Moby Dick for dummies

da | 11 Mag 2013

o anche

Quello che è meglio sapere prima di leggere Moby Dick

Ho deciso di leggere questo romanzo di Herman Melville quasi per caso: in Indietro nel tempo di Jack Finney il protagonista si trova catapultato nella New York del 1882, e riflette sul fatto che, probabilmente, se andasse a bussare alla porta di Herman Melville lo troverebbe mentre sta lavorando a Moby Dick.

In effetti acquistai il romanzo sulla balena bianca diverso tempo fa e questo gancio semi casuale m’ha ricordato che i libri non sono fatti solo per essere esibiti sugli scaffali.
Iniziai dunque la lettura del romanzo, trovandomi però subito in difficoltà a causa di certi concetti che, per chi non è pratico della caccia alla balena, possono risultare oscuri. Cercherò ora di dar valore alla mia esperienza introducendo alcune nozioni e alcuni tecnicismi tipici di questo mondo.

La balena

Nel romanzo viene trattato in modo analitico il quesito La balena è un mammifero o un pesce? (e, se volete, potrete ritrovare questo pezzo fra le citazioni che vi riporto) e la risposta che il protagonista Ismaele – che poi è anche la voce narrante… all’inizio! – si dà, è che la balena è senza ombra di dubbio un pesce. Sappiamo tutti invece che la balena è un mammifero, pochi invece conoscono i diversi tipi di balena. Vediamo nel dettaglio le balene che appaiono in Moby Dick:

Capodoglio

CapodoglioMoby Dick è un capodoglio albino, ed è descritto come un esemplare particolarmente massiccio, cattivo e con un mucchio di fiocine infilzate qui e là.

Balena franca

Balena FrancaLe balene franche sono considerate dai balenieri prede di bassa qualità, questo aspetto è sottolineato più volte nel corso della narrazione.

Il gergo marinaresco

Lontano dal voler essere in qualche modo esauriente, presento una piccola raccolta di termini marinareschi con relativo significato. Li ho raccolti nell’ottica di fornire un supporto alla lettura di Moby Dick: ecco perché il loro numero è così ridotto, e perché non ho tenuto in considerazione evoluzioni moderne di alcuni di essi.

Abbrivo: Velocità residua di una nave dopo l’arresto del sistema di propulsione. Entro un certo limite può essere sufficiente perché il timone produca effetto.
Alberetto: Nome specifico del fuso superiore di ogni albero. È distinto dalle vele che vi corrispondono: alberetto di velaccino, alberetto di velaccio, alberetto di belvedere.
Albero di maestra: L’albero più alto di tutti, al centro della nave.
Albero di mezzana: L’albero a poppa dell’albero di maestra.
Albero di trinchetto: Il primo albero verticale a cominciare dalla prora.
Alzana: È un grosso cavo piano (cima o gomena), di vario diametro, che viene impiegato per alare una nave lungo un fiume o un canale, per tonneggio o per rimorchio.
Babordo: Termine usato per indicare il lato sinistro della nave e distinguere la posizione di qualunque cosa a bordo. Corrisponde alla sinistra di chi è rivolto verso prora.
Barile: Nome che nella Marina Mercantile si dà alle basse gabbie. È anche una misura di volume anglosassone barrel corrispondente a 1,6365 ettolitri.
Barra: Leva o manovella che, fissata alla parte superiore del timone, serve a farlo girare.
Boma: Asta di legno che serve a fissare il gratile inferiore alla randa.
Bompresso: Albero molto inclinato, o quasi orizzontale, che sporge dalla prua dei velieri e che è destinato a sostenere il lato inferiore delle vele triangolari.
Chiesuola: Custodia di protezione della bussola, in legno o in metallo non magnetico.
Controvelaccio: Nome specifico della vela spiegata al di sopra del velaccio e quindi della più alta di quelle dell’albero di maestra.
Crocetta: Telaio formato da barre di legno (dette costiere e traverse) destinato a dare rigidità all’alberetto.
Dritta: Solo ed unico termine per indicare il lato destro della nave e distinguere la posizione di qualunque cosa a bordo. Corrisponde alla dritta di chi è rivolto verso prora. Si dice anche tribordo.
Gabbia: Nome specifico di una vela dell’albero di maestra.
Gomena: È un cavo torticcio generalmente di canapa, avente un diametro compreso fra 160 e 200 millimetri. Serve per ormeggio poppiero e, talvolta, per rimorchio.
Gratile: Fune disposta a rinforzo di ogni lato di una vela.
Lancia: Leggera imbarcazione a remi usata per i servizi di bordo.
Miglio marino: Unità di misura delle distanze in mare. Esso corrisponde al primo di arco del meridiano terrestre. È lungo 1851,85 metri.
Orzare: Avvicinare la prua della nave alla direzione del vento. Si dice anche andare all’orza o venire all’orza.
Pagliolo: Piano di calpestio che può essere posto in diverse zone di un grande scafo o in prossimità del fondo di uno minore. Distinto da un ponte per la sua esiguità strutturale e perché non si distende con continuità da una parte all’altra dello scafo stesso.
Paratia: Ognuno dei tramezzi verticali che dividono lo spazio interno di uno scafo o delle sue sovrastrutture.
Parrocchetto: Vela di un bastimento a vele quadre sostenuta dall’albero di parrocchetto e inferita al pennone di parrocchetto.
Picco: Asta connessa alla sua estremità anteriore ad un albero e destinata a sostenere superiormente una randa aurica.
Polena: Ornamento sulle prore, spesso di forma umana, molto in uso nel passato sia sui bastimenti da guerra che mercantili. Oggi è totalmente scomparso.
Ponte: Ogni struttura continua orizzontale che si estenda da una parte all’altra dello scafo; quello superiore a ogni altro è detto di coperta o semplicemente coperta.
Poppa: La parte posteriore di una nave o di un’imbarcazione.
Pozzetto: È lo spazio scoperto, chiuso da paratie e paglioli stagni, in cui sono raccolte le principali manovre e la timoneria.
Prora o prua: Parte anteriore di una nave o di un’imbarcazione. Normalmente affilata per fendere le onde. La parola prua si usa anche nel senso di direzione.
Randa: Vela trapezoidale inferiormente inferita, cioè fissata, sul boma, anteriormente all’albero e superiormente sostenuta da picco.
Rollio: Il movimento di oscillazione di una nave per effetto delle onde del mare nel senso trasversale, sollevando alternativamente i due fianchi.
Sartia: Fune che fissa allo scafo, o ad altra robusta struttura, lateralmente e alquanto verso poppa, i tronchi maggiori e gli alberi di gabbia.
Sassola: Grosso cucchiaio per levare l’acqua dal fondo delle imbarcazioni.
Serrare: Raccogliere e legare strettamente le vele alle parti delle attrezzature che le sostengono.
Sopravvento: Tutto ciò che si trova dalla parte da cui spira il vento, rispetto a un osservatore che si trovi sulla nave o fuori di essa.
Sottovento: Tutto ciò che si trova dalla parte verso la quale spira il vento, rispetto a un osservatore che si trovi sulla nave o fuori di essa.
Straglio o strallo: Fune (attualmente in cavo di acciaio) che sostiene gli alberi verso prua.
Straorzare: Avvicinare la prua alla direzione del vento in modo eccessivo e involontario, in genere per effetto di una velatura incompatibile con l’intensità del vento stesso.
Terzarolare: Ridurre la superficie velica esposta al vento.
Trinchetto: Vela di un bastimento a vele quadre sostenuta dal tronco maggiore di trinchetto e inferita al pennone di trinchetto.
Uccellina: Nome specifico della vela di straglio di controvelaccio.
Velaccio: Nome specifico di una delle vele superiori dell’albero di maestra.
Verricello: Piccolo argano orizzontale adibito al maneggio degli alberi di carico.

Il Grande Leviatano

LeviatanoIl leviatano è un terribile mostro marino immaginario di origine biblica con il quale i personaggi del romanzo di Melville identificano Moby Dick.
Tale identificazione è talmente forte che questi spesso usano addirittura il nome Leviatano (anche nella forma Il Grande Leviatano) come alternativa al vero nome della balena bianca.

Giona

GionaDurante il romanzo vengono spesso citati Giona e la sua storia. Giona è un personaggio biblico il cui mito narra che, dopo essersi rifiutato di eseguire il volere divino, si imbarca per fuggire dai suoi doveri, provocando così l’ira di Dio. Questo causa una tremenda tempesta che mette a rischio la vita di tutto l’equipaggio della nave; Giona allora decide di confessare la ragione della sua fuga ai compagni i quali, vedendo in lui la causa della maledizione, lo buttano in mare per ottenere il perdono divino.
In mare un grande pesce lo inghiotte, e Giona trascorre tre giorni e tre notti pregando Dio nel ventre del pesce, dopo di ché viene sputato dal pesce su una spiaggia. Capisce così che Dio l’ha perdonato, e si decide nell’eseguire il suo compito. Si reca così presso la città di Ninive per annunciarne la distruzione, ma il popolo di Ninive, inaspettatamente, si pente e Dio decide di risparmiarli; Giona però non è d’accordo, lui voleva che i niniviti fossero puniti. Per protesta Giona si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire. Prima Dio lo protegge dal sole con una pianta magica, poi con un verme magico fa morire la pianta magica e Giona subisce il flagello del sole e del vento chiedendo di nuovo a Dio di farlo morire. Questi lo sfotte e fa finire la storia.

