi al mondo mi davano latte d’asina, mi pare, e il latte d’asina è assolutamente imbevibile. Non sono, però, molto pratico in materia.

Pagina 5 | Pos. 74-75

Penso che tutti i guai che ho causato si sarebbero potuti evitare, se fossi morto.

Pagina 6 | Pos. 92-93

Era tenebrosa, quella villa, come se fosse stata abitata da fantasmi, fantasmi di gente che aveva vissuto una vita tenebrosa.

Pagina 7 | Pos. 94-95

Biella, detta la Manchester italiana, terribilmente industriosa e variamente industriale.

Pagina 9 | Pos. 134

se la terra si potesse spremere come un limone, ne verrebbe fuori dolore e dolore e dolore.

Pagina 10 | Pos. 142

all’età di cinque o sei anni, pensassi che la prodezza più grande fosse dare della puttana a una donna.

Pagina 10 | Pos. 142-43

Quella parola aveva qualcosa di magico, di misterioso, di astruso, di profondo, di filosofico, di provocante. Con questa parola io battezzavo una donna.

Pagina 10 | Pos. 150-51

Il dolore dev’essere la cosa più importante della mia vita.

Pagina 14 | Pos. 201-2

Una volta, molto tempo prima di sposarsi, mi aveva detto di avere trentun anni. E, ahimè, la poverina non diventò mai più vecchia di così: aveva sempre trentun anni.

Pagina 14 | Pos. 209-11

io non credo che tu, da morta, non mi possa sentire, non mi possa vedere, non mi possa tenere d’occhio. E questo non è un concetto cattolico: perché io sono convinto che solamente certe persone belle mantengano integre le loro facoltà, anche da morte.

Pagina 15 | Pos. 217

La morte non le aveva certo recato alcun riposo, deve aver sofferto anche da morta,

Pagina 15 | Pos. 217-18

Ah, se la morte si accontentasse di prendere tutto di noi, senza anche distorcere le nostre miserabili facce.

Pagina 15 | Pos. 225

All’età di tre anni il maggiore era così terribile che tutte le bambinaie cui era affidato ne avevano un terrore superstizioso.

Pagina 16 | Pos. 240-41

Mi dava una lira la settimana e, poiché spesso comperavo dei libri (libriccini, voglio dire), profetizzava che sarei diventato un poeta o una bestia del genere.

Pagina 16 | Pos. 241-42

Legge con tanta freddezza che quando lo sento temo per la salvezza della sua anima.

Pagina 19 | Pos. 283-87

Finalmente un colpo liquidò la nonna. Era grassa, molto grassa, ma distesa nella bara sembrava più magra. Era stata una donna energica, una donna robusta, piena di forza, ma la morte l’aveva trasformata in qualcos’altro. Era una vecchia fastidiosa, stupida e volgare, e non le andava mai bene niente. Mi dispiaceva così poco della sua morte, che per farmi venire le lacrime agli occhi, mi sforzavo di tenere lo sguardo fisso su qualcosa.

Pagina 21 | Pos. 312-13

certi terribili romanzi d’appendice, datimi da un mio vecchio zio il quale, con gran pazienza, aveva raccolto e rilegato una sessantina di queste pubblicazioni.

Pagina 21 | Pos. 315-16

era un meschinello, schiavo della professione, schiavo delle abitudini che la professione comportava, schiavo, perfino, della sua poca cultura di cui subito mi appropriai.

Pagina 21 | Pos. 319-20

Eravamo un gruppo di tre: Mario, Marcello e io. Quando uno di noi dava segni di volersi mettere sulla retta via, gli altri due facevano di tutto per tirarlo indietro.

Pagina 25 | Pos. 369-70

Ho la fronte molto alta (una volta Oscar Wilde disse che la fronte alta è segno di stupidità; lui, naturalmente, aveva la fronte bassa).

Pagina 25 | Pos. 374

Le mie scarpe non sono mai lucidate, perché una lucidatura costa dieci centesimi e dieci centesimi sono denaro anche per un milionario,

Pagina 27 | Pos. 402-4

Facevamo l’amore. Eravamo tanti ragazzi e ragazze, tutti insieme. Amori di ragazzi sotto i dieci anni. Lei mi teneva la mano e mi parlava a bassa voce. Facevamo l’amore o credevamo di farlo, poiché l’amore è una cosa così delicata, che far l’amore o pensare di farlo son quasi la stessa cosa.

