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Ottimo lavoro, specialmente per quanto riguarda la prima parte, Bel-Ami di Guy de Maupassant narra la scalata di Georges Duroy, giovane ex militare e squattrinato, che da impacciato impiegato delle ferrovie diventa uno dei protagonisti dell’alta società parigina.
Duroy non è un uomo particolarmente intelligente, colto o competente. Il segreto del suo successo è l’opportunismo e l’arguzia con cui sfrutta donne che lo circondano.
Molto interessante lo spaccato della società francese di fine XIX secolo descritto da Bel-Ami, che forse altro non è che la versione più elegante della nostra società, con tutte le sue bassezze e i suoi difetti, i suoi chiaroscuri e le sue ombre, le sue piccole persone e le sue grandi ingiustizie.
Ora spazio alla raccolta delle frasi del romanzo che più mi hanno colpito.
Citazioni da Bel-Ami
in tasca gli restavano esattamente tre franchi e quaranta per arrivare alla fine del mese. Il che significava due cene senza pranzare, o due pranzi senza cenare
Pos. 845-46
biondo, d’un biondo castano che dava sul rossiccio
Pos. 848-50
Era una di quelle sere d’estate in cui a Parigi manca l’aria. La città, calda come un essiccatoio, sembrava trasudare nella notte soffocante. Le fogne esalavano dalle bocche di granito i loro aliti ammorbanti, e le cucine seminterrate rovesciavano nella strada, dalle loro finestrelle, gli infami miasmi delle risciacquature di piatti e di salse rancide.
Pos. 877-78
Non s’erano mai trovati i colpevoli, che del resto non s’erano cercati quasi, visto che l’arabo era considerato più o meno la preda naturale del soldato.
Pos. 923-26
«Hai la licenza liceale?». «No. Ho fatto fiasco due volte.» «Non fa niente, visto che hai portato a termine gli studi. Se si parla di Cicerone o di Tiberio, più o meno lo sai che roba è?» «Sì, più o meno.» «Bene, nessuno ne sa di più, eccetto una ventina d’imbecilli che non sanno cavarsela lo stesso.
Pos. 966
A Parigi, vedi, è meglio non avere un letto che l’abito da sera».
Pos. 1016-17
Quanto alle donne, soltanto una razza: la puttana dell’Américain, la ragazza da due luigi che fa la posta allo straniero che ne sborsa cinque
Pos. 1040
Scorgendo Duroy lei sorrise, come se i loro occhi si fossero già detti cose intime e segrete
Pos. 1104-7
Si accomodò in una poltrona indicatagli da lei, e quando sentì cedere sotto di lui il velluto elastico e morbido del sedile, quando si sentì inghiottito, sorretto, stretto da quel mobile carezzevole che lo sosteneva delicatamente col suo schienale e i braccioli imbottiti, gli sembrò di entrare in una vita nuova e affascinante, di entrare in possesso di qualcosa di delizioso, di diventare qualcuno, di essere salvo; e guardò la signora Forestier i cui occhi non lo avevano mai lasciato.
Pos. 1258-59
Duroy fu preso da una voglia matta di baciare la bambina, come se qualcosa di quel bacio avesse potuto rimbalzare sulla madre.
Pos. 1307-9
Sul lettuccio di ferro, dove il peso del suo corpo aveva scavato una fossa, vide i suoi abiti di tutti i giorni buttati là, vuoti, consunti, flosci, laidi come panni della Morgue. E, su una sedia di paglia, il suo cappello di seta, il suo unico cappello, sembrava spalancato in attesa di elemosina.
Pos. 1313-17
si rimise al tavolo e ricominciò a cercare le frasi per descrivere bene la fisionomia strana e affascinante di Algeri, anticamera dell’Africa misteriosa e profonda, l’Africa degli arabi nomadi e dei negri sconosciuti, l’Africa inesplorata e tentatrice di cui ogni tanto si vedono, nei parchi pubblici, le belve inverosimili che sembrano create per le favole, struzzi, volatili stravaganti, gazzelle, capre divine, giraffe stupefacenti e grottesche, austeri cammelli, ippopotami mostruosi, informi rinoceronti, e gorilla, gli spaventosi fratelli dell’uomo.