La caccia alla balena

In genere la caccia procedeva con baleniere relativamente grandi che potevano rimanere in mare anche per periodi di diversi anni. Avvistata la preda, i cacciatori procedevano a bordo di lance, scialuppe o altre navi più piccole, che si avvicinavano al cetaceo per colpirlo con arpioni. Una volta ucciso il cetaceo, questo veniva riportato alla baleniera per essere lavorato.

Lo spermaceti

SpermacetiDirettamente da definizioni di enciclopedie varie, lo spermaceti è una sostanza oleo-cerosa che si trova in una concavità esterna (organo del bianco o organo dello spermaceti) del cranio dei cetacei fiseteridi (tra i quali il capodoglio) e di alcuni zifidi, detta anche olio di spermaceti, bianco di balena e cetina.
Ha probabilmente funzione idrostatica durante le immersioni in profondità, ed è costituita da cere (esteri di alcoli superiori, soprattutto alcol cetilico, con acidi grassi) miste con il 26-34% di trigliceridi.
Era molto ricercato fino al XIX secolo, a causa della sua bassa emissione di fumo, per la fabbricazione di candele e come combustibile per le lampade ad olio, ma anche per la preparazione di unguenti, saponi, pomate e cosmetici.

Citazioni da Moby Dick

Ecco, come di consueto, le mie sottolineature. Il racconto è corposo e molto bello, per cui spesso mi sono trovato a segnare porzioni anche piuttosto lunghe di testo. Buona lettura!

Pagina 3 | Pos. 44

appartieni a quella genìa terrea e disperata che nessun vino al mondo potrà mai scaldare

Pagina 12 | Pos. 174-75

«Se vi capitasse di scrivere una storia per pesciolini, li fareste parlare come grosse balene.»

Pagina 14 | Pos. 204-6

l’oceano in alto serve
spruzzato da una balena
a esprimere gioia ribelle.»

Pagina 22 | Pos. 334-36

«Una volta vidi due di questi mostri (le balene), probabilmente maschio e femmina, che nuotavano lenti l’uno dietro l’altro, a meno di un tiro di pietra dalla riva (Terra del Fuego) su cui il faggio stendeva i suoi rami.»
Darwin, Viaggio d’un naturalista

Pagina 24 | Pos. 361

Chiamatemi Ismaele.

Pagina 26 | Pos. 384-86

Prendete il più distratto degli uomini quand’è sprofondato nei suoi sogni: mettetelo in piedi, mettete i piedi in movimento, ed egli vi porterà infallibilmente all’acqua

Pagina 26 | Pos. 399-400

Perché gli antichi Persiani consideravano sacro il mare? E perché i Greci gli assegnarono un dio a parte, e fratello dello stesso Giove?

Pagina 27 | Pos. 404-5

a imbarcarsi da passeggero bisogna avere per forza un portafogli, e un portafogli non è che uno straccio se non c’è qualcosa dentro.

Pagina 27 | Pos. 410-13

arrostire polli non mi ha mai attirato; per quanto, una volta che il pollo sia arrostito, giudiziosamente imburrato e magistralmente salato e pepato, non c’è nessuno che possa parlare di un pollo arrosto con più rispetto, per non dire riverenza, di me. è proprio per causa della passione idolatra degli Egiziani antichi per l’ibis al forno e l’ippopotamo arrosto, che noi oggi vediamo le mummie di queste creature nei loro forni mostruosi, le piramidi.

Pagina 28 | Pos. 422-23

Chi non è uno schiavo? Ditemelo.

Pagina 28 | Pos. 428-31

L’atto di pagare è forse il castigo più seccante che i due ladri del frutteto ci abbiano lasciato in eredità. Ma essere pagati, che c’è di eguale al mondo? La premura affabile con cui un uomo riceve del denaro è davvero sorprendente se si pensa che noi crediamo così profondamente che il denaro è la radice di tutti i mali terreni, e che per nulla al mondo un uomo danaroso può entrare in cielo. Ah con che allegria ci consegniamo alla perdizione!

Pagina 30 | Pos. 456

non è che bene sapere essere amico di tutti gli ospiti del posto in cui si abita.

Pagina 48 | Pos. 732-33

L’ignoranza è madre della paura

Pagina 51 | Pos. 781

Meglio dormire con un cannibale sobrio che con un cristiano ubriaco.

Pagina 54 | Pos. 824-26

Finalmente, a furia di contorsioni e strepiti e proteste per la sconvenienza di tenere abbracciato un maschio in quella maniera coniugale, riuscii a strappargli un grugnito.

Pagina 57 | Pos. 861-64

Ma una buona risata è una gran bella cosa, e una bella cosa piuttosto rara. Questo è il vero peccato. Perciò se un uomo ha la fortuna di avere addosso ciò che serve a un altro per farsi una buona risata, non abbia esitazione, ma si disponga allegramente a impiegarsi e a farsi impiegare a quello scopo. E chi si porta addosso qualche generosa esca alle risate, è un uomo che vale più di quanto non si pensi. Ci potete scommettere.

Pagina 58 | Pos. 889

a giudizio dei più, fare una cosa con distacco vuol dire farla con educazione.

Pagina 59 | Pos. 902

veri selvaggi insomma, ché molti portano ancora sulle ossa carne non battezzata. Chi viene da fuori resta a bocca aperta.

Pagina 60 | Pos. 910-11

Un dandy cittadino non regge mai al confronto con uno di campagna, uno che è cafone sul serio, dico, uno che durante la canicola è capace di mietere il suo ettaro coi guanti di capretto per paura di abbronzarsi le mani.

Pagina 62 | Pos. 942-43

Ogni muto fedele pareva sedere apposta lontano dagli altri, come se ogni dolore fosse insulare e incomunicabile.

Pagina 65 | Pos. 994

in che estasi mortale e disperata giace ancora l’antico Adamo che è morto da ben sessanta secoli?

Pagina 66 | Pos. 997-98

la fede, come uno sciacallo, si nutre in mezzo alle tombe

Pagina 66 | Pos. 1003-4

Ho l’impressione che abbiamo travisato in maniera madornale questa storia della vita e della morte. Ho il sospetto che ciò che chiamano la mia ombra qui sulla terra, sia la mia sostanza vera.

Pagina 74 | Pos. 1126-27

In questo mondo, compagni, il peccato che paga può viaggiare liberamente e senza passaporto, mentre la virtù, se è povera, viene fermata a ogni frontiera.

Pagina 83 | Pos. 1260-61

Voglio provare un amico pagano, pensai, visto che la bontà cristiana si è dimostrata nient’altro che vuota cortesia.

Pagina 84 | Pos. 1279-85

Ero un buon cristiano; nato e cresciuto nel seno dell’infallibile Chiesa Presbiteriana. Come potevo allora unirmi a questo selvaggio idolatra nell’adorazione del suo pezzo di legno? Ma pensai, che cos’è un culto? Credi davvero, Ismaele, che il Dio magnanimo del cielo e della terra (pagani e tutti quanti inclusi) può essere mai geloso di un insignificante pezzetto di legno nero? è impossibile. Allora cos’è il culto? Fare la volontà di Dio. Questo vuol dire culto. E che cos’è la volontà di Dio? Fare agli altri quello che mi piacerebbe avere fatto dagli altri, questa è la volontà di Dio. Ora Queequeg è il mio prossimo. E cosa vorrei che facesse per me questo Queequeg? è logico, unirsi a me nella mia speciale forma di culto presbiteriana. Di conseguenza, debbo unirmi a lui nella sua; ergo, debbo diventare idolatra.

Pagina 85 | Pos. 1300-1301

se si vuole avere davvero un bel caldo in corpo, qualche pezzetto di quest’ultimo dev’essere freddo: ché ogni qualità al mondo è tale solamente per contrasto.

Pagina 87 | Pos. 1325

Non è segnata in nessuna carta: i posti veri non lo sono

Pagina 94 | Pos. 1441-42

a noi cannibali tocca aiutare questi cristiani.»

Pagina 95 | Pos. 1449

le erbacce, laggiù, ve le debbono coltivare perché da sole non crescono

Pagina 102 | Pos. 1557

Pequod, come ricorderete senza dubbio, era il nome d’una famosa tribù di indiani del Massachusetts

Pagina 105 | Pos. 1601-2

Ma corpo d’una balena! giovanotto, come mai ti è venuta l’idea di fare il baleniere, eh?

Pagina 108 | Pos. 1646-50

Seppi poi che era il capitano Bildad, che col capitano Peleg era tra i maggiori proprietari della nave; le altre azioni, come capita spesso in questi porti, appartenevano a un mucchio di vecchi pensionati, vedove, orfani e minorenni sotto tutela legale, ognuno dei quali si trovava a essere proprietario, sulla nave, del valore circa di una bitta, d’un piede di tavola, o di un chiodo o due. La gente a Nantucket investe il proprio denaro nelle baleniere come voi investite il vostro in titoli ufficiali di stato, che danno un buon interesse.