Pagina 27 | Pos. 405-6

«Amo te e amo Riccardo e amo anche Beppe». Ero contento della precedenza,

Pagina 30 | Pos. 455

Il fango è quasi blu, tanto è nero!

Pagina 30 | Pos. 455-56

se il Canal Grande non è pulito, non lo erano nemmeno le mani di Michelangelo.

Pagina 30 | Pos. 456-57

neppure Dante avrebbe potuto metterla all’Inferno, perché Venezia è tutta Paradiso.

Pagina 35 | Pos. 536-37

A quell’epoca, del resto, ero sempre pronto a innamorarmi di qualsiasi ragazza:

Pagina 36 | Pos. 547

(non mi picchiò mai, mi odiava troppo per picchiarmi),

Pagina 37 | Pos. 561-62

Così dissi addio all’Italia, quell’Italia cui ho dato così poco e dalla quale ho ricevuto ancor meno.

Pagina 38 | Pos. 579-80

Ricordo che in America quando mi capitava di cantare per la strada una canzone italiana, mi mettevo a piangere come uno sciocco. Una canzone può a volte significare una nazione intera.

Pagina 38 | Pos. 581

si può provare ancora più nostalgia per un paese in cui si è molto sofferto.

Pagina 38 | Pos. 581-82

La nostalgia, col tempo, diventa una specie di compenso per la sofferenza.

Pagina 40 | Pos. 600

siete servili, onde, perché non fate che riflettere il colore del cielo).

Pagina 41 | Pos. 617-19

(le prime parole che s’imparano di una lingua straniera son sempre oscenità e bestemmie. Perché le oscenità costituiscono una buona metà del vocabolario del popolo e la cosa che più gli interessa. La bestialità organizzata è sempre di gran lunga più comprensibile della bellezza organizzata).

Pagina 42 | Pos. 636-37

L’aria era diventata terribilmente fredda e una mattina ci svegliammo e vedemmo per la prima volta l’inizio dell’America.

Pagina 43 | Pos. 649-50

(Uno di loro pensò che fosse molto gentile chiedere a ciascun emigrante se fosse mai stato in prigione).

Pagina 43 | Pos. 659-60

L’intera colonia italiana di Mott Street e di Mulberry Street, disse Oronzo Marginati, non valeva neppure il prezzo della carica di dinamite occorrente per farla saltare in aria.

Pagina 45 | Pos. 689-90

Qui non c’è compromesso per amore dell’apparenza: qui la povertà è sfacciata, se ne frega di tutto e di tutti, e avendo perso tutto non ha più, in compenso, nulla da perdere.

Pagina 46 | Pos. 696-97

La grande contraddizione di New York, la regina dell’aria con i suoi fantastici grattacieli, stava nel fatto che essa era anche una miserabile bagascia, con le sue case dalle piccole finestre.

Pagina 46 | Pos. 700-703

Il lavoro, questa miserabile faccenda, il lavoro. Incubo dei perseguitati! Il lavoro, questa povertà, questa angoscia, questa specie di nevrastenia, questa cosa che ti succhia il sangue! Il lavoro, questa morte che ti divora a poco a poco, questa paura che ti afferra allo stomaco, questa donna tirannica che propaga il terrore, che divora il cuore stesso di un uomo!

Pagina 47 | Pos. 720-22

Sebbene l’Italia sia sporca, molto sporca, mai vi avevo visto le cimici, mentre ora interi battaglioni di cimici tormentavano le mie notti. New York è spietata con i miserabili.

Pagina 49 | Pos. 743-44

Perché questa preoccupazione per le parole, pensavo, se non c’è nessuno che le ascolti?

Pagina 49 | Pos. 747

io e la miseria ci accoppiavamo, come due cani agli angoli delle strade.

Pagina 51 | Pos. 771-72

Essere uomo d’onore significa dire sempre tutto, anche le cose più strane, i fatti più comuni, anche le oscenità più impubblicabili.

