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Jonathan Franzen, uno degli scrittori americani più premiati degli ultimi anni, lo scorso 13 settembre ha dichiarato sul Guardian quanto segue:
Amazon vuole lettori legati alle sue recensioni e autori responsabili della loro stessa promozione, ma questo sistema penalizza autori, case editrici e recensori responsabili. Le cose in futuro potrebbero migliorare solo tornando a recensori affidabili e librai-editori che fanno prezzi più alti ma pagano meglio gli scrittori.
Si tratta di parole pesanti, che descrivono uno scenario tendente all’apocalisse editoriale: il monopolio! Mi viene subito da pensare a quanto è accaduto e ancora sta accadendo al mercato discografico, anche se mi rendo conto che un paragone non sarebbe equo, i target di riferimento dei due mercati sono davvero troppo differenti: praticamente verticale quello editoriale, del tutto orizzontale quello discografico. Però una rivoluzione è in atto, ed è sotto gli occhi di tutti, e l’esperienza del recente passato dice solo una cosa: adattarsi oppure soccombere.
Questa, in breve ed estremizzata, l’evoluzione del rapporto mercato/industria nel settore discografico degli ultimi cinquant’anni:
- 1960: Si acquistano i singoli nei negozi di musica
- 1970: Si acquistano gli album interi, sempre nei negozi di musica
- 1990: Si prendono in prestito gli album dagli amici per duplicarli
- 1998: Si scaricano discografie complete da Internet
- 2000: I Metallica rompono le balle
- 2001: Le case discografiche si incazzano
- 2003: Le case discografiche collassano
- 2010: Si acquistano legalmente singoli da iTunes Store
Io non me la sento di incolpare Apple anche per la musica di merda che circola oggi, così come non accuserei Amazon di manipolare il mercato editoriale a proprio piacimento.
Non dimentichiamo che per l’editoria si è passati dal medioevo all’Impero Galattico nel giro di un lustro: dall’acquistare libri in libreria stiamo andando verso l’acquistare eBook sugli store online, cui Amazon è il primo per notorietà, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, anche direttamente dall’eReader.
Questo non lo possiamo chiamare semplicemente novità, è una vera rivoluzione! E come tale potrà sembrare (o essere?) incomprensibile e a tratti ingiusta, ma di sicuro non avremo la scusa per farci cogliere impreparati!
Le recensioni di Amazon manipolano i miei acquisti?
Recensioni curate e passaparola non sono stati sostituiti da manipolazioni della piattaforma, almeno per quanto riguarda il segmento nostrano: su Amazon i libri non hanno nemmeno uno straccio di scheda… non che li abbia controllati tutti, ma quando sfoglio i libri in offerta su Amazon devo sempre consultare altre risorse per avere una descrizione decente di quello che sto comprando! Quindi non ho la percezione che qualcuno stia pilotando i miei acquisti e, per inciso, in offerta non ho mai trovato nessun libro che mi interessasse.
Amazon scaricherà il lavoro dell’editore sugli scrittori?
Per quanto riguarda il coinvolgimento degli autori nella promozione dei loro lavori, capisco che sia una pratica sgradevole e spesso richiesta dagli editori più piccoli, ma mi sembra davvero il male minore. Questo in effetti non significa essere responsabile della propria promozione (cioè andare in giro a elemosinare spazi per le presentazioni) ma semplicemente partecipare. Poi, capire come (e dove!) Amazon potrebbe organizzare eventi promozionali per i suoi eBook è un altro paio di maniche (le vie sono tante, il mio dubbio riguarda la loro efficacia).
Comunque un autore dovrebbe limitarsi alla scrittura e, se davvero è interessato a far leggere quanto scrive, alla promozione di se stesso e del proprio lavoro.
Amazon è davvero il demonio incarnato?
In Amazon di certo non fanno beneficenza né sono mossi da filantropia, ma non sono peggiori di altri book store on line o di molti grossi editori tradizionali.
Per come la vedo io già adesso questo settore è un terreno minato; Jonathan Franzen probabilmente era solamente alla ricerca di visibilità per promuovere se stesso (non lo dico con accezione negativa) e un po’ l’ha sparata grossa. Come ho già affermato, l’idea che uno scrittore debba limitarsi a fare il suo lavoro, oggi, è inefficace. Se non si è in grado di essere promotori di se stessi, anche attraverso le nuove tecnologie, si ha un asso in meno nella manica.
Perché la parte difficile non è scrivere, ma far leggere.