Pagina 118 | Pos. 1806-7

nutro infatti il massimo rispetto verso gli obblighi religiosi di ognuno, senza tenere conto del loro grado di comicità

Pagina 119 | Pos. 1814-15

il Cielo abbia pietà di tutti noi, presbiteriani o pagani, perché tutti in un modo o nell’altro abbiamo il cervello terribilmente bacato, e un serio bisogno di riparazioni.

Pagina 123 | Pos. 1882-84

Ma quando la religione di un uomo diviene pazzia autentica, quando si trasforma in vera e propria tortura, e insomma rende questa terra nostra una scomodissima locanda, allora mi pare proprio il momento di pigliare a parte quell’individuo e farsi una piccola discussione.

Pagina 124 | Pos. 1890-91

tutti i pensieri nati da un digiuno saranno necessariamente pensieri di magro.

Pagina 135 | Pos. 2063-65

bisogna ricordarsi che tra tutte le navi le baleniere sono le più esposte a incidenti di ogni genere, specie alla distruzione e perdita proprio di quelle cose su cui sopratutto si fonda la riuscita del viaggio. Quindi lance di scorta, pennoni di scorta, lenze e ramponi di scorta e quasi ogni cosa di scorta tranne un capitano di ricambio e un duplicato di nave.

Pagina 140 | Pos. 2134-39

Queequeg mi diede a capire che al suo paese, a causa della mancanza di ogni genere di sofà o divani, i re, i capi e i pezzi grossi in genere avevano l’abitudine di tenere all’ingrasso come ottomana qualcuno delle classi più umili. Sicché, per ammobiliare bene la casa da quel punto di vista, bastava solo comprare otto o nove poltroni, e distribuirli attorno fra le porte e nelle alcove. La soluzione, inoltre, era molto conveniente per una scampagnata, molto più conveniente di quelle sedie da giardino che si trasformano in bastoni da passeggio. All’occasione, un capo chiamava il servo e lo pregava di far divano di sé all’ombra di un albero, o magari in qualche pantano.

Pagina 142 | Pos. 2174

«Tutti a poppa, figli di scapoli»

Pagina 151 | Pos. 2309-10

Quella grande America sul rovescio del globo, l’Australia

Pagina 153 | Pos. 2343

una nave baleniera fu la mia Yale e la mia Harvard.

Pagina 156 | Pos. 2379-80

non solo il coraggio più fidato e fruttuoso è quello che nasce dal giusto concetto del pericolo che s’incontra, ma che uno che non ha affatto paura è un compagno assai più pericoloso di un vigliacco.

Pagina 156 | Pos. 2385-86

pensava che in quel suo mestiere il coraggio era uno dei principali articoli dell’equipaggiamento di una baleniera, come la carne e il pane, cose che è stupido sprecare.

Pagina 156 | Pos. 2387-88

io sono qua su questo mare pernicioso ad ammazzare balene per guadagnarmi la vita, e non per obbligarle ad ammazzare me per difendere la loro.

Pagina 162 | Pos. 2472

A guardarlo si provava un’umiltà corporale; e un bianco che gli stava davanti pareva una bandiera bianca venuta a implorare tregua a una fortezza.

Pagina 164 | Pos. 2514-16

Somigliava alla cicatrice perpendicolare prodotta a volte nel tronco alto e dritto di un grande albero, quando il fulmine vi guizza sopra lacerante, e senza svellere un solo rametto spella e scava la corteccia da cima a fondo prima di scaricarsi per terra, lasciandolo vivo e verde ma segnato.

Pagina 165 | Pos. 2527

quella barbara gamba bianca sulla quale si appoggiava a metà.

Pagina 167 | Pos. 2557

Per uno che volesse dormire, era difficile scegliere tra giorni così amabili e notti così seducenti.

Pagina 170 | Pos. 2599-2600

Il mio undicesimo comandamento è non pensare, e il dodicesimo è dormi finché puoi.

Pagina 178 | Pos. 2716-17

scartando ogni discussione io accetto il buon principio antico che la balena è un pesce, e a mio sostegno invoco il santo Giona. Fissato questo punto fondamentale, il secondo è vedere per quali motivi la balena differisce dagli altri pesci.

Pagina 178 | Pos. 2720-22

una balena è un pesce che sfiata acqua, ed ha la coda orizzontale. è il suo ritratto. Per quanto stitica, questa definizione è il risultato di lunghe riflessioni.

Pagina 187 | Pos. 2862-63

E se voi stessi non riuscite a gridare tre urrà alla vista di questi pesci vivaci, che il cielo vi aiuti: vi manca lo spirito dell’onesta allegria.

Pagina 194 | Pos. 2964-65

chi anche una sola volta ha offerto un pranzo agli amici, ha assaporato che significa essere Cesare.

Pagina 195 | Pos. 2989

Quello che riusciva a mangiare serviva non tanto a levargli la fame ma a conservargliela perenne.

Pagina 198 | Pos. 3033

Era incluso di nome nel censimento della Cristianità, ma di fatto vi era sempre estraneo.

Pagina 209 | Pos. 3198-99

«Una balena bianca, ripeto.» tornò a dire Achab gettando via la mazza, «una balena bianca. Tenete gli occhi aperti, marinai. Attenti all’acqua bianca.

Pagina 210 | Pos. 3211-13

«Ma sicuro, Queequeg, ce l’ha dentro tutti storti e piegati, i ramponi; Daggoo, hai ragione, ha una sfiatata come un covone di frumento, e bianca come un mucchio della nostra lana a Nantucket dopo la tosatura; ed è vero, Tashtego, che sbatte la coda come un fiocco strappato dalla burrasca. Morte e demoni! è Moby Dick che avete visto, ragazzi! Moby Dick, proprio Moby Dick!»

Pagina 212 | Pos. 3246

Le parole arrabbiate di certi uomini sono poca offesa.

Pagina 216 | Pos. 3311-15

mi stanno davanti come tanti mucchietti di polvere, e io ne sono la miccia. Oh, è duro che per accendere gli altri anche la miccia debba andare distrutta! Ciò che è osato, l’ho voluto; e ciò che ho voluto lo farò! Mi credono pazzo: Starbuck mi crede pazzo; ma io sono demoniaco, io sono la pazzia impazzita. Quella pazzia selvaggia che è calma solo per capire se stessa! La profezia ha detto che sarei stato smembrato, e difatti! Ho perso questa gamba. Io ora profetizzo che smembrerò il mio mutilatore. E perciò il profeta e l’esecutore siano la stessa persona. Questo è più di quanto avete saputo mai fare voi, grandi dei.

Pagina 218 | Pos. 3330-31

gli leggo negli occhi non so che dolore sinistro che mi brucerebbe, se l’avessi io.

Pagina 218 | Pos. 3335-36

una simile ciurma di miscredenti, che quasi non paiono nati da madri umane!

Pagina 219 | Pos. 3347-48

Perché una risata è la risposta più saggia e più naturale a tutto ciò che è bislacco.

Pagina 223 | Pos. 3413-14

Metà dei marinai ballano al suono del tamburo. Alcuni scendono sottocoperta. Altri dormono e si stirano tra i rotoli di cordame. Bestemmie in abbondanza.

Pagina 225 | Pos. 3442-43

Non c’è niente di più bello sulla terra e neanche in cielo forse: quelle poppe calde e ballerine che si vedono e non si vedono, quelle braccia alzate che difendono uva matura, uva che scoppia.

Pagina 234 | Pos. 3574-76

quelli ribattevano che altri leviatani potevano venire inseguiti con qualche speranza di successo, ma dare la caccia o gettare una lancia a un fantasma come un capodoglio non era cosa da uomini. E se uno ci provava, veniva strappato senza scampo dal mondo e gettato di botto nell’eternità.

Pagina 235 | Pos. 3596-97

l’immortalità non è che ubiquità nel tempo

Pagina 237 | Pos. 3624-32

Un desiderio tanto più accanito perché nella sua smania morbosa egli era arrivato al punto da identificare con la bestia non solo tutti i suoi mali fisici, ma ogni sua esasperazione intellettuale e spirituale. La balena bianca gli nuotava davanti agli occhi come l’incarnazione ossessiva di tutte quelle forze del male da cui certi uomini profondi si sentono azzannare nel proprio intimo, finché si riducono a vivere con mezzo cuore e mezzo polmone. Quella malvagità inafferrabile che è esistita fino dal principio, al cui regno perfino i cristiani d’oggi attribuiscono metà dei mondi, e che gli antichi Ofiti dell’oriente veneravano nel loro demonio di pietra, Achab non cadeva in ginocchio per adorarla come loro, ma ne trasferiva allucinato l’idea nell’aborrita balena bianca e le si piantava contro, così mutilato com’era. Tutto ciò che sconvolge e tormenta di più tutto quel che rimescola la feccia delle cose, ogni verità farcita di malizia, ogni cosa che spezza i tendini e coagula il cervello, tutti i subdoli demonismi della vita e del pensiero, ogni male insomma, per quell’insensato di Achab, era personificato in modo visibile e reso raggiungibile praticamente in Moby Dick.

