Century of Sand, di Christopher Ruz

Century of Sand, di Christopher Ruz

Century of Sand è uno dei tre fantasy davvero lodevoli di cui vi avevo parlato nello scorso appuntamento, uno di quei romanzi che vale la pena assaporare voracemente o con lentezza, a seconda dell’indole vostra… ma anche del carattere stesso del romanzo. Se infatti The Unbound Man invitava a essere gustato con calma e assaporato un po’ alla volta, invece Century of Sand richiede un’immersione vorace e a capofitto.

(altro…)

The Unbound Man di Matt Karlov

The Unbound Man di Matt Karlov

Ciao a tutti, eccomi di nuovo fra voi! Negli ultimi tempi ho letto davvero parecchio e sono riuscita ad accumulare un tesoretto di ben tre nuovi romanzi fantasy meritevoli di essere presentati in questa rubrica.
Pur non trattandosi di capolavori eccelsi, li ritengo comunque più che degni della vostra attenzione, e oggi vi presento il primo di questi, nella speranza che qualcuno di voi – ben lungi dal farsi scoraggiare dalla lingua inglese – tenga in considerazione il mio suggerimento e si tuffi a bomba nel mondo alternativo di The Unbound Man!

(altro…)

The Incorruptibles, di John Hornor Jacobs

The Incorruptibles, di John Hornor Jacobs

Ciao ragazzi, torno dopo un po’ di mesi per parlarvi delle novità fantasy più interessanti, compito che è si è rivelato tutt’altro che semplice: è stata dura trovare finalmente un titolo all’altezza! Mi sono letta davvero molti romanzi, considerate che per ogni libro portato a termine ne ho iniziati quattro… percentuale mostruosamente bassa… ma quel che importa è che comunque, prima o poi, qualcosa che valga la pena raccontarvi lo trovo!

(altro…)

Robert Jackson Bennett presenta The City of Stairs

Robert Jackson Bennett presenta The City of Stairs

Orbene, dopo aver vagato sperduta tra decine di tomi alla ricerca di fantasy da proporvi, grazie a Robert Jackson Bennett son finalmente approdata qui, nella Città delle Scale: The City of Stairs.

The city of Bulikov once wielded the powers of the gods to conquer the world, enslaving and brutalizing millions—until its divine protectors were killed.
Now Bulikov has become just another colonial outpost of the world’s new geopolitical power, but the surreal landscape of the city itself—first shaped, now shattered, by the thousands of miracles its guardians once worked upon it—stands as a constant, haunting reminder of its former supremacy.
Into this broken city steps Shara Thivani. Officially, the unassuming young woman is just another junior diplomat sent by Bulikov’s oppressors. Unofficially, she is one of her country’s most accomplished spies, dispatched to catch a murderer. But as Shara pursues the killer, she starts to suspect that the beings who ruled this terrible place may not be as dead as they seem—and that Bulikov’s cruel reign may not yet be over.

(Robert Jackson Bennett, The City of Stairs: sinossi ed. Broadway Books)

Robert Jackson Bennett - The City of StairsAttesissimo debutto, uscito il 9 settembre 2014 (in inglese), non so se e quando è prevista la traduzione e il rilascio sul mercato italiano.
Se mai venisse pubblicato, potreste gradevolmente leggerlo e non pentirvene.
Sia chiaro, per me questo lavoro di Robert Jackson Bennett non è un must, ma le sue quattro stelline (appena appena scarse) su cinque se le merita.
La trama è interessante: sei divinità per sette popoli, quindi un popolo rimane senza protettore divino. E se non hai un dio che ti ha scelto e ti protegge significa che non te lo meriti proprio, no? Quindi è legittima la schiavitù imposta dai figli degli dei.
A un tratto però i senza dio trovano un modo per uccidere gli dei che non li hanno mai voluti. E tutti gli equilibri ora si ribaltano: gli oppressi di una volta ora opprimono, e per legge addirittura vietano ogni preghiera e ogni riferimento agli dei scomparsi, in un tentativo brutale di tabula rasa culturale e sociale sui popoli dominati.
In questo scenario precario di violenza a stento trattenuta si dipanano le vicende di Shara, che cerca di venire a capo di un omicidio inspiegabile e si imbatte in intrighi di fazioni politiche che tentano di restaurare i vecchi sistemi (e forse anche i vecchi dei?).