Pagina 52 | Pos. 790-91

Raccogliere cicche per strada non fu certo la cosa più spregevole cui mi ridussi, allora, ma non tesi mai la mano per mendicare

Pagina 52 | Pos. 792-93

la ricchezza non è nulla di più che uno stato d’animo e il peggior vizio per un povero.

Pagina 53 | Pos. 799-800

Se tutte le ore che ho passato in camere ammobiliate potessero diventare dure come grani di rosario, esse formerebbero le note di un grido senza fine, che, forse, raggiungerebbe le orecchie di Dio.

Pagina 53 | Pos. 804

In quella pensione passavo per francese, perché ero giunto alla conclusione che fuori d’Italia gli italiani non erano ben visti.

Pagina 53 | Pos. 809

Aveva spalle strette e fianchi larghi. Migliaia d’anni di prostituzione erano sfociati in questa spirituale progenie.

Pagina 53 | Pos. 812-13

Lui mi chiamò figlio di puttana e minacciò di uccidermi. Ma non era cattivo e presto diventammo amici.

Pagina 53 | Pos. 813

Lei non lo amava, ma aveva paura di lui, un sentimento non lontano dall’amore.

Pagina 54 | Pos. 813-14

Mi disse che il proprio compito era quello di «soulager le genre humain», e certamente il suo peccato non fu mai così nobilitato.

Pagina 55 | Pos. 834-35

America, tu eri un peso terribile sulle mie fragili spalle. A volte mi pareva di portarti, tutta intera, sulla schiena. Non sono mai stato capace di prenderti alla leggera, di scherzare con te…

Pagina 57 | Pos. 862-63

Persi un posto e ne trovai un altro, ma nell’intervallo imparammo che cosa volesse dire morire lentamente di fame.

Pagina 57 | Pos. 863-64

Mangiavamo ogni due giorni, in uno dei sudici ristoranti del Bowery, dove ti lasciano mangiare tutto il pane che vuoi… cioè non è che te lo permettano, si affidano alla tua discrezione.

Pagina 57 | Pos. 872-73

m’innamorai della parola disparagingly di cui però non riuscivo a intendere il significato

Pagina 57 | Pos. 873-74

Sapevo che avrei potuto amare fino alla violenza, che avrei potuto stringere una donna fino a farle uscire l’anima.

Pagina 58 | Pos. 875-76

una donna bella non può cambiare se non in peggio, qualsiasi cambiamento non può tendere che al brutto, mentre una donna brutta può cambiare solo in meglio.

Pagina 58 | Pos. 876-78

Avevo in mente l’idea di una gallina che fa le uova: c’è in essa qualcosa di dolcemente familiare e tranquillo e fecondo e fertile, ma anche di sporco, perché tutto ciò che è familiare, tranquillo e fecondo è, in fondo, sporco.

Pagina 58 | Pos. 884-87

Ma soprattutto ero, e sono, invidioso, follemente geloso di tutti gli scrittori che abbiano pubblicato più di un libro. Ero geloso (pensate a che punto arrivavo!), geloso perfino di Shakespeare. Sentivo un frenetico bisogno di essere lodato e impazzivo per il desiderio di essere considerato un grande poeta. Il fatto che vi potessero essere poeti maggiori di me mi faceva soffrire. Eppure sapevo di esser futile, il trionfo della futilità.

Pagina 58 | Pos. 889-98

Essere con Dio e non essere con Dio: questa è una frase drammatica che funziona in ambedue i sensi. Cristo non ha mai cessato d’essere immenso, per me, e penso che il Vangelo sia il libro più bello che sia mai stato scritto; tutto l’armamentario della divinità non ha fatto altro che danneggiare quell’uomo splendente che fu Cristo. La religione ha sempre torto, Cristo ha sempre ragione, anche quando parla in chiave minore del Regno dei Cieli. Non gli ho mai rivolto le mie preghiere, ma lui può benissimo farne a meno. Gesù Cristo è stato l’uomo più fiero di tutti i tempi: se è divino, ciò è dovuto unicamente alla sua fierezza. (Amante di dispute poetiche fu anche lui, questo biondo, grande poeta, bellissimo per alcuni e per altri bruttissimo). Non ho mai creduto in Dio, nemmeno da bambino, e quando pronuncio la parola ‘Dio’, si tratta solamente di un simbolo sentimentale. In un modo o nell’altro Dio non ha trovato posto nel mio spirito. Ho sempre davanti agli occhi le cose che la religione ha compiuto contro di me e contro altri mortali. Spesso Dio è equivalso all’inquisizione spagnola… A me pare che, per aver cura dell’intero universo, delle stelle, dei pianeti e di tutto il resto, Dio dovrebbe muoversi un po’ più in fretta. (Ma questo è soltanto un tentativo da parte mia di ridicolizzare Dio).