Pagina 238 | Pos. 3643

Nella camicia di forza dondolò al ballo pazzo delle burrasche.

Pagina 238 | Pos. 3644-47

quando secondo ogni apparenza il delirio del vecchio pareva fosse rimasto indietro assieme alle acque alte del Capo Horn, ed egli uscì dalla sua tana oscura nella letizia dell’aria e della luce, perfino quando mostrò quella sua fronte ferma e raccolta, solo un po’ pallida, e diede di nuovo i suoi ordini pacati, sicché gli ufficiali ringraziarono Iddio perché finalmente quella terribile pazzia era superata, sempre Achab, nel suo profondo, continuò a farneticare.

Pagina 238 | Pos. 3650-51

Ma come nel fluire ristretto della sua ossessione non si era perduto un briciolo della gran pazzia di Achab, così in questa sua totale pazzia non si era spenta neanche una favilla della grande intelligenza che gli era naturale.

Pagina 244 | Pos. 3729-30

Era il Serse eletto di grandi mandrie di cavalli selvaggi, i cui pascoli a quei tempi erano recintati solo dalle Montagne Rocciose e dagli Allegani.

Pagina 245 | Pos. 3755-57

Perciò, sebbene in diversi stati d’animo l’uomo si compiaccia di simboleggiare col bianco tante cose delicate o grandiose, nessuno può negare che nel suo più profondo, ideale significato, la bianchezza evochi nell’anima come uno strano fantasma.

Pagina 250 | Pos. 3822-23

ed è per questo motivo che c’è una vacuità muta, piena di significato, in un gran paesaggio di nevi, un omnicolore incolore di ateismo che ci ripugna?

Pagina 250 | Pos. 3830-31

l’infelice miscredente si acceca a fissare l’immenso sudario bianco che avvolge attorno a lui tutto il paesaggio. E di tutte queste cose la balena albina era il simbolo. Perché allora vi meraviglia questa caccia feroce?

Pagina 252 | Pos. 3860-63

Mentre lavorava così, la pesante lampada di peltro sospesa con catene sulla sua testa oscillava continuamente al muoversi della nave, e di continuo sulla fronte segnata di rughe gli passavano sprazzi di luce e righe d’ombra, tanto che quasi pareva che una matita invisibile, mentre Achab segnava linee e rotte sulle carte gualcite, gli andasse tracciando anch’essa linee e rotte sulla carta profondamente incisa della fronte.

Pagina 256 | Pos. 3921-22

Dio, che estasi di torture sopporta l’uomo consumato da un unico insoddisfatto desiderio di vendicarsi! Dorme coi pugni stretti, e si sveglia coi segni del sangue sulle palme.

Pagina 257 | Pos. 3938-39

I tuoi pensieri hanno creato dentro di te una creatura; e all’uomo che a forza di pensare si trasforma in un Prometeo, un avvoltoio divora il cuore per sempre. Un avvoltoio che è la stessa creatura che egli crea.

Pagina 261 | Pos. 3996-97

Per amor di Dio fate economia di lampade e candele! Per ogni gallone che bruciate è stata sparsa almeno una goccia di sangue umano.

Pagina 261 | Pos. 4000

non avevo intenzione di essere spiritoso più di Mosè quando scrisse la storia delle piaghe d’Egitto.

Pagina 263 | Pos. 4019-22

Qualche settimana dopo il Commodoro fece vela per Valparaiso con la sua invulnerabile unità. Ma per via fu fermato da un maestoso capodoglio, che gli chiese un colloquio confidenziale di qualche momento. Il colloquio consistette nel menare una tale botta al legno del Commodoro, che con tutte le sue pompe in azione egli dovette filare dritto al porto più vicino per carenarsi e raddobbare.

Pagina 275 | Pos. 4206-7

fate forza, che ve ne frega dello zolfo, i diavoli sono gente simpatica.

Pagina 275 | Pos. 4212

«Ogni figlio di buona madre cacci fuori il coltello, e forza con la lama tra i denti.

Pagina 275 | Pos. 4215

costui aveva un modo piuttosto speciale di rivolgersi a tutti quanti assieme, specie quando inculcava la religione della voga.

Pagina 281 | Pos. 4304-5

ciò che Achab l’oscuro diceva a quel suo equipaggio giallo-tigre erano parole che è meglio omettere, visto che vivete nella beata luce d’una terra evangelica.

Pagina 282 | Pos. 4316-20

la vista meravigliosa del Pequod eburneo che scendeva sulle sue lance a vele spiegate come una chioccia selvatica sui pulcini strillanti, tutto ciò era emozionante. Non la recluta inesperta che passa dal seno di sua moglie alla febbre della prima battaglia, né lo spettro del morto che incontra all’altro mondo il primo fantasma sconosciuto, nessuno dei due può sentire emozioni più strane e più forti dell’uomo che si trova a vogare per la prima volta dentro la magica cerchia di spuma del capodoglio inseguito.

Pagina 284 | Pos. 4344-45

Inutilmente gridavamo alle altre barche: chiamarle in quella tempesta era come rivolgersi urlando ai pezzi di carbone ardente giù per la ciminiera di una fornace accesa.

Pagina 286 | Pos. 4382-84

«voi avete esperienza di queste cose e io no. Mi volete dire se è una legge immutabile di questa pesca, signor Flask, che un rematore si deve rompere i reni a spingersi a culo in avanti nelle ganasce della morte?»

Pagina 287 | Pos. 4401-2

E allora, pensai rimboccandomi senza rendermene conto le maniche del maglione, vada per un buon tuffo calmo e fresco nella morte e nella distruzione. E il diavolo si porti chi resta ultimo.

Pagina 290 | Pos. 4446-49

quei paesi isolati, immemoriali, inalterabili, che perfino in questi tempi moderni conservano tanto della spettrale natura aborigena delle generazioni primitive della terra, quando la memoria del primo uomo era un ricordo distinto, e tutti gli uomini suoi discendenti, non sapendo da dove egli fosse venuto, si guardavano l’un l’altro come veri fantasmi e chiedevano al sole e alla luna perché erano stati creati e a che scopo

Pagina 297 | Pos. 4550-54

Se questo mondo fosse un piano infinito, e navigando verso est potessimo raggiungere sempre posti più distanti e scoprire cose più dolci e strane di tutte le Cicladi o le Isole del Re Salomone, allora ci sarebbe senso nel viaggio. Ma quando inseguiamo quei misteri lontani che sogniamo, o diamo tormentosamente la caccia a quel fantasma demoniaco che prima o poi nuota davanti a tutti i cuori umani, quando così ci buttiamo alla caccia intorno a questo globo, quelle cose ci portano dentro sterili labirinti, o ci lasciano a mezza strada, sul fondo.

Pagina 299 | Pos. 4579-80

l’inglese è piuttosto chiuso, e il nostro yankee non ama quella qualità che in se stesso.

Pagina 300 | Pos. 4598-99

nel caso dei pirati, per esempio, vorrei proprio sapere se questa loro professione vanta qualche gloria speciale. Certo, qualche volta finisce con un’insolita elevazione: ma solo sulla forca.

Pagina 301 | Pos. 4601-2

Ma che cos’è un gam? Potete consumarvi l’indice facendolo correre su e giù per le colonne dei dizionari, e la parola non la trovate.

Pagina 306 | Pos. 4678-79

il marinaio delle foreste, arrivato fresco dai climi ove usa il coltello da caccia col manico di corno di daino.

Pagina 307 | Pos. 4698-4704

«Ora, come ben sapete, succede spesso in questo nostro mondo convenzionale, sia esso acquatico o no, che quando una persona incaricata di comandare ai suoi simili ne trova uno che lo supera decisamente in quell’oggetto di generale orgoglio che è la virilità, subito concepisce verso costui un astio e un’antipatia invincibili; e alla prima occasione è pronto ad abbattere e frantumare la rocca di quel subalterno, per farne un mucchietto di polvere. E forse mi sbaglio, signori, ma certo quello Steelkilt era un essere alto e nobile, con la testa di un romano e una barba d’oro fluente che somigliava alla gualdrappa infioccata del corsiero tutto sbuffi del vostro ultimo viceré; e con un cervello, e un cuore, e un’anima in corpo, signori, che ne avrebbero fatto un Carlomagno, se fosse nato figlio del padre di Carlomagno.

Pagina 310 | Pos. 4752-53

Steelkilt non indietreggiò per la millesima parte di un pollice; ma trafisse nell’occhio il suo persecutore col pugnale inflessibile del suo sguardo

Pagina 313 | Pos. 4787-89

è una delle principali qualità positive dell’uomo di violenza, che egli dimostri a volte di avere un braccio tanto forte per sostenere un povero forestiero in difficoltà, come per svaligiare un ricco.

