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Che non si dica che non accetto i consigli di lettura da nessuno: questo è l’esempio lampante che almeno una volta li ho ascoltati!
Indietro nel tempo di Jack Finney è un romanzo fantascientifico appartenente al filone dei viaggi nel tempo. Un amico me l’ha spacciato per il libro sui viaggi del tempo preferito da Stephen King, di cui lessi It. Io non mi sono preso la briga di controllare se fosse vero o no, ho preferito segnarmi il titolo e metterlo nella coda di lettura. Siccome quest’oggi l’ho finito, ora ne parlerò un po’. Del giudizio di Stephen King, comunque, non è che me ne importasse un gran che.
Intanto posso anticiparvi che nel libro non c’è nessuna macchina del tempo, e che per compiere i viaggi il protagonista è soggetto a uno sforzo psichico e utilizza certi portali. Credo di non essermi spiegato, quindi cerchiamo di rendere la faccenda un po’ più complicata: secondo una riflessione di Albert Einstein sulla relatività del tempo, quello che noi consideriamo come il presente non è altro che una visione soggettiva e parziale dell’intero flusso temporale. Dunque, in realtà, il passato, il presente e il futuro coesisterebbero e di conseguenza sarebbe possibile saltare da un punto all’altro del flusso temporale.
Così come nel mondo bidimensionale un cubo potrà essere percepito soltanto come un flusso di quadrati (ma noi del mondo tridimensionale lo sappiamo bene che il cubo è uno solo!), così nel mondo tridimensionale il tempo è percepito come un flusso di istanti che chiamiamo il presente. Chiaro, no?
Bene. Ammesso che sia riuscito a spiegarmi decentemente e che qualcuno abbia pure capito, la domanda a cui rispondere è questa: come si fa a spostarsi a piacimento lungo questo flusso? La spiegazione che dà Jack Finney in Indietro nel tempo è molto affascinante perché riesce a far convivere una semplicità disarmante con una scoperta travolgente, questo senza sembrare uno squilibrato. Per viaggiare, come dicevo poco fa, il protagonista si avvale di portali: tutti i luoghi rimasti inalterati tra un’epoca e l’altra fungono da ponte. Essendo invariati risultano invariabilmente coesistenti nei diversi piani temporali, e quindi possono permettere il passaggio. Anche se sembra già piuttosto incasinato, questo non basta. Il protagonista, una volta recatosi in uno di questi portali dovrà compiere uno sforzo psichico attraverso tecniche di autoipnosi, e convincersi di trovarsi veramente nell’epoca che vuole raggiungere.
Tutto questo rende ancor più affascinante una storia intrisa di secolo XIX, dove una macchina ultratecnologica avrebbe forse stonato un po’; una storia che ha indubbiamente influenzato il genere negli anni a venire (Indietro nel tempo è del 1970).
Citazioni da Indietro nel tempo
«Non c’è problema; non stavo facendo nulla, a parte lavorare. Cosa posso fare per lei?»
Pagina 57 | Pos. 861-68
Ha detto che siamo come persone in una barca senza remi che procede lungo un fiume serpeggiante. Attorno a noi vediamo solo il presente, e non riusciamo a vedere il passato, dietro le anse e le curve del fiume alle nostre spalle. Eppure esso esiste». «Ma lo diceva letteralmente? O forse intendeva…» «Intendeva esattamente ciò che ha detto. Quando ha affermato che la luce del sole aveva un peso, intendeva esattamente che la luce che il sole faceva arrivare su un campo di grano, poniamo, pesava svariate tonnellate. E ora sappiamo – grazie agli esperimenti fatti – che è veramente così. Intendeva dire che la tremenda energia che teoricamente tiene gli atomi legati assieme poteva effettivamente essere rilasciata creando un’esplosione inimmaginabile. Ed è effettivamente così e si tratta di una scoperta che ha cambiato il corso della storia dell’umanità. E allo stesso modo, per quanto riguarda il tempo, intendeva esattamente ciò che ha detto; il passato, là dietro, dietro le anse e le curve del fiume, esiste veramente. è effettivamente lì».
Pagina 70 | Pos. 1068-70
Ora stavo sorridendo anch’io. «Notevole. E costoso». «Niente affatto». Danziger scosse il capo con vigore. «Il costo complessivo supererà di pochissimo i tre milioni di dollari, cioè meno di due ore di guerra, ed è un investimento sicuramente migliore.
Pagina 71 | Pos. 1083-84
Loro credono che si tratti di riprese per un film. Abbiamo persino preparato una finta sceneggiatura da mostrar loro, abbastanza mediocre da risultare convincente.
Pagina 104 | Pos. 1583-84
Suonava abbastanza bene, e io e Rube rimanemmo lì seduti ad ascoltarla, con un sorriso appena accennato sulla bocca, annuendo con il capo, facendo finta che ci piacesse.
Pagina 149 | Pos. 2279-80
Sospetto che volesse semplicemente comportarsi da uomo politico, e mettere le mani avanti nell’eventualità di un possibile futuro insuccesso.