Pos. 1671-78
Saint-Potin si mise a ridere: «Siete ancora un ingenuo! Allora credete sul serio che andrò a chiedere a quel cinese e a quell’indiano che ne pensano dell’Inghilterra. Come se non lo sapessi meglio di loro, ciò che devono pensare per i lettori della “Vie Française”. Ne ho già intervistati cinquecento di cinesi, persiani, indù, cileni, giapponesi e così via. Con me, rispondono tutti la stessa cosa. Non devo far altro che ripescare il mio articolo sull’ultimo che è arrivato, e copiarlo parola per parola. Quello che cambia, tanto per dire, è la loro faccia, il nome, i titoli, l’età, il seguito. Su questo punto non posso consentirmi sbagli, sarei subito pizzicato dal “Figaro” o dal “Gaulois”. Ma sull’argomento, il portiere dell’Hotel Bristol e quello del Continental mi ragguaglieranno in cinque minuti. Ce ne andremo a piedi, fumandoci un sigaro. Totale: cinque franchi di carrozza da farci rimborsare dal giornale. Ecco, mio caro, come si fa quando si diventa esperti».
Pos. 1903
«La vita sarebbe piena di cose meravigliose se potessimo contare sulla reciproca discrezione assoluta.
Pos. 1932
La conversazione, scendendo dalle sublimi teorie sulla tenerezza, entrò nel giardino fiorito della pornografia più raffinata.
Pos. 2039
andò a dormire, cullato dal fischio dei treni.
Pos. 2122-25
Clotilde entrando impressionò gli avventori con l’eleganza dei suoi abiti. Le due coppie smisero di parlottare, i tre vetturini di discutere, e lo strano personaggio che fumava, toltasi la pipa di bocca, sputò davanti a sé e girò appena la testa per guardarla. La signora de Marelle mormorò: «È delizioso! Ci staremo magnificamente; un’altra volta mi vestirò da poveraccia!».
Pos. 2280
Quando li scoprì bestemmiò «Diocane!»e li trasferì nel panciotto per averli sottomano, trovandosi senza un centesimo.
Pos. 2373-74
mi si viene a trovare giusto se capita, più o meno quando pasqua vien di maggio
Pos. 2381-82
Di me, non si resta mai innamorati a lungo
Pos. 2435-37
S’era fatto silenzio. Una delle donne riprese il discorso. Si parlava del freddo che s’era fatto violento, non abbastanza tuttavia da arrestare l’epidemia di febbre tifoidea né da far pattinare. E ciascuna dava il suo parere sull’avvento del gelo a Parigi; poi espressero le loro preferenze sulle stagioni con tutte le banali considerazioni che vagano per i cervelli come la polvere negli appartamenti.
Pos. 2598-99
«È il momento di comprare quadri. I pittori crepano di fame. Nessuno ha un soldo…»
Pos. 2621-22
Il pranzo fu disimpegnato e allegro, il tipico pranzo in cui si parla di tutto senza dire niente.
Pos. 2654-56
Nel regno dei ciechi ogni orbo è re. Ma, credetemi, è tutta gente mediocre perché ha la testa chiusa fra due muri, i soldi e la politica. Sono rozzi, mio caro, non ci puoi parlare di niente; di niente di ciò che amiamo. La loro intelligenza viaggia a filo della melma, o a filo degli scarichi, come la Senna ad Asnières.
Pos. 2660
«D’altronde che importa, un po’ più o un po’ meno di genio, visto che tutto deve finire!».
Pos. 2663-64
La vita è un’erta. Mentre si sale, si guarda la cima e ci si sente felici; ma quando si arriva in alto si scopre di colpo la discesa e la fine, che è la morte. Scorre lentamente quando si sale, ma passa in fretta quando si discende.