Pagina 330 | Pos. 5056

Non vorrei sembrare ruvido, ma questa brutta balena somiglia di più a una troia con le zampe mozze

Pagina 349 | Pos. 5341

nessun figlio di donna può sedersi per la prima volta tra quei grovigli

Pagina 353 | Pos. 5401-3

«Forza ora. Palata lunga e forte, Tashtego. Forza, Tash, figlio mio, bello mio, forza tutti! Ma freddi, freddi come tanti cocomeri, ecco! Calmi, calmi, solo spingete come la morte e i diavoli dell’inferno! Fate saltare i morti dalle fosse a testa in su, ragazzi! Nient’altro. Forza!

Pagina 355 | Pos. 5436-38

Stubb cominciò ad agitare piano piano la lancia aguzza dentro la carne della vittima, a lungo, menandola attorno con cura, come se cercasse cautamente di pescarvi qualche orologio d’oro che la balena poteva avere inghiottito, e che egli temeva di rompere prima di riuscire ad agganciarlo. Quell’orologio d’oro che cercava era la vita profonda del pesce.

Pagina 362 | Pos. 5545-46

Se non avete mai visto quello spettacolo, sospendete ogni vostra decisione sulla convenienza di rendere culto al diavolo e sul vantaggio di farselo amico.

Pagina 365 | Pos. 5591-92

«Dannati fratelli, ammazzatevi pure a vostro gradimento, riempite le pance schifose finchè scoppiano, e crepate.»

Pagina 366 | Pos. 5611-13

«Cuoco,» disse Stubb tornando a servirsi, «appartieni a qualche chiesa?»
«Chiesa?» fece quello cupo, «una volta, a Capetown, passai davanti a una chiesa.»

Pagina 368 | Pos. 5632-35

«Be’ dunque, cuoco, come vedi, questa tua bistecca di balena era così cattiva che l’ho tolta di mezzo quanto più presto ho potuto: lo hai visto, no? Bene: per il futuro, quando dovrai arrostire un’altra bistecca per la mia tavola personale, questo argano qui, ti dico come devi fare per non rovinarla cuocendola troppo. Tieni la bistecca con una mano, e con l’altra mostrale un carbone acceso; fatto questo la puoi servire, capito?

Pagina 371 | Pos. 5677-79

Andate al mercato delle carni la sera di sabato e guardate le folle di bipedi vivi che stanno a fissare le lunghe file di quadrupedi morti. Non è uno spettacolo da far cadere i denti a un cannibale?

Pagina 371 | Pos. 5679-81

Chi non è un cannibale? Vi assicuro che se la caverà meglio un figiano che abbia messo sotto sale in cantina un missionario magro, per far fronte al pericolo di una carestia; se la caverà meglio quel previdente figiano, dico, nel giorno del giudizio, che non tu, ghiottone incivilito e illuminato che inchiodi per terra le oche, e banchetti coi loro fegati gonfi nel tuo paté de fois gras.

Pagina 371 | Pos. 5682-86

Quanto a Stubb, egli mangia la balena alla luce del suo olio, no? E questo aggiunge le beffe al danno, vero? Guarda lì il manico del tuo coltello, ghiottone incivilito e illuminato che stai pranzando col bue arrosto: di che cosa è fatto quel manico? Di che cosa, se non delle ossa del fratello del bue stesso che stai mangiando? E con che cosa ti stuzzichi i denti dopo avere divorato quell’oca grassa? Con una penna dello stesso volatile. E con che penna redige ufficialmente le sue circolari il Segretario della Società per la Soppressione delle Crudeltà contro i Paperi? Solo da un mese o due quella società ha votato una decisione di non raccomandare che penne d’acciaio.

Pagina 373 | Pos. 5706-7

Essi non solo azzannavano brutalmente i visceri sbudellati dei compagni, ma si piegavano come archi flessibili e si mordevano i propri, finché gli intestini parevano inghiottiti e ringhiottiti dalla stessa bocca per essere poi riversati dall’altro lato attraverso la ferita aperta.

Pagina 379 | Pos. 5809-12

Davvero un funerale tristissimo e beffardo! Gli avvoltoi del mare tutti in pie gramaglie, e i pescicani dell’aria tutti impeccabili in nero o in chiazzato. Pochi di loro, immagino, avrebbero dato una mano d’aiuto alla balena viva, se per caso ne avesse avuto bisogno; ma tutti accorrono religiosamente al banchetto per le sue esequie. Oh, spaventoso vulturismo del mondo! Non ne resta immune neanche la più enorme balena!

Pagina 381 | Pos. 5835-36

tentare di sospendere completamente un peso come quello, sia pure con gli enormi paranchi di una baleniera, sarebbe vano come provarsi a pesare un granaio olandese con una bilancia da gioielliere.

Pagina 382 | Pos. 5847-57

Era una nera testa incappucciata, e pendendo lì in una quiete così intensa, pareva la testa della Sfinge in mezzo al deserto. «Parla, tu, grande e venerabile testa,» mormorò Achab, «tu senza barba, ma qua e là brizzolata dai muschi, parla, testa potente, e rivelaci il segreto che ti tieni chiuso dentro. Tu sei scesa più a fondo di tutti i palombari. Questa testa su cui ora splende il sole, si è mossa tra le fondamenta della terra. Dove flotte e nomi dimenticati arrugginiscono, e marciscono ancore e speranze mute; dove, nella sua stiva omicida, questa terra come un galeone porta come zavorra le ossa di milioni di annegati; lì, in quello spaventoso mondo d’acqua, avesti la dimora più familiare. Sei stata dove non sono mai giunti né campane né palombari, hai dormito a fianco di tanti marinai, dove madri insonni darebbero la vita per comporli. Hai visto gli amanti saltare abbracciati dalla nave in fiamme e scendere cuore a cuore sotto le onde trionfanti, fedeli l’uno all’altro quando il cielo pareva tradirli. Hai visto i pirati, a mezzanotte, buttare dal ponte l’ufficiale assassinato, che sprofondò per ore nella più profonda notte di quella gola insaziabile, e i suoi assassini continuare il viaggio incolumi, mentre i fulmini scuotevano all’improvviso la nave vicina che avrebbe portato qualche onesto marito a delle braccia tese che lo aspettavano in ansia. Oh testa! Tu hai visto abbastanza da mandare in pezzi le stelle e fare di Abramo un miscredente, eppure non dici sillaba!»

Pagina 386 | Pos. 5912-14

la storia del fanatismo non impressiona tanto per la smisurata autosuggestione del fanatico stesso, quanto per il suo potere strabiliante di ingannare e stregare tanti altri.

Pagina 398 | Pos. 6090-92

Ci credi tu che è stato nascosto a bordo nella stiva? Panzane! è il diavolo, quant’è vero Giuda. La coda non gliela vedi perché se l’arrotola sotto; la porta in tasca a ciambella, scommetto.

Pagina 399 | Pos. 6117-20

«Lo vedi laggiù quell’albero maestro?» E additò la nave.
«Bene, fai conto che sia il numero uno. Poi prendi tutti i cerchioni della stiva del Pequod e mettili in fila con quello a fare da zeri, capito? Be’, non sarebbe ancora niente rispetto all’età di Fedallah. E tutti i bottai della creazione non potrebbero fornire cerchi sufficienti per tutti gli zeri che servono.»

Pagina 410 | Pos. 6281-82

Penso che questa balena franca sia stata uno stoico; e il capodoglio un platonista che avrà seguito Spinoza nei suoi ultimi anni.

Pagina 419 | Pos. 6425-27

Soltanto una fine più dolce è facile ricordare: la deliziosa morte di un cacciatore di miele dell’Ohio, che cercando il miele nell’inforcatura di un albero cavo ne trovò un tale deposito, che sporgendovisi troppo ne venne risucchiato, e vi morì imbalsamato. Quanta gente pensate che sia caduta così nella testa mielata di Platone, e vi sia morta soavemente?

Pagina 420 | Pos. 6436

Io tento di tutto, e realizzo quel che posso.

Pagina 422 | Pos. 6463-64

se il gran capodoglio fosse stato noto ai primi uomini dell’oriente, sarebbe stato divinizzato dalla magica infantilità dei loro pensieri.

Pagina 422 | Pos. 6469-70

Sir William Jones, che aveva studiato trenta lingue, non riusciva a leggere la faccia del contadino

Pagina 424 | Pos. 6500

Un travicello magro di spina non ha mai retto un animo nobile e pieno.

Pagina 429 | Pos. 6567-70

«Impazzire è contro la mia religione, ma quel farabutto tedesco lo vorrei mangiare. Avanti, forza! Volete farvi battere da quel maiale? Vi piace l’acquavite? Allora una botte per il migliore di tutti. Forza, perché qualcuno non si spacca una vena? Chi è che ha gettato l’ancora? Non ci muoviamo di un pollice, siamo entrati in bonaccia. Ahò, ci cresce l’erba su questo fondo di barca, e per Dio, l’albero sta mettendo i germogli. Così non va, ragazzi. Guardate quel mangiasego! A farla corta, mi volete sputare fuoco, sì o no?»

Pagina 432 | Pos. 6609-10

Urrà! Questa balena dev’essere il postino del diavolo!»