Robert Jackson BennettIl passo è veloce, gli eventi si susseguono incalzanti e la lettura scorre rapida.
Purtroppo Robert Jackson Bennett non ha scritto un libro senza difetti: i personaggi sono ben descritti ma non sono mai riuscita ad avere l’impressione di conoscerli come fossero persone vere. Soprattutto i coprotagonisti sono troppo poco caratterizzati per assurgere a personaggi a tutto tondo e dare così spessore alla storia. Un peccato, perché le premesse che il libro fosse eccellente c’erano, prima fra tutte il ribaltamento del rapporto di potere tra dei e umani. Per esempio l’incipit: avrei preferito qualcosa di più solenne, che introducesse la morte degli dei in maniera da mettere soggezione e fifa blu, e dare subito al lettore la sensazione del sublime di fronte a un atto tanto ardito e tanto incomprensibile. In fondo c’è davvero dell’inimmaginabile nell’idea che gli uomini possano uccidere gli dei.

Gli dei sono onnipotenti e immortali, altrimenti che dei sarebbero? E potremmo al limite accettare che gli dei si siano ammazzati tra loro, ma che un uomo uccida un dio… ecco, secondo me questa sensazione destabilizzante andava sfruttata al massimo fin dall’inizio. Invece Robert Jackson Bennett sceglie di portarci a Bulikov tramite un episodio di vita quotidiana, scelta a mio avviso di scarso effetto, tant’è che per i primi capitoli ho temuto di essermi imbarcata nell’ennesima lettura buco nell’acqua.

Particolarità: non so ancora se Robert Jackson Bennett intenda continuare in qualche modo la storia, ma una volta tanto è arrivato sugli scaffali un libro stand-alone, che vi assicuro essere auto conclusivo in sole 450 pagine. E senza nemmeno una mappa!

You’ve got to be careful when you’re chasing a murderer through Bulikov, for the world is not as it should be in that city. When the gods were destroyed and all worship of them banned by the Polis, reality folded; now stairs lead to nowhere, alleyways have become portals to the past, and criminals disappear into thin air.

The murder of Dr Efrem Pangyui, the Polis diplomat researching the Continent’s past, has begun something and now whispers of an uprising
flutter out from invisible corners. Only one woman may be willing to pursue the truth – but it is likely to cost her everything.

(Robert Jackson Bennett, The City of Stairs: sinossi ed. Quercus)

La compagnia della spada. Gli oscuri (The Grim Company), di Luke Scull

La compagnia della spada. Gli oscuri (The Grim Company), di Luke Scull

La compagnia della spada. Gli oscuri è stata l’unica nota veramente positiva in un periodo in cui ho letto davvero parecchio: autori nuovi, storie nuove, generi leggermente nuovi (vedi steampunk). Alcuni libri letti son carini, ma pochi mi hanno colpito in modo tale da stimolarmi a condividere con voi l’esperienza.
Questo fino a quando non ho incontrato – appunto – La compagnia della spada. Gli oscuri (The grim company) di Luke Scull.

La compagnia della spada. Gli oscuri - Luke Skull

Il 20% del libro è stato sufficiente per farmi dire OK, scriverò di questo. Poi sono anche arrivata in fondo alle 400 pagine, molto rapidamente peraltro, e posso ufficialmente definirmi veramente divertita dalla lettura.
Divertita non (solo) nel senso che mi ha portato alla risata, ma nel senso tipicamente inglese dell’enjoy: piacevolmente intrattenuta.

La compagnia della spada: elementi di novità

Non dico certo che questo romanzo rivoluzioni il fantasy, ormai questi paroloni da battage pubblicitario si sprecano nei commenti da quarta di copertina (e son di solito a sproposito). Posso però dire che in questo caso ci sono alcuni simpatici elementi di novità riassumibili in due punti principali:

  1. Gli dei sono morti ammazzati (dagli umani)
  2. Gli eroi che salvano il mondo sono o vecchi, o antipatici, o cattivi, o arroganti

Altra piacevole sorpresa: è stato tradotto in italiano e, ancora più incredibile, il prezzo è comparabile a quello dell’edizione americana, visto che è ora in vendita a 4,99 €.