Pagina 59 | Pos. 899-900

Se sapeste com’ero coraggioso, quando non c’era alcun bisogno di esserlo… Se sapeste come amavo la letteratura e con quanto disprezzo, invece, la respingevo!

Pagina 60 | Pos. 916-17

si potevano mangiare pannocchie di granoturco bollite sulla cui pulizia bisognava chiudere un occhio.

Pagina 60 | Pos. 919-20

Dormivo troppo poco e troppo male, eppure ogni mattina riuscivo a far un bagno in mare. Fu quello il mio gran matrimonio con la miseria, e il risultato di tale accoppiamento fu la fame.

Pagina 62 | Pos. 936-38

Lanciai disperati appelli ai direttori di riviste, fra cui William Rose Benet. Lui mi scrisse che le mie poesie erano «turgide» e io persi del tempo prezioso, per cercare sul vocabolario l’esatto significato della parola.

Pagina 64 | Pos. 971-72

Era talmente ignorante che un giorno mi chiese chi fosse Shakespeare e io le dissi d’averlo appena incontrato per strada. Lo stesso con Dante.

Pagina 64 | Pos. 978-79

salvare il mondo è più facile dirlo che farlo.

Pagina 65 | Pos. 990

Avete mai provato a fermare un’ora che passava troppo in fretta?

Pagina 67 | Pos. 1020

Lou mi piaceva tanto perché pensavo che fosse un’edizione riveduta e corretta di me stesso.

Pagina 72 | Pos. 1102-4

Gli scrissi una tale quantità d’insolenze e lo vituperai a tal segno che senza perdere tempo rispose minacciandomi: «Vedremo cosa varrà la tua agile penna, quando verrò a mostrarti i pugni»).

Pagina 74 | Pos. 1122-23

Con quel lavoro riuscii a mettere insieme una ventina di dollari con cui comperare un orologio d’oro da regalare a mia moglie. Li spesi, invece, con Mitterlechner e un paio di puttane.

Pagina 74 | Pos. 1132-33

Non ho mai avuto un’ora di lavoro piacevole, non una sola ora, a meno che non fossi ubriaco, il che mi accadeva spesso.

Pagina 77 | Pos. 1168

Non era capace di domandare perdono e questo vuol dire che c’era in lei una grande debolezza.

Pagina 79 | Pos. 1201-2

Quando Waldo Frank vide la grafia del mio futuro principale, disse subito: «Che essere orrendo!». E aveva ragione. Costui aveva la faccia di un arcigno pastore presbiteriano, com’era poi in realtà.

Pagina 79 | Pos. 1210-11

Quest’uomo orribile era il padre di una robustona, che aveva bisogno di ben altre cose che le prediche presbiteriane.

Pagina 79 | Pos. 1211-12

La religione andava bene per le vecchiette, le dicevo, per la gente stanca, per gli stupidi.

Pagina 80 | Pos. 1213-14

Cristo avrebbe potuto farsi chiamare Dio, ma aveva preferito esser chiamato uomo, sapendo per istinto che la parola ‘uomo’ è più estesa e più grande che la parola ‘dio’.

Pagina 80 | Pos. 1214-15

La religione, dicevo, insegna al mondo a far a meno dell’amore, a far a meno del peccato, perché la religione perdona tutti i peccati.

Pagina 80 | Pos. 1215

La mitologia è bella, la religione contorta e brutta.

Pagina 82 | Pos. 1255-56

In quegli ultimi giorni a New York avevo sofferto parossismi di pensiero. Pensavo così intensamente come deve aver pensato la Sfinge egizia, prima che il naso rotto la rendesse ridicola.

