Correva l’anno duemilasettimo, era il 12 ottobre, e il mio racconto Nulla rima con fegato vinceva il Bloody Read-Contest davanti a un pubblico di qualche migl… centin… deci… credo che l’unità di misura più adatta per poter usare la parola qualche senza barare, sia mezza dozzina: il pubblico era composto da qualche mezza dozzina di persone.
Avrei potuto dire circa trenta, ma la precisione prima di tutto.
In ogni caso erano tutte molto attente e partecipative, quindi è come se fossero state almeno qualche migliaio.
La coincidenza che fra pochi giorni sia il quarto anniversario di quella serata è, per l’appunto, una coincidenza: siccome ho intenzione di partecipare a un concorso proprio con il racconto Nulla rima con fegato lo sto sistemando, e nel farlo m’è capitato per le mani il volantino con programma di quell’evento, ed ecco qua il promo scritto allora per il racconto:
Irina è morta, due volte. Per questo Irina vuole farcela. E per lei farcela vuol dire risorgere dalle proprie ceneri, prima di tutto.
Questo racconto parla di ribellione, risentimento, rabbia: tutte emozioni negative, ma forti. Necessarie per sopravvivere dove è abitudine usare i sentimenti positivi come arma d’offesa ed emarginazione, in un mondo dove la principessa spesso è sola a combattere il drago.
E questa invece è una mia foto scattata quella sera stessa.
In realtà una parola italiana che rima con fegato esiste!
infatti la parola è sabato
anche iperbato