La sinossi di Amazon.it

Gli dèi sono morti. Ma non gli eroi

Il buio avvolge le terre della triade.
Il tiranno Salazar e i suoi compagni Sommimaghi dominano col terrore la città di Dorminia. Le antiche divinità sono ormai cadaveri in decomposizione, e orde di demoni affamati popolano le montagne del Nord. In queste lande desolate pervase dal buio e dalla distruzione non c’è più differenza tra un eroe e un assassino. Ma qualcuno tenta di resistere. Un giorno due anziani guerrieri fuggiaschi salvano la vita a un giovane ribelle, ed è l’inizio di una singolare amicizia. Un’insolita compagnia di mercenari, fuorilegge, raminghi si prepara adesso ad affrontare la dura battaglia contro la tirannide. Davarus Cole l’aspirante eroe, Brodar Kayne il vecchio Highlander, Jerek il Lupo, Garrett il capo dei ribelli, Vicar l’alchimista, Eremul il Mezzomago, la giovane Sasha e la maga Yllandris rappresentano l’unica speranza di rovesciare il tiranno e riportare la luce nelle terre del pianto.

Mi sento in dovere di far notare che questa sinossi è sbagliata: ogni Sommomago domina una diversa città, tant’è che nel romanzo sono in guerra tra loro per il predominio. Ma passiamo alle note dolenti.

La compagnia della spada: adattamento italiano

Tralasciamo caritatevolmente la traduzione del titolo. Gli Oscuri vorrebbe essere la traduzione di The Grim Company, magari discutibile ma più o meno accettabile. Ma La compagnia della spada da dove viene? Oltre a non aver ragione di esistere è pure il titolo più banale mai pensato… nella versione originale The Grim Company è sia il titolo del libro che dell’intera serie.
Ma allontaniamo da noi il pensiero negativo e tralasciamo le note dolenti accontentandoci del fatto che qualcuno l’abbia tradotto in italiano: un meritato premio.
Del resto non per niente è tra i finalisti del David Gemmell Award 2014 per la categoria Miglior Esordio:

  • The Garden of Stones – Mark T. Barnes (47 North)
  • Headtaker – David Guymer (Black Library)
  • Promise of Blood – Brian McLellan (Orbit)
  • The Path of Anger – Antoine Rouaud (Gollancz)
  • The Grim Company – Luke Scull (Head of Zeus)

(Dell’elenco ho letto anche Promise of blood, non male, ma preferisco La compagnia della spada/The Grim Company).

La compagnia della spada: conclusioni

È uno di quei libri che ti accompagnano anche dopo che li hai finiti e che ti fanno rimuginare e immaginare (fantastica parola): termina con ben tre, e dico tre, cliffhanger!

Leggetelo, non ve ne pentirete!

It is a time of darkness. The last magic of the dead gods is on the wane. Demons and half-formed monsters plague the land as the final barriers between the realms begin to fail. The jealous Magelords of three great cities sit in their towers of stone and brood over the scant power that remains…

It is not a time of heroes. Their songs are long forgotten, their deeds go unwritten.

But, even now, some few still nurse a spark of hope, an unlikely fellowship, united against the tyranny of their immortal overlords – THE GRIM COMPANY.

Miles Cameron presenta The Red Knight

Miles Cameron presenta The Red Knight

Rieccomi qui. Dopo la snervante attesa e la lettura tutta d’un fiato di Words of Radiance (mi è piaciuto, non mi è piaciuto, chi lo sa?), sono finalmente pronta a passare oltre e a parlarvi di un altro tomo da quasi 800 pagine, bello caldo sugli scaffali pronto per essere divorato.
The Red Knight, di Miles Cameron, risale all’ottobre 2012, e a inizio 2013 negli States è subito arrivata la ristampa con nuova copertina (io però preferivo la vecchia).

The Red Knight - Miles Cameron

Chi è Miles Cameron

Miles Cameron pare essere in realtà lo pseudonimo di Christian Cameron, affermato autore canadese di romanzi storici nonché appassionato di armi medievali, nella pratica delle quali sembra esercitarsi con costanza. Effetto diretto di queste due caratteristiche:

  • L’autore non è un novellino, e il libro in questione ne risente positivamente
  • Sa quello di cui scrive, per esperienza diretta

Se quindi, data la mia premessa, vi aspettate un fantasy medievale ricco di combattimenti terrificanti e duelli esplosivi… ebbene ci siamo esattamente!