Pos. 2676-86
Ogni passo mi avvicina a lei, ogni respiro affretta il suo odioso compito. Respirare, dormire, bere, mangiare, lavorare, sognare, tutto ciò che facciamo è morire. Vivere, insomma, è morire! Oh! lo saprete anche voi! Se rifletteste soltanto un quarto d’ora, la vedreste anche voi. Che vi aspettate? L’amore? Ancora qualche bacio, e sarete impotente. E poi, dopo? Denaro? Per farne che? Per pagarci qualche donna? Bella felicità! Per empirsi di cibo, diventare obesi e urlare notti intere sotto i morsi della gotta? E poi, ancora? Gloria? A che serve, quando non si può più coglierla sotto forma d’amore? E poi, dopo? Sempre la morte per suggello finale. Io, ora, me la vedo così vicina che spesso mi viene voglia di allungare un braccio per respingerla. Ricopre la terra, colma lo spazio. La scopro dovunque. Le bestiole schiacciate sotto le ruote, le foglie che cadono, il pelo bianco nella barba d’un amico mi straziano il cuore e mi gridano: “Eccola!”. Mi rovina tutto quello che faccio, tutto quello che vedo, che mangio e che bevo, tutto ciò che amo, i pleniluni, le albe, il mare aperto, i fiumi belli e l’aria delle sere d’estate, così dolce al respiro!».
Pos. 2692-93
Tutte le religioni sono stupide con la loro morale puerile e le loro egoistiche promesse, tremendamente idiote.
Pos. 2912-14
Tutto ciò era accaduto così inopinatamente, senza che vi avesse preso parte, senza che avesse detto una parola, senza aver espresso un’opinione, senza che avesse accettato o rifiutato, e con tanta rapidità che si sentiva stordito, sgomento, senza capire bene quello che succedeva.
Pos. 2918-19
Era stato soldato, aveva sparato sugli arabi, d’altronde senza gran pericolo per lui, un po’ come si spara a un cinghiale, a caccia.
Pos. 2995-98
Era uno di quegli aspri mattini d’inverno in cui tutta la natura è lucente, fragile e dura come cristallo. Gli alberi, rivestiti di brina, sembrano sudare ghiaccio; la terra risuona sotto i passi; l’aria asciutta porta lontano i minimi rumori; il cielo azzurro splende come uno specchio, e il sole trascorre nello spazio, brillante e freddo anche lui, gettando sul gelido creato raggi che non riscaldano nulla.
Pos. 3100
quel tono cattedratico con cui diceva le cose più insignificanti
Pos. 3174-77
«Quanti ne vedrò ancora, di tramonti?… otto… dieci… quindici o venti… forse trenta… non di più… Voi avete tempo, voialtri… quanto a me, è finita… E tutto questo continuerà… dopo di me, come se fossi lì…». Rimase muto qualche attimo, poi riprese: «Tutto ciò che vedo mi ricorda che fra qualche giorno non lo vedrò più… È orribile… non vedrò più nulla… nulla di ciò che esiste… i minimi oggetti che uno tocca… i bicchieri… i piatti… i letti dove si dorme così bene… le carrozze.
Pos. 3205-6
«Il signore ha già chiesto del signore due o tre volte. Se il signore vuole salire dal signore…»
Pos. 3403-7
Il matrimonio per me non è una catena ma un’associazione. Esigo di essere libera, completamente libera delle mie azioni, delle mie iniziative, delle mie uscite, sempre. Non potrei sopportare controlli, né gelosie, né discussioni sulla mia condotta. M’impegnerei, ovviamente, a non compromettere mai il nome dell’uomo che avrò sposato, e a non renderlo mai odioso o ridicolo. Ma bisognerebbe anche che quest’uomo s’impegnasse a vedere in me una sua pari, un’alleata, e non un’inferiore né una moglie obbediente e sottomessa. Le mie idee, lo so, non sono quelle di tutti gli altri, ma non le cambierò mai.
Pos. 3625
la titubanza del buonsenso che consiglia di aspettare il pranzo per mangiare al momento giusto.
Pos. 3709-11
La vecchia, a sua volta, baciò la bella nuora con ostile riserbo. No, non era davvero la nuora dei suoi sogni, la grassa e fresca fattoressa, rossa come una mela e tonda come una giumenta da riproduzione. Sembrava una donnaccia, questa madama, con tutti quei falpalà e quel muschio. Perché tutti i profumi, per la vecchia, sapevano di muschio.
Pos. 3768-70
La squallida luce gettava sui muri grigi le ombre delle teste con certi nasi enormi e gesti smisurati. Ogni tanto si vedeva una mano gigantesca sollevare una forchetta simile a un forcone verso una bocca che si spalancava come una gola di mostro, quando qualcuno, voltandosi un poco, presentava il profilo alla fiamma gialla e tremolante.