Pagina 433 | Pos. 6626-33

Sembra credibile che con quei tre gracili fili il grande leviatano fosse sospeso come il disco di piombo a un pendolo di lunga carica? E sospeso a che cosa? A tre pezzetti di legno. è questa la bestia di cui fu detto una volta trionfalmente «Puoi riempirgli la pelle di ferri dentati, o la testa di fiocine. La spada di colui che gli mena non fa presa, né la lancia o il giavellotto o l’alabarda: per lui il ferro è paglia, il dardo non lo fa fuggire, le frecce sono come stoppie, egli ride a chi brandisce una lancia»? è questa quella creatura, questa qui sotto? Ahimè, che le parole dei profeti debbano risultare vuote. Perché con la potenza di mille cosce nella coda il leviatano ha cacciato la testa sotto le montagne del mare, per nascondersi alle fiocine del Pequod!
Nella luce obliqua di quel pomeriggio, le ombre che le tre lance gettavano sotto la superficie dovevano essere lunghe e larghe abbastanza da coprire metà dell’armata di Serse. Chi può dire come dovevano sembrare spaventosi alla balena ferita quei fantasmi immensi che le fluttuavano sul capo!

Pagina 434 | Pos. 6655-57

Ma di pietà non ve ne fu. Malgrado tutti i suoi anni, malgrado il suo unico braccio e i suoi occhi ciechi, il pesce doveva morire di quella morte, ed essere assassinato per illuminare le gaie nozze e gli altri divertimenti degli uomini, e anche per fare luce nelle chiese solenni che predicano la mansuetudine incondizionata di tutti verso tutti.

Pagina 435 | Pos. 6663-65

Perché ormai era tanto esausta per la perdita di sangue, che rotolò via impotente dal rottame che aveva fatto, si rovesciò sul fianco ansimante, dibattè a vuoto la pinna mutilata, poi pian piano si girò su se stessa come un pianeta che muore, voltò in alto i bianchi segreti del ventre, s’irrigidì come un tronco, e morì.

Pagina 436 | Pos. 6683-84

Intanto tutto, sul Pequod, era a sghimbescio. Attraversare il ponte dall’una all’altra banda era come arrampicarsi sul tetto ripido di una casa a frontoni.

Pagina 442 | Pos. 6775

aveva una di quelle buffe Bibbie all’antica, abbellita di tavole curiose e per niente scientifiche.

Pagina 446 | Pos. 6836-37

L’istante dopo, con uno scatto di rapidità indescrivibile, il lucido acciaio taglia la distanza spumosa con un alto, superbo arco, e si pianta vibrando nel punto mortale della balena. Invece d’acqua scintillante, essa sfiata ora sangue rosso.

Pagina 452 | Pos. 6920-22

sono convinto che dalla testa di tutti gli esseri massicci e profondi, come Platone, Giove, il Diavolo, Pirrone, Dante e così via, si levi sempre un certo vapore semivisibile quando essi stanno pensando profondamente.

Pagina 454 | Pos. 6956-59

Quando Michelangelo dipinge lo stesso Dio Padre in forma umana, guardate che muscoli. Quei quadri italiani soavi, ricciuti ed ermafroditi in cui l’immagine del Figlio è stata incarnata con più successo, non so quanto rivelano in Lui di amore divino; privi come sono di ogni robustezza, non danno l’idea della forza ma quella negativa e femminea della sottomissione e della pazienza che, come ammettono tutti, formano le tipiche virtù pratiche dei Suoi insegnamenti.

Pagina 455 | Pos. 6965

Nell’uomo come nel pesce, lo scodinzolare è segno d’inferiorità.

Pagina 464 | Pos. 7109

non c’è pazzia degli animali sulla terra che non venga infinitamente superata dalla pazzia degli uomini.

Pagina 466 | Pos. 7143-44

eravamo adesso in quella calma incantata che dicono si nasconda nel cuore di ogni agitazione.

Pagina 472 | Pos. 7231-32

questo signore è un voluttuoso ottomano che va nuotando per il mondo acquatico circondandosi e accompagnandosi con tutti i conforti e i sollazzi di un arem.

Pagina 473 | Pos. 7241-44

Se qualche giovane leviatano tutto fumo ha l’ardire, passando di là, di avvicinare confidenzialmente qualcuna delle signore, con che furia tremenda il Pascià lo assale e lo scaccia! Sarebbe proprio bella se a giovani libertini senza principî come lui fosse permesso di violare il santuario della gioia domestica; sebbene, per quanto il povero Pascià si dia da fare, non riuscirà a tenere fuori dal suo letto il più famigerato vitaiolo, visto che ahimè tutti i pesci vanno a letto assieme.

Pagina 474 | Pos. 7263-65

qualcuno ha supposto che il primo a battezzare così questo tipo di balena ottomana deve avere letto le memorie di Vidocq, e saputo che razza di maestro di campagna fosse quel famigerato francese in gioventù, e di che natura fossero quelle lezioni occulte che inculcava a qualcuna delle sue allieve.

Pagina 479 | Pos. 7338-39

Che cos’è il reddito di 100.000 sterline che l’Arcivescovo di Salvalanima si pappa sul magro pane e formaggio di centinaia di migliaia di lavoratori dalla schiena rotta

Pagina 480 | Pos. 7349

i contrabbandieri di parole grosse?

Pagina 494 | Pos. 7573-74

la balena non può essere altro che fragrante quando, come è di regola, gode di così ottima salute, fa tanto esercizio e sta sempre all’aperto, sebbene, è vero, raramente all’aria aperta.

Pagina 496 | Pos. 7591-93

Per i neri, il calendario non dovrebbe segnare altro che trecentosessantacinque Quattro Luglio e Capidanno. E non ridete quando dico che questo moretto era brillante, perché anche il nero è brillante: guardate l’ebano lucido che impannella i gabinetti dei re.

Pagina 500 | Pos. 7664-65

Ci avevo tenuto dentro le mani pochi minuti, e già mi sentivo le dita come anguille che cominciavano, per così dire, a serpeggiare e torcersi a spirale.

Pagina 501 | Pos. 7679-81

l’uomo deve abbassare o per lo meno trasferire la sua idea della felicità che si può raggiungere, non collocandola in qualche zona dell’intelletto o della fantasia ma nella moglie, nel cuore, nel letto, nella tavola, nella sella, nel focolare, nel proprio paese

Pagina 507 | Pos. 7767

Puzza come l’ala sinistra del giorno del giudizio: è una prova a favore dell’inferno.

Pagina 510 | Pos. 7816-17

C’è una saggezza che è dolore; ma c’è un dolore che è pazzia.

Pagina 511 | Pos. 7825-26

Sulle navi mercantili, l’olio per i marinai è più scarso del latte di regina.

Pagina 515 | Pos. 7895-96

questo doblone era d’oro vergine, purissimo, strappato chi sa dove dal cuore di colline sfarzose, da cui a oriente e a occidente scorrono su sabbie dorate le acque sorgive

Pagina 518 | Pos. 7938-39

Libro, sei bugiardo. Il fatto è che voi libri dovreste stare al vostro posto. Voi servite a darci le parole e i fatti nudi e crudi, e a noi tocca metterci le idee.

Pagina 518 | Pos. 7942-51

Primo: c’è Aries o il Montone, brutta bestia libidinosa che ci fa nascere. Poi Taurus o il Toro: per prima cosa ci dà una cornata. Poi Gemini o i Gemelli, cioè Virtù e Vizio: noi cerchiamo di acchiappare la Virtù, quando, zac! arriva Cancer il Granchio e ci ritira indietro. E qui, andando via da Virtù, Leo o Leone ruggente sta seduto sul passaggio, che ci dà qualche bel morsaccio e qualche bottarella maleducata di zampa. Riusciamo a salvare la pelle, e incontriamo Virgo, la Vergine: è il primo amore! Ci sposiamo e ci crediamo felici per sempre, quando trac! arriva Libra o le Bilance: la felicità è pesata e trovata mancante. E mentre ci piangiamo sopra, perdio! che salto quando Scorpio Scorpione ci punge nel deretano. Curiamo la ferita, quando sbank! da ogni lato arrivano frecce: è Sagittarius, l’Arciere, che si diverte. Siamo lì a cavarci le frecce: si salvi chi può! Un ariete da assedio, Capricornus o il Caprone, arriva sparato, corna in resta, e ci butta a gambe in aria, al che Aquarius o Quello che porta l’acqua ci rovescia addosso tutto il suo diluvio e ci affoga; e per finire coi Pisces o Pesci, andiamo a nanna. Questa sì che è una bella predica, scritta nell’alto dei cieli, e il sole se la passa tutta ogni anno eppure ne esce sempre sano e allegro.

Pagina 532 | Pos. 8149-51

mi fa pensare alla nobile, solida ospitalità sassone di quel bastimento. Possa il mio parroco dimenticarmi, e ricordarmi il diavolo, se mai la dimenticherò.

Pagina 533 | Pos. 8171-73

Nel corso delle mie ricerche sulle storie leviataniche m’imbattei in un vecchio tomo olandese che dal rancido puzzo di balena che faceva capii trattava di baleniere.

