Visto che nell’ultimo periodo è stata più volte mossa ai miei racconti la critica di essere molto accomodanti verso il pubblico (cito: sei una p******), ho ben pensato di scriverne uno che mi facesse meritare l’odio definitivo di tutte le donne del mondo.
Si tratta de La chimera dell’ambra, che fra i primati globali annovera anche quello d’essere il primo racconto della storia scritto interamente alla luce soffusa del mio Nokia Zero, nel ritorno notturno in auto da un paese dell’estero est.
Il racconto si basa sulle ultime ore dei pensieri intrecciati di lei, Ana, e di lui, voce narrante senza nome, che interpretano in maniera opposta l’uno dall’altra quello che li ha portati a essere lì, in volo dentro un mondo dai colori innaturali. Un imprevisto che non s’era debitamente valutato, pur essendo chiaro e inevitabile, che porterà uno dei due a una scelta difficile e l’altro alla dolorosa conseguenza.
Tutti hanno bisogno di sentimenti forti e l’odio è uno di questi. Allora perché limitarsi a un banale odio razziale, religioso, politico o di classe, quando si può odiare me?
Già, perché? Eh boh, non lo so.
Approfittatene!