Pagina 159 | Pos. 2433-34
C’era un tappeto verde e rosso, un po’ consumato, con un disegno di grandi rose (o cavoli, a scelta dell’osservatore).
Pagina 187 | Pos. 2853-54
«Dall’Ottava Strada in giù, gli uomini guadagnano. Dall’Ottava Strada in su, le donne spendono!»
Pagina 199 | Pos. 3045-52
Vidi una ragazza, tutta impettita e alquanto imbarazzata, che non girava mai lo sguardo dalla nostra parte: stava dando una dimostrazione di dattilografia. La macchina da scrivere da lei usata era uno strano aggeggio, molto alto e completamente aperto per mostrare il meccanismo, ed era decorato con arabeschi rossi e oro. Alla vetrina erano incollati campioni di scrittura in cui si elogiava la macchina, la sua velocità, la sua superiorità rispetto alla scrittura a mano. Tutti aspettammo che la ragazza terminasse il suo lavoro: una sorta di lettera commerciale. Poi lei si alzò e venne a incollarla sulla vetrina; fatto questo, si sedette e cominciò una nuova lettera. Un uomo accanto a me disse: «Tra un po’, ce ne saranno dappertutto; aspetti e vedrà». Ma io scossi la testa e risposi: «No, non prenderanno mai piede. Gli manca il tocco personale» e lui annuì, pensoso.
Pagina 240 | Pos. 3675-76
Era un uomo di una cinquantina d’anni, decisamente calvo, se si prescinde dal riporto con cui tentava di nasconderlo, almeno a se stesso.
Pagina 257 | Pos. 3930-31
Una donna anziana, con il viso più irlandese di una caricatura anti-irlandese sull’ultima pagina di «Harper’s Weekly», sali a bordo.
Pagina 256 | Pos. 3924-29
Poi il semaforo divenne rosso, il flusso si bloccò in attesa, e un uomo in bicicletta, con un piede sull’asfalto, alzò una mano e si asciugò il sudore sulla fronte con il dorso della mano. E divenne reale. In quell’istante non era più un grazioso elemento di uno scorcio pittoresco; si era trasformato in un uomo reale, stanco per la pedalata, e per la prima volta il mio amico si trovò a riflettere che c’era una ragione se tante persone andavano in bicicletta in mezzo a quel traffico: non potevano permettersi di girare in automobile e volevano risparmiare sul biglietto dell’autobus. Da quel momento, per i pochi giorni di vacanza che gli rimanevano, il mio amico continuò a godersi Parigi. A quel punto non era più un’immensa cartolina animata, ma una città vera, e così i suoi abitanti.
Pagina 258 | Pos. 3955-56
Molti di noi lavorano anche la domenica, i poveri non possono permettersi di santificare le feste, in una grande città.
Pagina 261 | Pos. 3992-94
Ogni azione compiuta nel mio tempo comportava inimmaginabili conseguenze future, eppure ne compivamo in ogni momento. E adesso quel particolare futuro che era la mia epoca si sarebbe dovuto rassegnare a correre il rischio.
Pagina 311 | Pos. 4767-73
La ragazza che mi stava accanto, e gli abitanti della città, avrebbero guardato per qualche momento le illustrazioni e avrebbero rivissuto le sensazioni dell’incendio, ma io sapevo che presto sarebbero tutti spariti, incisori e lettori. Sarebbero rimaste poche copie a ingiallire in qualche biblioteca, e sarebbero diventate qualcosa di strano e di buffo; quell’edificio e il pauroso incendio sarebbero scomparsi da ogni ricordo umano. Per pochi istanti, pensando a tanta transitorietà, venni colto dalla malinconia: la vita umana era cosi breve da sembrare priva di significato. è il tipo di sensazione che si prova di solito quando ci si sveglia in piena notte e ci si sente soli al mondo. Ma io conoscevo bene un tempo in cui questo palazzo, e l’incendio, era come se non fossero mai esistiti, e l’idea mi colpiva dolorosamente.
Pagina 315 | Pos. 4817-18
chissà come mai, tendiamo a comportarci come se i poliziotti fossero tutti scemi.
Pagina 364 | Pos. 5579-82
All’inizio pensai che si sentisse sopraffatta dall’incombere degli edifici che torreggiavano su di noi e dalle strade piene di autobus, automobili e pedoni, e dal rumore, il solito fragore del traffico cui si aggiungeva quello dei martelli pneumatici. Ma lei non stava guardando le automobili o gli edifici, bensì le persone, le normali persone che ci stavano passando davanti.
Pagina 402 | Pos. 6160
Io penso che le decisioni più importanti vengono prese da persone che non sanno nulla a loro volta.
Visto che ho parlato di influenze di Indietro nel tempo nel genere dei viaggi nel tempo, chiudo con una frase celebre che dovrebbe stuzzicare un po’ di curiosità:
Ehi tu, porco, levale le mani di dosso!
Ve l’avevo detto che stuzzicava, no?