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Qualche giorno fa sono passato alla forneria dove lavora una mia amica, che in un colpo solo ha guadagnato 1000 punti in classifica offrendomi delle ottime fragole in una bat-tazza di vetro con l’Uomo Pipistrello in rilievo.
Appollaiato su uno sgabello a contare le fragole che mi separavano dall’uscita ho assistito a scene di ordinaria adolescenza.
Ricordo molto bene che a quell’età, quella fra i tredici e i quindic’anni, non avevo nessuna familiarità con il concetto di denaro, né tantomeno con vestiti firmati o altre sciccherie.
La scena che mi ha colpito di più (non più, però, di quella del negozio di fronte: avendo gli specchi sulle pareti, guardandoli, si aveva l’impressione che la gente passeggiasse sui muri! Come Spiderman!) è stata questa ragazzina tred-quindicenne che raccontava che per colpa di certi accadimenti, non avrebbe potuto comprarsi la borsa di ChiDiavNeSo da 200 euro! ORCA XYZ!
E così, visto che tanto ormai quella borsa ce l’hanno tutti, avrebbe aspettato per comprarsi quella di UnAltrCheNonRicord, per una somma che le mie orecchie hanno voluto censurare.
Alla faccia della crisi…
Ma ciò che tutto questo mi ha fatto pensare non riguarda quei maledetti adolescenti ricchi sdondati, quanto più l’attaccamento morboso per dei capi di vestiario.
Poi però, rimuginandoci su, quello non era una forma, seppur deviata, di affetto verso qualcosa, ma più il capriccio di un ingranggio che non si sogna neanche di muoversi autonomamente, non desidera altro che seguire i giramenti di chi gli sta attorno.
Però ho colto l’attimo per vedere se anche io non provassi una sorta di attaccamento maniacale per qualche mio vestito.
La risposta è stata quattro volte sì!
Il cappellino arancio

Comprato a Budapest nel 1997, resistentissimo e ora un po’ scolorito copricrapa. Si tratta senza dubbio di un potentissimo porta fortuna, cioè si porta fortuna da solo visto che non m’è ancora riuscito di perderlo.
La maglietta di Mark Lenders

Comprata vicino a Rimini nel 2002, con il cappellino forma quello che in più hanno classificato come Il costume da Ryo.
Il maglione con la cerniera

L’ha confezionato mia zia e mi piace tantissimo! Il tempo non è stato clemente e ogni tanto ha bisogno di qualche rammendo, ma il suo valore è dimostrato anche dalla sua irriproducibilità!
Il giubbotto di pelle

Comprato a Lumezzane (BS) dopo una lunghissima ricerca (non seguo le marche, ma so che cosa voglio e sono più che esigente!) viene anche chiamato la mia ventiquattrore a causa del suo peso smodato e della quantità di oggetti le cui numerose tasche (pare siano infinite e in continua espansione) riescono a contenere.
Devo ricordarmi assolutamente di non mangiare mai fragole con indosso uno di questi capi, che se capita il fattaccio chi li pulisce più?!
— Ryo fashion
Eeeehhh, però non è valido mettere le foto del millenovecentonovanta così sembri più giovane.
Comunque ci ho anch’io un po’ di oggetti (non solo vestiti) cui sono particolarmente affezionato. La mia bici, il mio Roller Sound anno 1985, molti altri etc. Mi sono reso conto tempo fa che il mio attaccamento a loro è quasi maniacale.
Per via degli adolescenti ricchi sfondati, alla premiata Focacceria di Stefy 2 (la ragazza del mio amico Al) ho assistito al dialogo tra due ragazzini delle superiori, che riporto:
– Cioè, quest’anno mi spacciano, cioè, non è ancora finita però fig.cass. cioè ne ho giù sei.
– Sì, ma, vecchio, con quanto le hai giù?
– Col quattro (indica il numero 4 tenendo le dita dall’indice al mignolo unite, il pollice dietro il palmo, mostrando il dorso della mano – molto figo). E una col tre (abbassa l’indice, una cosa scomodissima, ma forse ancora più fico).
– E che cosa ti dicono i profe, vecchio?
– Cioè, hanno chiamato i miei perchè dicono che secondo loro sniffo, cioè ma hai presente che io quando arrivo a scuola la mattina cioè metto il maglione sul banco e socco tutte e cinque le ore? Cioè, hai presente che se uno sniffa alla mattina è iperattivo.
– Vecchio, dipende, vecchio, perchè a ciascuno fa il suo effetto, vecchio. Vecchio, QUANDO SNIFFO IO, vecchio, io dormo fess, vecchio.
Mi sono sentito io il vecchio. A me davano mille lire al giovedì per comprare i dolcetti al bar dell’oratorio e io li mettevo via per i tempi bui, porca marcia… Dovevo investire in coca, ecco cosa avrei dovuto fare.
1) Che cosa è il Roller Sound anno 1985?2) Anche io facico così a indicare 4 e 3, tu come fai?! Usi il medio e l’anulare della mano destra più l’alluce del piede sinistro?3) Mi fa stracagare questa espressione: vecchio, io a quell’età no la usavo e me ne vanto!4) La coca ha valore solo se unita a dell’havana per un superlativo coca-havana5) Le foto sono tutte recenti, vecchio!… D’OH!
Il Roller Sound anno millenovecentottantacinque era un mitico radiomangiacassette della Philips, stereo, con le casse rotonde ai lati. Il mio è grigio a bande rosse, bellissimo. ‘NIURANT