Giusto poco prima di terminarlo, mi sono reso conto che il libro che avevo in mano era il mio unico acquisto da sei mesi a questa parte che non fosse qualcosa di commestibile o un articolo per la casa.
Spesso libertà è confusa con la possibilità di fare quello che si vuole, ma quello si chiama ricchezza… alle volte è solo ignoranza, nella maggioranza dei casi non se ne coglie la differenza.
M’accontento della mia indiscussa superiorità nel godere il tutto del poco, tenendomi lontano da fonti decerebrative catodiche: purifico lo spirito e guadagno punti karma, arrivato a cento più 25 euros posso ritirare il costume di Spiderman e la macchinetta per sparare le ragnatele in faccia a maligni e ribaldi.
Il libro è La svastica sul sole di Philip K. Dick. La K ho scoperto essere per Kindred, che secondo me è un nome che non esiste, inoltre ho notato la curiosità che essendo lui del ’28 e morto nell’82 ha uno strano palindromo nei suoi anni limite. Che l’abbia fatto apposta? Non credo, ma se invece sì è stato molto bravo, specie per la data di nascita.
La svastica sul sole narra di un presente alternativo dell’Italia se Berlusconi fosse salito al potere: il paese diviso in due con i fascisti a nord e i forzisti a sud, mentre la lega l’avrebbe preso in quel posto. Campi di sterminio per intellettuali e pacifisti disseminati per tutta la pianura padana, borghesotti ignoranti che scorrazzano per la penisola a bordo di SUV al fianco di lipidiche mogli impellicciate mentre i rampolli passano le serate chiusi in antichi palazzi a folleggiare a cocaina intrattenendo raggianti travestiti sudamericani.
La moda del momento? Collezionare oggetti comprati tramite televendite prima delle elezioni.
In questo contesto si sviluppano parallelamente una serie di sottotrame: dal fabbricatore di padelle inox 18/10 con fondo alto un centimetro contraffatte, alla storia del libro degli oracoli sui programmi televisivi, fino al leghista integralista cattolico che intende uccidere l’ultimo baluardo di un paese libero: l’autore di un romanzo nel romanzo che narra della sinistra che vince le elezioni, non vara nessuna legge sull’indulto e risolve il problema del conflitto d’interesse.
Più o meno.
Molto bello, lo consiglio a tutti quelli che per colpa mia stanno pensando di non leggerlo nemmeno per tutto l’oro del mar Egeo, in modo da riparare in qualche modo a queste mie parole…
— Philip Kaba Ryo