Pagina 83 | Pos. 1262-64

Uno dei segni che Chicago è felice è la terribile sporcizia che abbandona per le strade, e non gliene importa niente se le strade sono molte o se sono poche. Mi piacevano i buffi ponticelli sul fiume di questa città teppista.

Pagina 83 | Pos. 1270-72

Certe volte ho tenuto stretto fra le braccia un albero, e l’ho chiamato mio caro, mio bene e veramente mi era molto molto caro. A lungo andare però cominciò a darmi fastidio il fatto che l’albero non rispondesse al mio affetto.

Pagina 84 | Pos. 1274-75

Ero troppo povero o troppo timido per poterlo sapere veramente, ma credo che fossero molto generose di sé, queste ragazze di Chicago.

Pagina 84 | Pos. 1279-80

nel tempio della sapienza, la biblioteca pubblica di Chicago, c’è questo cartello: METTERSI IN ORDINE GLI ABITI, PRIMA DI USCIRE. Sapreste trovarne uno migliore?

Pagina 84 | Pos. 1284-85

pensare che un fattore puramente economico diede l’avvio a tale bellezza: il terreno costava troppo, sicché si dovettero costruire i grattacieli.

Pagina 86 | Pos. 1313-14

Ricordi quando ti diedi il manoscritto della mia lunga poesia su Marianne Moore e tu dicesti che esprimeva soltanto il mio odio per quella stupida donna?

Pagina 87 | Pos. 1333-34

dovevo essere come un uomo dalle mani tremanti che non osa cogliere il fiore per timore di sciuparlo.

Pagina 88 | Pos. 1336-37

Quanti giorni di fame uccisi col sonno a Chicago!

Pagina 89 | Pos. 1354-55

Ti ricordi quando dicevi che io ero il fratello minore di Dio, mentre io credevo d’essere Dio stesso?

Pagina 89 | Pos. 1355-56

in ogni ora della mia vita c’è un minuto per te

Pagina 89 | Pos. 1362-63

Questo piccolo club era la fiera dei mostri, la società degli eccentrici, il foro di quelli che arrivano nel momento sbagliato, nel posto sbagliato, e ricevono un’accoglienza sbagliata.

Pagina 92 | Pos. 1401-2

Ricordavo com’eran dolci le sue labbra la prima volta che le avevo baciate e andavo cercando, e andrò sempre cercando, qualcosa di simile alla dolcezza di quel bacio.

Pagina 93 | Pos. 1414

egli aveva un tempio, piccolo e spoglio e senza ordine, come tutte le cose più grandi.

Pagina 93 | Pos. 1422-23

chi diavolo ascolta i poeti se non altri poeti?).

Pagina 93 | Pos. 1426-27

L’artista parla di Dio come di un parente, lo tratta come un cugino, sia che lo insulti sia che lo lodi.

Pagina 95 | Pos. 1449-51

Avevo per compagne la tremenda Paura delle Paure, la paura di non esser più in grado di capire il significato delle cose e la Miseria di tutte le Miserie: quella di capire che era scomparsa in me la facoltà di distinguere una cosa dall’altra e perfino la volontà di distinguerle.

Pagina 97 | Pos. 1477-79

Andai di nuovo fuori, nella neve, mezzo svestito questa volta, ma gli dèi è raro che prendano un raffreddore. Sedetti nuovamente sul letto nella mia stanza, così infelice, così disperato, così freneticamente convinto d’essere un dio, da non capire che ero completamente pazzo.

Pagina 103 | Pos. 1570-71

(Chi si nutre di ricordi è già parzialmente morto

Pagina 104 | Pos. 1583

Aveva una di quelle facce, che si vedono meglio dopo che ci si è voltati dall’altra parte.