Il mondo di The Red Knight

Quello di Miles Cameron è un mondo dominato dalla Regione Selvaggia. Gli uomini vivono in piccole oasi di civiltà, strappate alla Regione Selvaggia a prezzo di migliaia di vite, e si trovano in una perennemente precaria condizione di tregua. All’interno delle loro mura protette, gli uomini prosperano nella pace scandita da tornei, intrighi politici, amore cortese e astuti intrallazzi d’affari.
Oltre quelle mura, però, l’uomo è preda quasi inerme delle creature selvagge, senzienti e crudeli. Quando una di loro decide di rompere l’equilibrio ed estendere il dominio selvaggio sulle terre dell’uomo, allora inizia la fine.
Dalla sinossi in inglese:

Dimenticate Lancillotto e i racconti sui cavalieri. Questo è lavoro sporco e sanguinoso. Questa è azione violenta e viscerale. Questo è un cavaliere mercenario come non ne avete mai visti prima.

Miles Cameron ci mostra sangue a ettolitri, ma attenzione, mai a sproposito: è sempre tutto perfettamente giustificato dallo scenario crudo e dal realismo delle descrizioni. Tant’è che, per la prima volta, leggo di guerrieri che non riescono più a reggersi per il peso dell’armatura, o che muoiono perché l’armatura non hanno fatto proprio in tempo a indossarla, colpa di scudieri troppo lenti o di nemici troppo imprevedibili.

Tre i punti di forza

  1. Il primo è sicuramente il protagonista, affascinante, giovane ma risoluto, esperto di guerra ma segnato da dure esperienze personali che lo rendono fragile. Un mercenario schivo e colto, ma letale. Duro coi suoi uomini, ma profondamente leale. Non è un uomo che combatte per dare sfogo alla violenza del gretto, è un uomo che combatte contro i propri mostri, sui quali solo con estrema parsimonia Miles Cameron si degna di darci brevi ma illuminanti flash, come una sorsata d’acqua fresca nel deserto!
  2. Al secondo posto della mia graduatoria metto i cattivi: creature mostruose ma, nella loro alienità, anche mostruosamente belle. E totalmente letali, quasi invincibili. Il fascino dei wyvern mi ha stregata così come la loro aura paralizza dalla paura gli antagonisti, rendendoli facile preda.
  3. Terzo posto per la magia: magia verde, la magia del selvaggio, e magia bianca, la magia del sole. Ma molto è andato perduto negli anni, e poco alla volta, troppo lentamente, i segreti delle due magie vengono riportati alla luce.

Unico punto debole del romanzo di Miles Cameron è a mio avviso il moltiplicarsi dei punti di vista, talvolta molto interessanti, non lo nego, ma che spezzano troppo il ritmo della narrazione. Ammetto di essere stata talvolta tentata di fare un fast forward e correre al paragrafo successivo, pensando ecchemmifrega di questo tizio? io voglio il cavaliere rosso!

Conclusioni

In conclusione, questo primo libro di Miles Cameron per il ciclo The Traitor Son si merita un quattro stelle piene, ed è appena uscito il secondo volume, The Fell Sword, quindi attenzione a non diventare ingordi, godetevelo con calma!

A proposito, ovviamente in italiano ancora non c’è. Ci sarà mai? Non ne ho idea. Fatto sta che sempre più spesso vedo traduzioni in tedesco di molti titoli, ma in italiano ancora poca roba. Alla prossima lettura!

Twenty eight florins a month is a huge price to pay, for a man to stand between you and the Wild.

Twenty eight florins a month is nowhere near enough when a wyvern’s jaws snap shut on your helmet in the hot stink of battle, and the beast starts to rip the head from your shoulders. But if standing and fighting is hard, leading a company of men – or worse, a company of mercenaries – against the smart, deadly creatures of the Wild is even harder.

It takes all the advantages of birth, training, and the luck of the devil to do it.