Pagina 535 | Pos. 8198

quella regione eschimese dove nei banchetti gli indigeni brindano l’uno all’altro con boccali di olio di balena.

Pagina 535 | Pos. 8202-5

per cui, dico, abbiamo esattamente due botti di birra a testa per la razione di dodici settimane, senza contare la discreta parte che ognuno godeva di quei 550 ankers di gin. Ora, che questi ramponieri al gin e birra, incitrulliti come si può immaginarli, fossero adatti a stare all’impiedi su una testa di lancia e mirare bene alle balene in fuga, parrebbe un tantino improbabile.

Pagina 536 | Pos. 8209-10

Perché, dicono, quando s’incrocia su una nave vuota, se dal mondo non potete avere di meglio, almeno cercate di cavarne un buon pranzo. E questo vuota il boccale.

Pagina 541 | Pos. 8281-85

Le dimensioni scheletriche che ora passerò a esporre sono trascritte verbatim dal mio braccio destro, dove me le feci tatuare, visto che nei miei tempestosi vagabondaggi di allora non c’era altro modo sicuro di preservare statistiche così preziose. Ma siccome ero scarso di spazio, e volevo tenermi le altre parti del corpo come pagina bianca per un poema che allora stavo componendo (almeno le poche parti non tatuate che mi restavano) non badai alle frazioni di pollici; e in realtà i pollici non dovrebbero assolutamente entrare in una misurazione congeniale della balena.

Pagina 543 | Pos. 8319-22

E allora, pensai, quanto è vano e sciocco per l’uomo ritirato e sedentario cercare di capire bene questa balena meravigliosa, semplicemente ponzando sul suo scheletro morto e assottigliato, disteso in questo bosco pacifico. No. Solo nel cuore dei pericoli più fulminei, solo dentro i vortici della sua coda infuriata, solo sul mare profondo e sconfinato si può trovare la verità e la vita della balena tutta intera.

Pagina 544 | Pos. 8327-29

Mi dissero che ce n’erano anche di più piccole, ma erano state smarrite da certi mocciosetti cannibali, figli del sacerdote, che l’avevano rubate per giocarci a palline. E così vediamo che anche la spina dorsale del più smisurato degli esseri viventi si riduce a essere alla fine un semplice gioco da bambini.

Pagina 550 | Pos. 8421-26

Ma resta ancora da fare un’altra domanda, spesso agitata dai più oscuri Nantuckettesi. Se a causa delle quasi onniscienti vedette sulle teste d’albero delle baleniere, che ora penetrano perfino nello stretto di Behring e nei più remoti cassetti e armadi segreti del mondo, e a causa dei mille ramponi e lance scagliati lungo le coste di tutti i continenti, il Leviatano potrà sopportare a lungo una caccia tanto vasta e una strage tanto spietata. E se non sarà alla fine sterminato nelle acque, finché l’ultima balena come l’ultimo uomo fumerà la sua ultima pipa e poi svanirà essa stessa nella boccata finale.

Pagina 551 | Pos. 8435

quando il Far-West (nei cui tramonti si levano ancora dei soli)

Pagina 556 | Pos. 8513-15

Siedi come un sultano fra le lune di Saturno, e prendi l’uomo da solo, con molta astrazione: ti sembrerà un prodigio, una magnificenza, una sciagura. Ma, sempre da lassù, prendi l’umanità in massa, e ti sembrerà per lo più una marmaglia di duplicati superflui, sia contemporanei che ereditari.

Pagina 558 | Pos. 8550-51

Era un puro manipolatore; il suo cervello, se mai ne aveva avuto, doveva essergli fluito da gran tempo dentro i muscoli delle dita.

Pagina 563 | Pos. 8628-32

Oh vita! Eccomi qua, superbo come un dio greco, eppure debitore a questo sciocco di un osso su cui reggermi! Maledetti questi reciproci debiti umani che non possono fare a meno di libri mastri. Vorrei essere libero come l’aria, e invece sono segnato nei registri di tutto il mondo. Sono così ricco, che avrei potuto controbattere ogni offerta dei Pretoriani più ricchi all’asta dell’impero romano, che era l’asta del mondo; eppure sono debitore anche della carne della lingua con cui mi vanto. Perdio! Prenderò un crogiolo e mi ci butterò dentro, per dissolvermi in una piccola concisa vertebra. Davvero.»

Pagina 564 | Pos. 8641-43

Ora, per tanta gente un paio di gambe dura tutta una vita, e dev’essere perché le usano con riguardo, come una vecchia signora dal cuore tenero usa i suoi vecchi e grassocci cavalli da tiro. Ma Achab, eh, quello è uno che va forte.

Pagina 567 | Pos. 8683-84

«Tu mi hai oltraggiato, signore, non insultato. Ma per questo non ti chiedo di guardarti da Starbuck. Ti farebbe solo ridere. Ma che Achab si guardi da Achab. Guardati da te stesso, vecchio.»

Pagina 576 | Pos. 8828-29

Silenzioso, lento e solenne, curvando ancora di più la sua schiena cronicamente curva, si affaticava come se la fatica fosse la vita stessa, e il battito pesante del suo martello il picchio greve del suo cuore.

Pagina 582 | Pos. 8915-21

Alla fine, foggiato a forma di freccia e saldato da Perth all’asta, l’acciaio appuntì l’estremità del rampone; e preparandosi a dare alla lama l’arroventata finale prima di temprarla, il fabbro gridò ad Achab di mettergli vicino la botte dell’acqua.
«No, no, niente acqua per questo; lo voglio temprato proprio nella morte. Oè, là! Tashtego, Queequeg, Daggoo! Sentite, pagani, volete darmi un po’ di sangue per coprire questa punta?» e la alzò alta. Un groppo di tetri cenni rispose: «Sì.» Si fecero tre punture nella carne pagana, e poi si temprarono le punte della balena bianca.
«Ego non baptizo te in nomine patris, sed in nomine diaboli!» urlò Achab smaniando, mentre il maligno ferro divorava sfrigolando il sangue battesimale.

Pagina 584 | Pos. 8955-60

Non c’è progresso fermo e irreversibile in questa vita; non avanziamo per gradi fissi verso l’ultima pausa finale: attraverso l’incanto inconscio dell’infanzia, la fede spensierata dell’adolescenza, il dubbio della gioventù (destino comune), e poi lo scetticismo, e l’incredulità, per fermarci alla fine, maturi, nella pace pensosa del Forse. No, una volta arrivati alla fine ripercorriamo la strada, e siamo eternamente bambini, ragazzi, uomini e Forse. Dov’è l’ultimo porto da cui non salperemo mai più? In quale etere estatico naviga il mondo, di cui i più stanchi non si stancano mai? Dov’è nascosto il padre del trovatello? Le nostre anime sono come quegli orfani le cui madri nubili muoiono nel partorirli: il segreto della nostra paternità giace nella loro tomba, ed è lì che dobbiamo cercarlo.

Pagina 588 | Pos. 9006

«Incredibile come può essere sfacciato uno stupido!»

Pagina 591 | Pos. 9055-56

«E chi di quelli che muoiono in mare ha il carro funebre?»

Pagina 596 | Pos. 9127-28

un’onda ha un tale enorme slancio prima di saltare! Corre per tutto il mondo, poi scatta!

Pagina 599 | Pos. 9180-83

Per i marinai, le bestemmie sono parole di casa; bestemmiano nell’incanto della bonaccia e nelle fauci della tempesta, mandano maledizioni dai pennoni di gabbia quando più barcollano su un mare ribollente, ma in tutti i miei viaggi raramente ho sentito una comune bestemmia quando il dito ardente di Dio si è posato sulla nave, quando il Suo «Mene, Mene, Tekel Ufarsin» si è intessuto alle sartie e al cordame.

Pagina 606 | Pos. 9286-87

Dopo il toccare terra, toccare coperta è la cosa più soddisfacente.

Pagina 617 | Pos. 9459

«L’idiota più grosso rimprovera sempre il più piccino»

Pagina 624 | Pos. 9563-65

Senti, non canti mai quando lavori a una cassa da morto? I Titani, dicono, andavan canticchiando mentre scalpellavano i crateri dei loro vulcani; e nel dramma il becchino canta con la vanga in mano. Tu, mai?»

Pagina 625 | Pos. 9583-85

Oh come sono immateriali tutte le cose materiali! Che cosa c’è di reale se non i pensieri senza peso? Ecco qua lo stesso simbolo pauroso della brutta morte, che per puro caso ti diventa l’emblema dell’aiuto e della speranza per chi è messo più a repentaglio. Un salvagente con una cassa da morto!

Pagina 626 | Pos. 9597-98

«Hai visto la balena bianca?»

Pagina 631 | Pos. 9662-64

C’è qualcosa in te, povero ragazzo, che sento troppo come una cura per la mia malattia. Il simile cura il simile; e per questa caccia, la mia malattia diventa la salute che più desidero.

Pagina 631 | Pos. 9667-68

«Oh, malgrado i milioni di furfanti, questo mi fa un bigotto della fedeltà eterna dell’uomo! Un negro! E un idiota!… ma forse la cura del simile vale anche per lui; ridiventa sano.»