Pos. 3856
Trovava espressioni pungenti, velenose, da donna
Pos. 3884-87
Era uno di quegli uomini politici dalle molte facce, senza convinzioni, senza grandi mezzi, senza audacia e senza una seria preparazione, un avvocato di provincia, un personaggio nella sua cittadina, un furbo che si manteneva in equilibrio fra tutti i partiti estremi, una sorta di gesuita repubblicano e di fungo liberale di dubbia natura, come ne spuntano a centinaia sul letamaio popolare del suffragio universale.
Pos. 4264-66
Le dame patrone avevano raccolto più di tremila franchi. Pagate tutte le spese rimasero duecentoventi franchi per gli orfani del sesto arrondissement.
Pos. 4378-79
Che razza d’abitudine di servirsi della religione come ci si serve d’un ombrello. Se è bel tempo, diventa un bastone, se c’è il sole, diventa un parasole, se piove, diventa un parapioggia e, se non si esce, resta nell’ingresso.
Pos. 4838
le parole d’amore, che sono sempre le stesse, prendono il sapore delle labbra da cui escono.
Pos. 5086-87
Non era più l’ebreo Walter, padrone d’una banca equivoca, direttore d’un giornale dubbio, deputato coinvolto in loschi raggiri. Era il signor Walter, il ricco israelita.
Pos. 5235-36
«Non perché mi diano fastidio negli altri o perché ce l’abbia con loro. Ma protesto per principio»
Pos. 5248
Il proprio pensiero, su un’altra bocca, lo irritava.
Pos. 5512
«Finitela… alzatevi… Dal momento che vi siete spogliato davanti a mia moglie potete benissimo vestirvi davanti a me».
Pos. 5725-32
Lui rispose tristemente: «Non serve a niente urlare. L’ha rapita, l’ha disonorata. La cosa migliore è ancora dargliela. Se facciamo le cose perbene, nessuno verrà a sapere di quest’avventura». Lei ripeté, squassata da un’emozione orrenda: «Mai! mai avrà Suzanne! Mai acconsentirò!». Walter mormorò, accasciato: «Ma ce l’ha. È fatta. E se la terrà e la nasconderà finché non cederemo. Così, per evitare lo scandalo, tanto vale cedere subito». Sua moglie, straziata da un dolore inconfessabile, ripeté: «No! no! Non acconsentirò mai!». Lui replicò, spazientendosi: «Ma non c’è di che discutere. Bisogna. Ah! il farabutto, come ci ha giocati… Però è in gamba. Avremmo potuto trovare molto di meglio come posizione, ma non come intelligenza e come futuro. È un uomo che ha un futuro. Sarà deputato e ministro».
Pos. 5740-41
«Ma finiscila, sei stupida come tutte le donne. Agite soltanto per passione. Non sapete piegarvi alle circostanze… siete stupide! Ti dico che la sposerà… È necessario».
Pos. 5942-44
Bel-Ami, in ginocchio accanto a Suzanne, aveva abbassato la fronte. In quel momento si sentiva quasi credente, quasi religioso, pieno di gratitudine per la divinità che lo aveva tanto favorito, che lo trattava con tanti riguardi. E senza sapere esattamente a chi si stesse rivolgendo, la ringraziava del proprio successo.
Bel-Ami: giudizio finale
Come dicevo all’inizio, mi è molto piaciuta soprattutto la prima parte, quando George ancora nemmeno ambisce a quello che diventerà verso la fine del romanzo. Avanzando nella lettura gli intrighi amorosi prendono troppo spazio e secondo me la storia ne risente risultando a tratti noiosa. Il voto definitivo parziale anzichenò secondo i parametri aleatori 2015/bis è di tre belle paia di baffi, ben lisciate e all’insu!
Obiettivi di lettura 2015: parziale
30 libri | x x x x | 13,33% |
Libri di 10 autori mai letti | x x | 20,00% |
5 titoli non italiani o anglofoni | x x | 40,00% |
3 libri di cui non so nulla | x | 33,33% |
5 titoli non SF consecutivi | x | 20,00% |
Rileggere 2 libri | x | 50,00% |
5 libri di autori italiani | x | 20,00% |
3 titoli di autori esordienti | x | 33,00% |
Libro in sospeso da un anno | 0,00% | |
Libro in un giorno | x | 100,00% |