The Red Knight has all three, he has youth on his side, and he’s determined to turn a profit. So when he hires his company out to protect an Abbess and her nunnery it’s just another job. The abbey is rich, the nuns are pretty and the monster preying on them is nothing he can’t deal with.

Only it’s not just a job. It’s going to be a war…

Brandon Sanderson presenta The Stormlight Archive

Brandon Sanderson presenta The Stormlight Archive

Se nomino Brandon Sanderson…

Brandon Sanderson - ShallanSe nomino Brandon Sanderson non dico certo un nome nuovo, né ignoto. Quindi a rigor di logica non sto suggerendo – come era mia intenzione – nessun autore semisconosciuto.
Sanderson era già noto per il suo ciclo Mistborn; poi però è arrivata Harriet, la moglie di Robert Jordan, che l’ha scelto per scrivere gli ultimi tre volumi della saga lasciata incompiuta dal marito, ormai scomparso.
E così è sbarcato su un palcoscenico immenso dove La Ruota del Tempo gli ha garantito una visibilità inimmaginabile, e lui se l’è giocata bene.

Brandon Sanderson e Robert Jordan

Non sto a disquisire sulla qualità dei tre volumi finali, penso sia impossibile per chiunque replicare lo stile di Jordan. A me personalmente l’ultimo libro non è piaciuto, colpa dei troppi fili sciolti nei libri precedenti e arrivati a soluzione in maniera troppo repentina. Ma in questo il buon Brandon c’entra poco, la colpa è di Jordan che non ha portato avanti le loose end man mano.

I lavori migliori di Brandon Sanderson

Brandon Sanderson - The Way of Kings

Ma vengo al dunque: nonostante Brandon Sanderson sia ora uno degli autori più conosciuti, mi sembra che in Italia le sue opere migliori non abbiano avuto il giusto risalto.
Chi di voi ha letto Mistborn? Tutti, immagino.
E chi di voi ha letto La via dei re? Pochi: lo sapevo.
Eppure La via dei re è un’opera maestosa, impareggiabile, toglie il respiro per mille diversi motivi, e ora è in uscita il secondo volume della saga: Words of Radiance!

Il nuovo volume di The Stormlight Archive

Brandon Sanderson - Words of Radiance

Non sto più nella pelle. L’uscita è programmata per il 4 marzo e ho già prenotato l’eBook, così da non dover aspettare il cartaceo. Non sopravviverei.

Il mondo dei fan americani è in febbrile attesa, e la casa editrice Tor sta alimentando la tensione pubblicando estratti dell’opera di Brandon Sanderson: finora una decina di capitoli sono già stati resi disponibili, free, sul suo sito. Politica di marketing quanto mai azzeccata, che nel mio caso aveva pagato già col primo volume, La via dei re (The way of kings), che avevo conosciuto proprio grazie agli estratti gratuiti forniti da Tor.
Mi ero innamorata perdutamente del romanzo, acquistandolo al volo non appena uscito.
Per il secondo volume, inoltre, a partire dallo scorso 11 febbraio Tor prevede la pubblicazione ogni giorno di una nuova frase tratta dal libro. Ovviamente mi sono iscritta alla newsletter.
Il sito ufficiale dei fan, affollatissimo, raccoglie innumerevoli teorie che riguardano ogni aspetto dei suoi romanzi, dall’evoluzione dei personaggi, a supposizioni sullo svolgersi della trama, a ipotesi sul pantheon delle divinità di Roshar.

Brandon Sanderson | The Stormlight Archive / Le Cronache della Folgoluce

  • Volume 1: The Way of Kings, Tor (31/8/2010) / La via dei re, Fanucci (1/12/2011)
  • Volume 2: Words of Radiance, Tor (4/3/2014) / non ancora tradotto

In uno dei thread si dibatte perfino su quale versione del libro acquistare, vagliando punti forti e deboli di ciascuna edizione, dall’hardcover, al paperback, all’eBook, per finire con l’audiolibro… la stragrande maggioranza degli utenti ha in programma di acquistare almeno due versioni del libro.
Brandon Sanderson - La cura dei dettagliAnche io, per la verità: mentre l’eBook è imprescindibile perché è il formato più rapido e pratico (soprattutto considerando che il libro è un tomo da mille pagine), il formato cartaceo è troooooppo bello per non bramarlo ardentemente. Non ho mai trovato un libro così perfettamente curato, non solo nei contenuti ma anche nella forma! Ogni capitolo riporta un’intestazione e un’epigrafe, come quest’immagine, e la storia è inframmezzata da fantastiche illustrazioni, a volte disegni che sarebbero stati realizzati da uno dei personaggi stessi del romanzo.