Pagina 631 | Pos. 9675

Tu sei fedele, ragazzo, come la circonferenza al suo centro.

Pagina 635 | Pos. 9736

«Sarò io stesso il primo ad avvistare la balena,» diceva. «Sicuro! Il doblone deve guadagnarselo Achab!»

Pagina 638 | Pos. 9780-82

«Ascolta, nantuckettese: qui in questa mano tengo la sua morte! Queste punte sono temprate nel sangue e nel fulmine, e io giuro di temprarle per la terza volta in quel punto caldo dietro la pinna, dove la balena bianca sente pulsare di più la sua vita maledetta!»

Pagina 639 | Pos. 9788-89

Con tutto il suo scatto, il Pequod non riuscì a evitare il rumore del tonfo che fece il cadavere piombando in acqua; anzi non riuscì a evitare, forse, che qualcuna delle bolle schizzate non gli spruzzasse lo scafo col suo lugubre battesimo.

Pagina 641 | Pos. 9815-16

Di sotto al cappello tirato sugli occhi una lacrima cadde nel mare: e tutto il Pacifico non conteneva ricchezze eguali a quella misera goccia.

Pagina 641 | Pos. 9821-42

«Ah, Starbuck! è così dolce il vento, il cielo così tenero. In un giorno così, proprio così delicato, colpii la mia prima balena: un ramponiere di diciott’anni! Quarant’anni fa, quaranta… quarant’anni! Quarant’anni fa! Quarant’anni di caccia continua! Quarant’anni di privazioni, e pericoli, e tempeste. Quarant’anni su questo mare spietato. Per quarant’anni Achab ha lasciato la terra serena, per quarant’anni ha fatto guerra agli orrori dell’abisso! Proprio così, Starbuck: di questi quarant’anni non ne ho passati tre a terra. Quando penso a questa vita che ho fatto, e che solitudine spaventosa è stata, questa fortezza murata e chiusa di un capitano, che lascia ben poco accesso ai moti di affetto dalla terra verde lì attorno, ah che stanchezza! Che fatica! Schiavitù africana di chi comanda, così solo… Quando penso a tutto questo, e finora l’ho appena sospettato, mai capito così chiaro… quando penso che per quarant’anni non ho mangiato che roba secca, salata, giusto segno dell’arido che mi nutriva l’anima! mentre che il più povero a terra ha avuto ogni giorno frutta fresca, e spezzato il pane fresco del mondo invece delle mie croste ammuffite… lontano, lontano oceani interi da quella ragazza che sposai più che cinquantenne, partendo l’indomani per il Capo Horn, lasciando solo una fossa nel cuscino del nostro letto… moglie? no, vedova piuttosto di un marito vivo! Sicuro, Starbuck, quella povera ragazza, l’ho resa vedova il momento che la sposai; e poi la pazzia, il delirio, il fuoco nel sangue, il fumo nel cervello con cui questo vecchio ha calato mille volte le barche come una furia, con la bava alla bocca, per dare la caccia alla sua preda: più demonio che uomo! Ma sì, ma sì, quarant’anni di pazzia! Che pazzo! Che vecchio pazzo è stato questo vecchio Achab! Perché questo strazio? Perché sfinire, perché paralizzare questo braccio col remo, col rampone, con la lancia? Che ci ha guadagnato Achab? Cos’è che gli resta? Guardami. Ah, Starbuck! Non è duro, che con questo gran peso che porto, debbano avermi strappata di sotto una povera gamba? Ah, tìrati via i tuoi vecchi capelli: mi vanno negli occhi, e pare che pianga. Cernecchi così bianchi non sono mai spuntati che da mucchi di cenere! Ma ti sembro davvero tanto vecchio, tanto, tanto vecchio, Starbuck? Mi sento stracco da morire, torto in due, con la gobba, come se fossi Adamo che va barcollando sotto il mucchio dei secoli, dal tempo del Paradiso. Dio, Dio, Dio! spaccami il cuore e sfondami il cervello! Che farsa! Che farsa! Che farsa amara e crudele questi capelli bianchi. Forse che ho tanto vissuto sereno da dovervi portare e da parere e da sentirmi così insopportabilmente vecchio? Qua! Vienimi vicino, Starbuck. Fammi guardare dentro un occhio umano. è meglio che guardare nell’acqua o nel cielo, meglio che guardare Iddio. Per la terra verde! Per il calduccio del focolare! Ma questo è uno specchio magico, amico mio: vedo mia moglie e mio figlio nei tuoi occhi. No, no, resta a bordo, resta a bordo e non ammainare con me quando il vecchio marchiato darà la caccia a Moby Dick. Non voglio che tu corra quel rischio. No, non con quella casa lontana che ti vedo negli occhi!»

Pagina 645 | Pos. 9888-89

«Laggiù soffia! Laggiù soffia! Gobba come una montagna di neve! è Moby Dick!»

Pagina 654 | Pos. 10023-25

«Presagio? Che vuol dire? Un dizionario! Se gli dei vogliono parlare apertamente all’uomo, gli parlano apertamente, da gentiluomini, e non stanno lì a scuotere teste e fare accenni misteriosi come vecchie comari…

Pagina 664 | Pos. 10176-77

Dobbiamo continuare a inseguire questo pesce assassino finché non affoga l’ultimo uomo? Dovremo farci tirare da lui in fondo al mare? O farci trascinare all’inferno? Oh si, continuare la caccia è un’empietà e una bestemmia!»

Pagina 667 | Pos. 10218

Ah! Vento codardo, che colpisci uomini nudi, ma non ti fermi a ricevere un solo colpo.

Pagina 669 | Pos. 10250-51

Forse che avrò gli occhi in fondo al mare, supponendo che io scenda quella scala infinita?

Pagina 673 | Pos. 10312-13

Fermi voi! Il primo che fa solo il gesto di saltare da questa mia lancia, gli do un colpo di rampone. Non siete uomini ma le mie braccia e gambe, e perciò ubbidite…

Pagina 674 | Pos. 10332-36

«Non fateci caso! Quei denti non fanno che offrire nuovi scalmieri ai vostri remi. Arranca! è un appoggio migliore, la bocca del pesce invece dell’acqua che cede.»
«Ma signore, a ogni morso il piatto delle pale si fa più piccolo!»
«Dureranno abbastanza! Arranca!… Ma chi sa,» mormorò, «se questi pescicani nuotano per fare banchetto sulla balena o su Achab?

Pagina 676 | Pos. 10354-58

Achab vacillò; si batté la mano in fronte. «Divento cieco. Mani, stendetevi qui, davanti, che possa ancora trovarmi strada a tastoni. è notte?»
«La balena! La nave!» gridarono i rematori allibiti.
«Ai remi, ai remi! Sprofòndati verso i tuoi abissi, mare, ché prima che sia troppo tardi Achab possa slittare quest’ultima volta, quest’ultima volta contro il suo bersaglio! Ora vedo: la nave! La nave! Scattate, ragazzi! Non volete salvare la mia nave?»

Pagina 677 | Pos. 10366-68

quelle fauci! quelle fauci! è questa la fine di tutte le mie preghiere ardenti? Di tutta una vita di fede? O Achab, Achab, guarda cosa hai fatto. Alla via, timoniere, alla via! No, no, poggia di nuovo! Si volta per assalirci! Oh, la sua fronte implacabile si getta su un uomo a cui il dovere dice che non può fuggire. Signore, stammi accanto!»

Pagina 677 | Pos. 10369-70

Ti ghigno in faccia, balena che ghigni!

Pagina 678 | Pos. 10389

Anche l’ultima ambizione dei più mediocri capitani mi deve essere tolta?

Pagina 679 | Pos. 10409-11

E così l’uccello del cielo, con strida d’arcangelo, rizzando in alto il rostro imperiale, e tutto il corpo imprigionato avvolto nella bandiera di Achab, andò a fondo con la sua nave, che come Satana non volle calare all’inferno finché non ebbe trascinata con sé, come elmo, una viva parte del cielo.

Pagina 680 | Pos. 10425

Sostenuto da quella bara, per quasi tutto un giorno e una notte, galleggiai su un mare morbido e funereo.

Pagina 680 | Pos. 10427-28

Era la Rachele che andava bordeggiando, e che nel rifare la sua rotta in cerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.

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Elena
Elena
11 anni fa

Uau! Molto interessante, inoltre non sapevo nello specifico praticamente nessuna di queste definizioni..tranne la differenza tra balena e capodoglio….visti!!!

poltrona sacco
poltrona sacco
9 anni fa

Mi è piaciuto molto. Aldo

sedia
sedia
9 anni fa

Attendo con impazienza il prossimo articolo. Leopoldo Calabresi

Reggie
Reggie
9 anni fa

Una sola parola: capolavoro!

Chiara Tremolada
9 anni fa

Articolo molto interessante!
Grazie per avermelo segnalato, me lo salvo tra i preferiti.
L’elenco dei termini marinareschi mi sarà molto utile e le citazioni da Moby Dick mi hanno fatto venire voglia di rileggerlo. Non ricordavo ci fossero rimandi al mito, alla storia e alla religione.
Lo metto in lista 🙂