Pagina 104 | Pos. 1592-98

Fu allora, credo, proprio in quel teatro, che fui preso da un’ansia terribile – la seconda fase della mia malattia – una maledetta e orrenda paura che mi stesse per accadere qualcosa che non accadeva mai: il terrore dell’attesa, l’assalto continuo e implacabile dell’angoscia. Ero là, nella prima galleria, e mi sentivo il sangue e il corpo smaniare dal desiderio, no, non tanto dal desiderio quanto dalla necessità, di lanciarmi al di là della balconata. Anche Grasso era nella fase della sua decadenza; un uomo stanco e apatico, che si trascinava a fatica da una parte all’altra del palcoscenico. Balbettava flebile e rauco, invece di dire imperiosamente le sue battute, e a me sembrava di trovare in lui quasi un’apoteosi di me stesso e del mio declino.

Pagina 105 | Pos. 1601

lo tenevo sveglio tutta la notte perché mi accompagnasse giù per gli accidentati sentieri della mia insonnia.

Pagina 106 | Pos. 1619-20

Ero caduto, ma caduto dall’alto, e ciò rendeva ancor più dolorosa, anche se più dignitosa, la mia situazione.

Pagina 109 | Pos. 1657-60

Nessuno si è mai alzato all’alba per tuffarsi nel lago come facevo io. Nessuno ha mai provato sulla sabbia l’estasi che provavo io. Conoscevo l’odore di ogni foglia, la fragranza d’ogni frutto. Gran Dio, era tutto un profumo che entrava a viva forza nelle narici. Quando uscivo dall’acqua, cantavo anche più forte. Urlavo di gioia e di ebbrezza. Per Dio, queste dune erano mie, perché io non ero un turista della domenica. Non le amavo soltanto perché le avrei presto lasciate, ma perché pareva che ricambiassero il mio amore.

Pagina 110 | Pos. 1687-88

Non riuscivo più a capire lo humour di quello scherzo cosmico che era la mia esistenza.

Pagina 114 | Pos. 1735-36

Aveva un gran naso che pareva gli tagliasse a metà le parole, come un coltello.

Pagina 114 | Pos. 1736-37

Ce n’erano due notoriamente degenerati, che furono espulsi dalla diocesi, perché si prendevano delle libertà con i ragazzi. Questo accade un po’ per la difficoltà che un prete ha di procurarsi una donna, un po’ per colpa dei seminari.

Pagina 114 | Pos. 1739-40

A ogni modo era un prete, e ciò significa che sotto la sua soavità si nascondeva qualcosa di sporco).

Pagina 114 | Pos. 1745-46

c’era un uomo con una faccia da scimmia che appena mi parlò mi disse subito di non credere alla teoria di Darwin;

Pagina 115 | Pos. 1751-53

Non so come sia morto, epperò è morto, Dio maledica l’anima sua. Non era degno di restare in questo mondo e se una delle lettere che gli scrissi ha accelerato la sua morte, ne sono più che felice.

Pagina 115 | Pos. 1756-60

C’era un austriaco, poveraccio, che mi odiava a morte. Un giorno gli sputai in faccia. Era un uomo enorme, alto e forte come un gigante, che avrebbe potuto portare con un braccio solo una tonnellata di roba, e mi aveva colpito in quattro diverse occasioni. Un’altra volta gli agitai il pugno sulla faccia e un sorriso giallastro attraversò i suoi lineamenti, un sorriso che esprimeva più odio di quanto ne avessi mai visto al mondo. Un giorno, mentre era alla latrina, gli portai via la gruccia e poi gli gridai di seguirmi. Volevo vedere se potevo operare il miracolo di farlo camminare da solo.

Pagina 116 | Pos. 1769-71

Mi sembrava una delle madonne che, al mio paese, si nascondono in ogni cantuccio e in ogni nicchia; ogni madonna è così diversa dalle altre, per stile, che sono diventate vere e proprie divinità che il popolo adora, facendo così del cristianesimo una religione politeista.

Il primo dio: giudizio finale

Dio Brando Dio Brando Dio Brando

Obiettivi di lettura 2015: parziale

30 librix x x x x x x x x x x36,67%
Libri di 10 autori mai lettix x x x x x x70,00%
5 titoli non italiani o anglofonix x x x x100,00%
3 libri di cui non so nullax x66,67%
5 titoli non SF consecutivix x x x x100,00%
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5 libri di autori italianix x x60,00%
3 titoli di autori esordientix33,00%
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Libro in un giornox100,00%
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