La cura dei dettagli

L’attenzione per i dettagli è parte del fascino dell’opera, dove ogni dialogo, ogni descrizione può nascondere un indizio prezioso per scoprire elementi chiave della storia.
Storia in cui i protagonisti, in primis, sono assolutamente all’oscuro di quello che li aspetta. Non sanno che il mondo sta per finire, né che hanno un ruolo importante da svolgere. Tanta storia è andata perduta e, man mano che i protagonisti scoprono tasselli della storia passata, delineano anche lo scenario della loro storia presente.
Questa smania può sembravi incomprensibile, nemmeno io avrei immaginato un coinvolgimento così viscerale, ma The Stormlight Archive di Brandon Sanderson è assolutamente fuori scala.

Piccola nota sull’edizione italiana

L’edizione con copertina rigida (credo l’unica finora pubblicata in Italia) è molto simile all’edizione originale di Tor. Molto simile ma non uguale perché, al di là della traduzione (vogliamo parlare della traduzione di Stormlight Archive in Cronache della Folgoluce? No, per favore, non parliamone), la qualità del volume mi è parsa inferiore. Carta meno pregiata, direi. Meno precisione e cura. Ma non lamentiamoci troppo, Fanucci sta comunque facendo un buon lavoro.

Citazione da La via dei re, di Brandon Sanderson

Rimpiango i giorni precedenti all’Ultima Desolazione. L’epoca prima che gli Araldi ci abbandonassero e i Cavalieri Radiosi si rivoltassero contro di noi. Un tempo in cui c’era ancora la magia nel mondo e l’onore nel cuore degli uomini. Il mondo divenne nostro e noi lo perdemmo. Pare che nulla costituisca una sfida per le anime degli uomini quanto la vittoria stessa. Forse quella vittoria è stata un’illusione fin dall’inizio? I nostri nemici si resero conto che quanto più duramente si battevano, tanto più resistevamo? Ci sono quattro persone che noi osserviamo. Il primo è un chirurgo, costretto a mettere da parte la guarigione per diventare un soldato nella guerra più brutale del nostro tempo. Il secondo è un assassino, un omicida che piange mentre uccide. La terza è una bugiarda, una giovane donna che indossa il mantello di una studiosa sopra il cuore di una ladra. L’ultimo è un alto principe, un condottiero i cui occhi si sono aperti sul passato mentre la sua sete di battaglia va scemando. Il mondo può cambiare. L’uso dei Flussi e degli Strati può tornare; la magia dei giorni antichi può essere di nuovo nostra. Queste quattro persone ne sono la chiave. Una di loro può redimerci. Un’altra ci distruggerà.

Il canto del sangue, Anthony Ryan

Il canto del sangue, Anthony Ryan

Avevo pensato di tenermi questo suggerimento come pezzo da novanta, da giocarmi più avanti dopo avervi tenuto debitamente sulle spine. Poi mi son ricreduta: non c’è motivo per cui debba essere così egoista tenendo questa perla tutta per me, quindi parto subito col botto!

Strega comanda color… sangue!

Il canto del sangue

Segnatevi questo nome: Anthony Ryan.
Ora correte a comprarvi il suo Blood Song, che magicamente e miracolosamente è gia presente sul mercato italiano con il titolo di Il canto del sangue, edito da Fanucci e in vendita su Amazon a 1,99 euro (formato eBook).
Visto il prezzo, anche se non foste convintissimi della bontà del mio suggerimento, portatevi comunque a casa Il canto del sangue: non ve ne pentirete.

La politica di Fanucci per Il canto del sangue

Non so quale sia la politica di Fanucci, che a soli sei mesi dalla pubblicazione da parte di Orbit (18 mesi dalla prima edizione di Penguin negli States) sul mercato inglese si è gia accaparrata i diritti per la versione italiana. Certo il grande successo ottenuto dal libro auto pubblicato ha fatto sì che per Fanucci non fosse proprio un salto nel vuoto, ma tant’è, non stiamo a spezzare il capello in due. Grazie Fanucci per la lungimiranza!
Sia chiaro, dalla traduzione in italiano a me non viene in tasca nulla, mi leggo sempre e comunque la versione inglese, ma credo che un autore come Anthony Ryan si meriti tutto il successo possibile, e che i lettori italiani, a loro volta, si meritino finalmente un’opera così pregevole.

Il meritato successo de Il canto del sangue

Ora direte mbè, ma allora ci parli di questo benedetto libro?
Non servirebbe. Ci sono sinossi su Amazon, su Goodreads e su Wikipedia, e fior fiore di recensioni… due parole però le voglio spendere ugualmente, anche se non aggiungeranno nulla a quanto già disponibile in rete. Il protagonista

Vaelin Al Sorna, abbandonato dal padre al cancello del Sesto Ordine, viene addestrato come guerriero in un mondo dove la guerra si profila all’orizzonte tra lotte intestine, rivalità politiche e mire espansionistiche.
Vaelin è speciale: il canto del sangue lo guida lungo un percorso fatto di amicizie profonde e tradimenti dolorosi, mentre ancora deve capire qual è il fine ultimo del suo dono.

Anche in questo caso, come per Kirith Kirin, la trama non sembra prospettarci nulla di sostanzialmente nuovo. No, certo… ma siamo tutti grandicelli e sappiamo bene che, anche se Babbo Natale non esiste, qualche regalino lo riceviamo ugualmente.
Il regalo qui ce lo fa Anthony Ryan con il suo stile, pulito ma ricco, con lo sviluppo dei personaggi, mai banali e stereotipati, con un mondo ben delineato senza prolissità e descrizioni. E con un personaggio principale che ti travolge e ti trascina via, implacabile come la risacca del mare sulla spiaggia.
Così di Vaelin riesci a sapere molte cose, ma non tutte… e quelle che mancano sono lì da scoprire, un po’ alla volta, con pazienza, come quando conosci una persona vera.

Buona lettura e fatemi sapere.

Romanzi fantasy: dove cercare

Romanzi fantasy: dove cercare

Da anni ormai sono un’appassionata del genere fantasy, e dei romanzi fantasy in particolare, e in questo post (che sarebbe dovuto essere il mio primo, ma noi se non facciamo le cose alla rovescia non siamo soddisfatti) vi spiegherò quale sarà la filosofia che seguirò nel suggerirvi di volta in volta quelli che ritengo i migliori romanzi fantasy sul mercato.

(altro…)

Kirith Kirin by Jim Grimsley

Kirith Kirin by Jim Grimsley

Ciao a tutti, sono AliceB e da oggi entro a far parte del team di blogger di Anonima Andrea Cabassi in qualità di appassionata di romanzi fantasy, ma più genericamente lettrice interessata a 359° (scienza, viaggi, costumi, architettura ecc.).
Come primo intervento nel blog vi presento la mia recensione di Kirith Kirin, romanzo fantasy dello statunitense Jim Grimsley¹.

I meno addentro al genere fantasy spesso pensano che un qualsiasi mondo inventato e popolato di orchi e folletti possa assurgere a scenario fantasy.
Personalmente sono annoiata a morte da tutti quei romanzetti o saghe da milioni di pagine in cui, gratta gratta, non resta che il principe alla ricerca della sua identità e del talismano magico, appoggiato da compagni stereotipati caratterizzati con la stessa cura di un Pokémon.
Quindi, per quelli di voi appassionati del genere che ben conoscono la differenza tra un personaggio e una marionetta, ecco un romanzo ricco, profondo e affascinante, dipinto con pennellate delicate e ricche di colore.

La storia di Kirith Kirin

Kirith Kirin - Jim Grimsley
Kirith Kirin è il Re Blu che si avvicenda da secoli sul trono alla Regina Rossa. Entrambi sono costretti a fare periodicamente ritorno alla foresta sacra di Arthen per rinnovare la loro immortalità, concessa loro dalla Dea Madre.
Ma la regina, irretita dalle lusinghe del mago cattivo che le promette di rinnovare la sua natura eterna senza più dover lasciare il trono al re, viola la Legge del Cambio e Kirith Kirin attende invano nella foresta la chiamata per la Successione.
Kirith Kirin potrà intervenire solo quando farà la sua comparsa il giovane mago Jessex, la cui venuta era stata da lungo tempo profetizzata, che opporrà la sua volontà a quella del cattivo Drudaen.

Riconosco che la storia non è originalissima ma, come sempre, quel che fa la differenza è il modo in cui viene raccontata. In particolare, in questo libro spiccano due elementi di fascino: la magia e i personaggi.

La magia di Kirith Kirin

In Kirith Kirin la magia è ben sviluppata: non abbiamo più – Deo gratia – spade magiche, corone fatate, druidi che sparano fuoco azzurro dalla punta delle dita.
Finalmente un fantasy in cui la magia ha il ruolo primario che le spetta di diritto, una magia affatto semplice, ma del resto anche il nostro comune mondo fisico è governato da leggi complesse e per molti incomprensibili (termodinamica, relatività, elettromagnetismo ecc.), quindi perché non dovrebbe esserlo anche la magia?
La magia di Jessex è fatta di meditazione, di trance profonde, di Torri, di uno spazio non fisico ma mentale in cui le Parole creano movimento, e di un lunghissimo, estenuante apprendistato.
Una magia molto potente e altrettanto sofferta.

I personaggi di Kirith Kirin

Kirith Kirin - Jim GrimsleyUn’altra nota di originalità spetta alla popolazione di questo mondo fantastico. Niente più folletti elfi gnomi troll vampiri e puffi, ma razze prevalentemente umane e normali (con tutti i benefici del normale in un libro fantasy…).
Jessex è il personaggio principale e tutto il romanzo è raccontato dal suo punto di vista (narratore in prima persona onnisciente – per chi fosse interessato -), ovvero attraverso gli occhi di un ragazzo di quindici anni strappato da casa e avviato lungo la strada della magia in un mondo di dubbi e solitudine, di paura e di isolamento, che ci illustra lo scenario in cui si delinea la sua nuova vita con lunghe appassionate e appassionanti descrizioni dei suoi sentimenti ed emozioni.

E ora l’inaspettato

Orbene, Jessex e Kirith Kirin sono amanti.
No, non serve che scorriate a ritroso la pagina per timore di aver capito male e magari-Kirith-Kirin-è-la-regina o Jessex-è-una-maga ecc.: sono due uomini.
Per quelli di voi molto restii a immagini omosessuali, don’t worry, non ci sono scene di sesso salvo una, comunque per nulla esplicita (a me la cosa non ha dato per niente fastidio, ma sono una donna, quindi meno suscettibile dei maschietti etero all’idea di sesso tra due uomini).

Jim GrimsleyEsiste il fantasy gay?
Sembra strano ma non è il primo romanzo fantasy di questo tipo che trovo sugli scaffali virtuali delle librerie online.
Questo però è sostanzialmente diverso, perché scritto da un autore dichiaratamente omosessuale, che carica la sua storia di una sensibilità molto ricca e profonda, totalmente assente in altri fantasy con episodi di amore non-conventional, in cui la componente omosessuale non è altro che lo sfogo di una fantasia erotica dell’autrice (donna! Eh sì, capita anche questo: se è un’opera fantasy ognuno ci mette tutta, ma proprio tutta, la propria fantasia – anche incesti tra fratelli – , mah…).

Il comitato Shonen Ai non mi avrai mai ha bollato questo fantasy come la storia del re che si inchiapetta mago Merlino… ma quando mai sto comitato ha fatto testo?
In realtà Kirith Kirin è un libro unico, elegante e creativo, denso e intricato, con uno stile di prosa ricco ed elaborato, completo (in un solo volume!), che raccomando ai lettori di mente aperta che desiderano perdersi completamente in un lussureggiante mondo alternativo.
Trovare un fantasy di buon livello è ormai cosa rara, in un genere popolato da produzioni sottotono e insignificanti. Non lasciatevene sfuggire un ottimo rappresentante!

¹ – A dire la verità non so se sia stato tradotto in italiano, in ogni caso sarebbe un buon esercizio linguistico leggere la versione in lingua originale… or not?)